“Solo se sei pronto a considerare possibile l’impossibile,

sei in grado di scoprire qualcosa di nuovo”.

(Johann Wolfgang Goethe)

“L’importante è avere un pensiero indipendente:

non si deve credere, ma capire”

(Hubert Revees)


“L’Uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”

(Hubert Revees)

lunedì 15 giugno 2020

DIGITALIS PURPUREA, tanto bella quanto pericolosa


di Giorgio Pattera


La Digitale rossa (Digitalis purpurea, fam. Scrophulariaceae) è una pianta nota fin dall’antichità, ma le sue proprietà farmacologiche e terapeutiche sono state studiate solo a partire dalla seconda metà del diciottesimo secolo. Fu descritta per la prima volta dal botanico bavarese Leonhard Fuchs (1501-1566), ma solo nel 1773 Withering ne sperimenta sull’uomo le proprietà TONICARDIACHE (rallentamento, regolarizzazione e rinforzo delle contrazioni).
Fra i numerosi principi attivi contenuti in questa preziosissima pianta ricordiamo (oltre ai glucosidi digitoxina, digitonina, ecc.) la DIGITALINA, sostanza cardioattiva cristallizzata da Nativelle nel 1868.


Il Genere cui appartiene (Digitalis) deve il nome alla forma dei fiori, che ricordano la forma d’un ditale, mentre il nome della specie (purpurea) alla colorazione rossa degli stessi. Viene anche coltivata nei giardini a scopo ornamentale, nelle varietà bianca, rosa e gialla, tutte dai notevolissimi toni decorativi. Per questo è molto diffusa e a volte si rinvengono piantine isolate, “sfuggite” ai giardini. E’ tuttavia una pianta abbastanza esigente come terreno, in quanto non cresce su suolo calcareo: viene perciò chiamata “calcìfuga”.


E’ un’essenza biennale, cioè al primo anno emette solo le foglie basali, mentre al secondo fiorisce con delle grandi “spighe” di fiori simili a campanelle e tutti rivolti da una parte.


La “fauce” del fiore si presenta finemente punteggiata di macchioline scure; queste sono ereditarie, non però il disegno che esse formano: nessun petalo, quindi, assomiglia esattamente all’altro. Queste macchie sono dovute alla formazione di sostanze coloranti poco solubili in cellule contigue, secondo lo stesso principio con cui si formano i fiori di ghiaccio sulle finestre.
La digitale rossa, come abbiamo già detto, è una pianta molto importante per la cura delle affezioni cardiache e per questo il suo impiego è riservato al personale medico, così come i suoi preparati o estratti sono appannaggio delle industrie chimico-farmaceutiche.
I principi attivi che rendono preziosa questa piantina, infatti, sono estremamente pericolosi e, se maneggiati da mani inesperte, possono facilmente provocare sintomi di grave avvelenamento.


Ancor oggi rimane uno dei migliori medicamenti per le malattie scompensate a carico del muscolo cardiaco, in quanto agisce come vigoroso attivatore della forza di contrazione del cuore, riducendone ad un tempo il numero delle pulsazioni. Rende più ampi i movimenti di aspirazione (diastole) e più energici quelli di contrazione (sistole), per cui la circolazione sanguigna diviene più veloce e più robusta e le pulsazioni meno precipitose e quindi meno logoranti per un cuore affaticato. L’uso della pianta o dei suoi estratti in dosi eccessive o troppo prolungate si trasforma in avvelenamento, perché i principi attivi non vengono eliminati velocemente dall’organismo. Si forma quindi il fenomeno detto di “accumulo”, in seguito al quale si viene a trovare nell’organismo una quantità di sostanza che dà luogo all’intossicazione: va ricordato infatti che la dose attiva e quella velenosa sono molto vicine. Oltre a questo tipo di avvelenamento, che possiamo chiamare “cronico”, l’impiego di dosi eccessive di preparati di Digitale anche in un’unica somministrazione può dar luogo ad avvelenamento acuto, con sintomi a carico dell’apparato digerente, circolatorio, respiratorio e nervoso, fino a giungere al coma ed all’exitus finale.

Alla luce di queste considerazioni, si comprende come questa benefica piantina possa con facilità trasformarsi in strumento fatale ed il perché il suo impiego debba essere riservato a persone altamente qualificate, limitando il nostro interesse alla sua coltivazione a scopi ornamentali, ma anche al rispetto delle piantine incontrate durante le scampagnate e le gite domenicali, astenendoci dal raccoglierla: la sua bellezza, nelle nostre case, svanirebbe in poche ore…




Una curiosità: La Digitale purpurea è una celebre poesia di Giovanni Pascoli, basata sul racconto della sorella Maria, relativo alla presenza di questa specie vegetale presso l'istituto di suore che la ospitava, a Sogliano sul Rubicone.


Per approfondimenti:



UN “CAPPELLO” INQUIETANTE…

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