di GIORGIO PATTERA
Nella prima pagina della rivista
“AERONAUTICA” (n.°4, aprile 2007), capitatami fra le mani per caso, osservo una
fotografia corredata da un titolo tanto intrigante quanto sorprendente,
considerato l’ambito editoriale che la supporta ed il target di lettori cui si
rivolge: “E’ un … UFO?” (cito testualmente).
La foto in oggetto, come indicato
nel testo della didascalia a lato della stessa, è stata scattata con un
telefono cellulare da un Comandante dell’A.M.I. di provata esperienza (all’epoca,
20.000 ore di volo) alle 12.15 del 9 marzo 2007 in Val di Fassa, a 2.100 m. di
altitudine.
Nel fotogramma appaiono (da sx a
dx) rispettivamente: una cresta innevata, la cima d’un monte e, in minima parte
coperto da quest’ultimo, il disco solare. Ma il particolare interessante, che
ha chiamato in causa, anche se con l’interrogativo finale, il tanto discusso
acronimo anglofono, consiste in quell’immagine di color giallo-verde che si
osserva sul lato sinistro del frame, a 2/3 del lato minore, sopra la cresta
innevata (in posizione “h.21.50” circa) e che, per dare l’idea, ricorda
“l’esombrella” d’una medusa o un “calice” a stelo corto, inclinato di 45° a sx.
A questo punto, il testo prosegue
con le dovute considerazioni, prendendo in esame le varie ipotesi
interpretative: escluso il parapendio (che mi trova concorde: si sarebbe notato
al momento dello scatto, dato il suo lento movimento; senza contare l’eccessiva
altitudine di lancio, la strana foggia e l’aspetto “traslucido” del
particolare) ed esclusa anche “l’ipotesi che possa trattarsi d’un riflesso,
scartata da vari esperti”, non resta che interrogarsi: “dato che sono visibili
anche tre globi luminosi, è un UFO?”.
Non è dato sapere quali “esperti”
ed in base a quali argomentazioni abbiano potuto escludere “sic et simpliciter”
l’ipotesi “riflesso”, che invece (a mio modesto parere, ché nessuno possiede la
verità…) ritengo essere la probabile, se non l’unica, interpretazione
possibile.
In base a che cosa?
Lo vedremo subito, grazie a
basilari concetti di fisica ottica, ad una minima conoscenza della struttura
d’un obiettivo e, soprattutto, all’esperienza maturata in quasi 35 anni di
attività foto-amatoriale, sia analogica che digitale.
Prima di addentrarci nei
dettagli, ritengo sia utile fare alcune doverose premesse.
1) E’ sempre sconsigliabile
effettuare riprese CONTRO SOLE, in quanto l’intensa radiazione luminosa
dell’astro “acceca” il sensore della fotocamera, la quale, se si lavora in
“automatico” (nel caso del cellulare), “chiude” il tempo di esposizione per
contrastare l’eccessivo irraggiamento luminoso. Risultato: scarsa resa (sia in
definizione che in luminosità) dei particolari compresi nel campo visivo e
probabilità assai elevata di penetrazione di fasci luminosi “parassiti” che,
attraversando le lenti dell’obiettivo, raggiungono il substrato sensibile (film
o SD). Questo inconveniente, con le reflex che permettano di lavorare in
“manuale”, può essere attenuato da fotografi esperti, “ingannando” o
disabilitando temporaneamente l’automatismo del sensore.
2) E’ comunque molto arduo
analizzare fotogrammi scattati mediante un cellulare datato (sotto i 2 MPX),
causa la scarsa risoluzione dell’immagine, il tempo di posa dettato
dall’automatismo e la lunghezza focale dell’obiettivo, super-grandangolo,
decisamente inadatta. Tuttavia, nella fattispecie, risulta evidente che il
particolare (il presunto UFO) che si osserva sopra la cresta innevata NON è un
OGGETTO VOLANTE NON IDENTIFICATO, bensì il risultato di uno dei numerosi e noti
fenomeni di rifrazione luminosa, che in fisica ottica vengono raggruppati nella
definizione di “aberrazioni ottiche”. In particolare: questo tipo di
aberrazione, frutto di un curioso “gioco a rimbalzo” attraverso le lenti dell’obiettivo
della radiazione luminosa proveniente dalla fonte di luce principale (ed in
questo caso anche “violenta”, cioè il disco solare), viene riconosciuto col
termine tecnico di “ABERRAZIONE SFERICA” (cfr. schema sottostante). E’
un’aberrazione tipica dei sistemi ottici con lenti sferiche: queste portano
alla formazione di un’immagine distorta. E’ causata dal fatto che la sfera non
è la superficie ideale per realizzare una lente, ma è comunemente usata per
semplicità costruttiva.
più specificatamente:
A conforto di quanto espresso,
alleghiamo alcuni fotogrammi realizzati in condizioni simili (sorgente luminosa
principale – sole - al centro o quasi dell’inquadratura, che “spara”
nell’obiettivo) e scattati anch'essi mediante un cellulare di marca (Nokia 5800
Xpres).
Nel primo compare, in prossimità
del margine inferiore dx del cartello in controluce, la stessa conformazione
"a calice”, di color verde brillante, con nucleo luminoso all’estremità
opposta (simile ai “globi” individuati nella foto del Comandante). La posizione
del sole (al centro dell’immagine, ma a filo orizzonte, essendo al tramonto)
giustifica la formazione dell’aberrazione sferica in posizione diagonalmente
opposta rispetto alla foto pubblicata sulla rivista, ma sempre inclinata di
circa 45°. Se si trascurano questi minimi particolari, appare pressoché
IDENTICA ! Analogo discorso anche per il colore, che dipende sempre dalla
posizione del sole: notoriamente, al tramonto, il disco solare è prossimo o tangente
la linea dell’orizzonte ed assume la tipica colorazione arancio-infuocata o
rossastra.
Nei restanti frames, altri esempi
del fenomeno dell’aberrazione ottica, sempre con il sole in posizione (troppo
!) centrale, sia alto che basso rispetto all’orizzonte, ma con i medesimi
“risultati”.
Ribadiamo il concetto che con la
ns. expertise non si vuole assolutamente mettere in discussione il contributo e
la buona fede di alcuno. Vogliamo solo dimostrare che ciò che è stato
memorizzato dalla SD, del cellulare in oggetto come da quella di tutti gli
altri, non è riconducibile ad un “oggetto”, nel senso “solido” del termine,
bensì, ripetiamo, ad un effetto di “aberrazione ottica”, con buona probabilità
(anche se l’errore è sempre dietro l’angolo) di tipo “sferico”.