“Solo se sei pronto a considerare possibile l’impossibile,

sei in grado di scoprire qualcosa di nuovo”.

(Johann Wolfgang Goethe)

“L’importante è avere un pensiero indipendente:

non si deve credere, ma capire”

(Hubert Revees)


“L’Uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”

(Hubert Revees)

mercoledì 17 giugno 2020

AMARA, ma UTILISSIMA...

                                                        


                                                        di Giorgio Pattera

Continuando la nostra passeggiata dedicata allo studio delle essenze utili all’uomo, incontriamo oggi una pianta dalle notevoli proprietà e caratteristiche, oltre che dall’aspetto inconfondibile: la Gentiana lutea (dal latino luteus = giallo). Questa bella e vistosa pianta, il cui nome italiano di Genziana maggiore sta ad indicarne la predominanza sulle altre consorelle riguardo alla taglia, cresce spontanea su terreni calcarei, nei prati e nei boschi radi, dalla pianura fino al limite dei pascoli alpini ed appenninici, raggiungendo, isolata, anche i 2.500 m.sl/m. E’ decisamente una pianta che non resta inosservata: il fusto infatti, robusto e cavo, può estendersi in altezza fino ad 1 metro e mezzo e la radice può pesare fino a 7 kg.! E’ una pianta erbacea perenne e fiorisce per la prima volta, tra giugno ed agosto, a dieci anni d’età; i suoi fiori, riuniti in verticilli a forma di coppa, sono di uno splendido colore giallo, da cui la definizione latina. I semi, prodotti in numero di circa 10.000 per esemplare, pesano solo un milligrammo ciascuno e vengono perciò disseminati molto agevolmente dal vento.



E’ una pianta medicinale nota fin dall’antichità per le sue proprietà digestive e febbrifughe; per questo durante il Medioevo veniva spesso coltivata nell’orto di casa, tra salvia e rosmarino. Contiene in tutte le sue parti numerosissimi principi attivi: uno pseudo-alcaloide (la genzianina), alcuni glucosidi (tra cui la genziopicrina - dall’attività antimalarica - e l’amarogenzina, una tra le sostanze più amare conosciute), un pigmento giallo (la gentisina) e l’acido genziotannico, tanto per ricordare i più importanti. Come dire che la Natura, in questa sua espressione, si è sbizzarrita nel dimostrare le proprie infinite ed inimmaginabili possibilità... chimico-farmaceutiche! La porzione più pregiata è comunque la radice (o rizoma), che si presenta a forma di fittone tuberoide; è richiestissima dalle distillerie, in quanto serve alla preparazione di liquori amari ed all’aromatizzazione dell’acquavite. Per questo motivo è stata oggetto d’una raccolta indiscriminata e di conseguenza in molte località è divenuta rara o addirittura è scomparsa, costringendo il legislatore ambientale ad annoverarla nell’elenco della flora protetta.




La radice della Genziana maggiore serve anche ad altri scopi meno... epicurei: è iscritta infatti in tutte le Farmacopee e per questo viene ampiamente coltivata. Le sostanze amare in essa contenute attenuano la secrezione salivare e quella dei succhi gastrici, oltre a possedere azione antifermentativa; pertanto numerosi preparati epatobiliari e lassativi a base di genziana vengono impiegati sia nei disturbi digestivi che in caso d’inappetenza. 


Questo in perfetto accordo col pensiero del Vaquez, noto medico di fine ottocento, il quale sosteneva che <<...l’assunzione dello Stomàchico (= estratto di Genziana) è indicato sia prima dei pasti - per stuzzicare l’appetito - sia dopo, per favorire la digestione...>>. L’importante è, come in ogni cosa, non eccedere: in dosi elevate, infatti, la Genziana può sortire l’effetto contrario, ostacolando la digestione o risultando addirittura emetica.
  
Ma la “bacchetta” di questo eccezionale mago della natura non si limita a quanto detto: risulta efficace anche come antireumatica, vermifuga, leucocitògena (= accresce le difese organiche, incrementando il numero dei globuli bianchi), antigottosa e antitubercolare!

Non manca neppure un impiego cosmetico: il decotto di Genziana, usato per spugnature epidermiche, serve a combattere le efelidi. Infatti i tannati, contenuti nella pianta ad alte concentrazioni, servono a proteggere la carnagione (specialmente quella delle donne bionde) dalla fastidiosa ed intensa luce solare, impedendo od attenuando la loro comparsa.


Pensate che l’ormai conosciutissima Genziana deriva il proprio nome da Gentius, mitico ed antichissimo re (181–168 a.C.) dell’Illiria (l’attuale Albania), che per primo ne scoprì e utilizzò le proprietà terapeutiche.

Così, a partire dal suo lontano scopritore, le virtù della Genziana gialla non sono mai state dimenticate ed il suo impiego non ha mai conosciuto momenti d’oblìo.


     

UN “CAPPELLO” INQUIETANTE…

di GIORGIO PATTERA   Il quotidiano “ LA GAZZETTA DI PARMA ” del 15 gennaio 1990 postava un breve ma intrigante trafiletto (integralmente r...