di Giorgio Pattera
Continuando
la nostra passeggiata dedicata allo studio delle essenze utili all’uomo,
incontriamo oggi una pianta dalle notevoli proprietà e caratteristiche, oltre
che dall’aspetto inconfondibile: la Gentiana lutea (dal latino luteus = giallo). Questa bella e vistosa
pianta, il cui nome italiano di Genziana maggiore sta ad indicarne
la predominanza sulle altre consorelle riguardo alla taglia, cresce spontanea
su terreni calcarei, nei prati e nei boschi radi, dalla pianura fino al limite
dei pascoli alpini ed appenninici, raggiungendo, isolata, anche i 2.500 m.sl/m.
E’ decisamente una pianta che non resta inosservata: il fusto infatti, robusto
e cavo, può estendersi in altezza fino ad 1 metro e mezzo e la radice può
pesare fino a 7 kg.! E’ una pianta erbacea perenne e fiorisce per la prima
volta, tra giugno ed agosto, a dieci anni d’età; i suoi fiori, riuniti in
verticilli a forma di coppa, sono di uno splendido colore giallo, da cui la
definizione latina. I semi, prodotti in numero di circa 10.000 per esemplare,
pesano solo un milligrammo ciascuno e vengono perciò disseminati molto
agevolmente dal vento.
E’ una
pianta medicinale nota fin dall’antichità per le sue proprietà digestive e
febbrifughe; per questo durante il Medioevo veniva spesso coltivata nell’orto
di casa, tra salvia e rosmarino. Contiene in tutte le sue parti numerosissimi
principi attivi: uno pseudo-alcaloide (la genzianina), alcuni glucosidi (tra
cui la genziopicrina - dall’attività antimalarica - e l’amarogenzina, una tra
le sostanze più amare conosciute), un pigmento giallo (la gentisina) e l’acido
genziotannico, tanto per ricordare i più importanti. Come dire che la Natura,
in questa sua espressione, si è sbizzarrita nel dimostrare le proprie infinite
ed inimmaginabili possibilità... chimico-farmaceutiche! La porzione più
pregiata è comunque la radice (o rizoma), che si presenta a forma di fittone
tuberoide; è richiestissima dalle distillerie, in quanto serve alla
preparazione di liquori amari ed all’aromatizzazione dell’acquavite. Per questo
motivo è stata oggetto d’una raccolta indiscriminata e di conseguenza in molte
località è divenuta rara o addirittura è scomparsa, costringendo il legislatore
ambientale ad annoverarla nell’elenco della flora protetta.
La
radice della Genziana maggiore serve anche ad altri scopi meno... epicurei: è
iscritta infatti in tutte le Farmacopee e per questo viene ampiamente
coltivata. Le sostanze amare in essa contenute attenuano la secrezione salivare
e quella dei succhi gastrici, oltre a possedere azione antifermentativa;
pertanto numerosi preparati epatobiliari e lassativi a base di genziana vengono
impiegati sia nei disturbi digestivi che in caso d’inappetenza.
Questo in
perfetto accordo col pensiero del Vaquez, noto medico di fine
ottocento, il quale sosteneva che <<...l’assunzione
dello Stomàchico (= estratto di Genziana) è indicato sia prima dei pasti - per
stuzzicare l’appetito - sia dopo, per favorire la digestione...>>. L’importante
è, come in ogni cosa, non eccedere: in dosi elevate, infatti, la Genziana può
sortire l’effetto contrario, ostacolando la digestione o risultando addirittura
emetica.
Ma la
“bacchetta” di questo eccezionale mago della natura non si limita a quanto
detto: risulta efficace anche come antireumatica, vermifuga, leucocitògena (=
accresce le difese organiche, incrementando il numero dei globuli bianchi),
antigottosa e antitubercolare!
Non
manca neppure un impiego cosmetico: il decotto di Genziana, usato per
spugnature epidermiche, serve a combattere le efelidi. Infatti i tannati,
contenuti nella pianta ad alte concentrazioni, servono a proteggere la
carnagione (specialmente quella delle donne bionde) dalla fastidiosa ed intensa
luce solare, impedendo od attenuando la loro comparsa.
Pensate
che l’ormai conosciutissima Genziana deriva il proprio nome da Gentius,
mitico ed antichissimo re (181–168 a.C.) dell’Illiria (l’attuale Albania), che
per primo ne scoprì e utilizzò le proprietà terapeutiche.
Così, a
partire dal suo lontano scopritore, le virtù della Genziana gialla non sono mai
state dimenticate ed il suo impiego non ha mai conosciuto momenti d’oblìo.