“Solo se sei pronto a considerare possibile l’impossibile,

sei in grado di scoprire qualcosa di nuovo”.

(Johann Wolfgang Goethe)

“L’importante è avere un pensiero indipendente:

non si deve credere, ma capire”

(Hubert Revees)


“L’Uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”

(Hubert Revees)

lunedì 9 agosto 2021

MELATONINA, TRAGHETTO per L’INFINITO…

 


                                                             di GIORGIO PATTERA

Chi scrive ha avuto modo di occuparsi, in un recente passato (1), dei neurotrasmettitori (serotonina, dimetiltriptamina, encefaline, endorfine), cioè di quei neuropeptidi ad azione psicoattiva, prodotti a livello encefalico e non solo, in grado di indurre nella “mente” dell’individuo uno stato alterato di coscienza, durante il quale sarebbe possibile (il condizionale è d’obbligo) accedere ad altre dimensioni, al di là di quella umana; dimensioni che abbiamo ipotizzato “parallele”.

Anche altri ricercatori (come Brian O’Leary) ritengono che solo mediante uno stato alterato di coscienza, tipo quello indotto dalle endorfine e dalla DMT, si possano superare barriere apparentemente insormontabili, quali spazio, tempo e dimensioni extra-reali (2).

Di conseguenza i suddetti mediatori chimici, come asserisce giustamente il Prof. Montecucco, si possono considerare come vere e proprie “molecole psichiche”, in quanto non veicolano solo informazioni ormonali e metaboliche, ma anche emozioni e stati psicofisici (paura, ansia, dolore, ira, piacere), ciò che comunemente chiamiamo “sentimenti”. In altre parole, quando si prova piacere significa che il cervello produce sostanze che danno benessere; quando si è in depressione, è perché nel cervello vengono a mancare certe sostanze, com’è stato accertato anche nel caso delle tossicodipendenze; quando si ride, vuol dire che il cervello produce sostanze chimiche che inducono il buon umore: proprio per questo le endorfine sono state definite “le molecole della gioia”.

Prima di approfondire il presente studio, tengo a sottolineare un paio di concetti fondamentali: cosa non è la melatonina e cosa non si deve intendere per “stato alterato di coscienza”.

I mediatori chimici neuro-ormonali a produzione endògena (cui appartengono la melatonina e quelli citati in apertura) non sono allucinogeni. Si definiscono allucinogene, infatti, quelle sostanze (comunemente definite “droghe”, quasi tutte di origine vegetale ed oggi largamente sintetizzate) che determinano nel soggetto una condizione patologica, devastante ed alla lunga irreversibile, che si esplica con la percezione modificata della realtà. Di grande aiuto per l’interpretazione dell’attività dei neuropeptidi, si è rivelata proprio la comprensione del meccanismo d’azione degli allucinogeni, che hanno avuto nella storia dell’umanità un’indiscutibile importanza nell’espansione della coscienza. Questo ha fatto comprendere ai neuroendocrinologi che nel sistema nervoso centrale dell’uomo esistono, in siti specifici, recettori e molecole atti all’espansione della coscienza, qualora vengano a contatto con sostanze psichedeliche. Esistono tuttavia altre sostanze, ugualmente naturali ma prodotte spontaneamente dalle strutture encefaliche, che interagiscono con gli stessi recettori d’ancoraggio degli allucinogeni introdotti dall’esterno: queste sostanze sono costituite per l’appunto dai neuropeptidi.

La definizione “stato alterato di coscienza” sta ad indicare non una patologia, bensì una condizione transitoria in cui viene a trovarsi la psiche del soggetto. Soggetto non succube dell’effetto di droghe (naturali o sintetiche), ma che, mediante l’incremento temporaneo della produzione autonoma di neuro-ormoni, riesce ad “amplificare” la gamma delle proprie facoltà percettive dimensionali: un po’ come se ad un televisore si consentisse di ricevere ulteriori frequenze…

La “Coscienza”, infatti, viene intesa come la “facoltà di percepire il significato di un’informazione”; le informazioni creano la coscienza e l’alimentano. A sua volta la coscienza filtra le informazioni, le elabora e le confronta col data-base in suo possesso per giungere all’identificazione: gli psicologi, infatti, a seguito di studi approfonditi condotti nei laboratori di ricerca di tutto il mondo, sono giunti alla conclusione che “la mente dell’uomo non dimentica alcun fatto od evento trascorso”.

Cosa c’entra tutto questo, ci si potrebbe chiedere, con la tematica esobiologica in generale e con la ricerca di altre forme di vita intelligente nel Cosmo? La risposta è relativamente semplice, purché si accetti un assunto molto importante: l’approccio col problema dell’esistenza o meno di entità aliene e della loro presunta interferenza con le vicende umane va considerato parallelamente allo studio dell’uomo e in particolar modo delle sue facoltà psichiche regredite e/o sopite. A questo proposito va ricordato che le culture di tutte le civiltà, siano esse orientali o appartenenti al bacino del Mediterraneo, contemplano nei loro canoni il concetto secondo il quale “esseri superiori, simili all’uomo e venuti dal cielo, colonizzarono la Terra, sulla quale dovranno ritornare…”.

Ancora: recenti indagini demoscopiche, condotte sia negli Stati Uniti che in Europa, hanno evidenziato con sorpresa (ma non per gli esobiologi) che una percentuale molto alta delle persone interpellate, vicina al 60%, è fermamente convinta non solo dell’esistenza di altre forme di vita nel Cosmo, ma anche della loro presenza (attuale o trascorsa) sul nostro pianeta. Il sondaggio ha rivelato dunque che la questione extraterrestre è uno stato di consapevolezza, uno status coscienziale che, in quanto tale, non può che alloggiare nell’interiorità dell’uomo: e quindi deve esistere la possibilità di sperimentarlo.

E in che modo sperimentarlo scientificamente, se non utilizzando il cervello? E se utilizziamo il cervello, è chiaro che in esso devono esistere delle strutture neurochimiche capaci di “traghettarci” sulle rive dell’infinito e dell’eternità.

Finora ci eravamo occupati di quelle molecole psicòtrope, il cui incremento nell’organismo del testimone potrebbe costituire una condizione favorevole ai contatti del 4° tipo; contatti che vedono gli involontari protagonisti delle “abductions” ricoprire un ruolo del tutto passivo nei confronti delle presunte entità aliene.

Come mai, ora, siamo passati allo studio di un neurotrasmettitore che permetterebbe all’organismo di sintonizzarsi “motu proprio” con una nuova dimensione, diversa da quella umana, in cui probabilmente si muovono gli extraterrestri?

Questa “inversione direzionale” è dovuta, manco a farlo apposta, proprio ad un’espansione di coscienza (quella dello scrivente), nel senso che fino a qualche tempo fa non ero a conoscenza di un interessante volume, «Melatonina - ormone degli Dei», scritto dal concittadino Dr.Giancarlo Rosati.

Epifisi, melatonina e “terzo occhio”

L’epìfisi (o ghiandola pineale) è un piccolo organo, a forma di pigna (da cui il nome), di circa 8 millimetri di lunghezza e di 150 milligrammi di peso, situato al centro dell’encefalo, fra i due emisferi. La possiamo localizzare tracciando una retta che, partendo dalla radice del naso, attraversa la fronte e s’incrocia con una seconda linea, tracciata a partire dall’orecchio esterno. E’ singolare il fatto che numerosi protagonisti di “incontri ravvicinati” di 3° e 4° tipo, secondo la classificazione dell’astrofisico J.A.Hynek, sottoposti a radiografie del cranio per i motivi più svariati, hanno evidenziato “impianti” di natura sconosciuta (microchips) in corrispondenza della radice del naso.

Fin dai tempi di Aristotele (384 – 322 a.C.) questo minuscolo ed apparentemente insignificante organo è stato oggetto di curiosa attenzione nella storia della medicina. L’esatta natura ed il suo significato, tuttavia, restano tuttora in gran parte sconosciuti. Molti tentativi sono stati fatti per identificare in essa una formazione dotata di funzione endòcrina specifica, ma sia le ricerche sperimentali che quelle cliniche non hanno ancora fornito dati sicuri; è forse per questo motivo che lo studio della straordinaria ghiandola è stato accantonato e trascurato per molto, troppo tempo. I mistici, i sensitivi e tutti quei soggetti dotati spontaneamente di facoltà paranormali (i quali, forse, albergano inconsciamente un’elevata capacità di secrezione melatoninica) hanno da sempre identificato la ghiandola pineale con il cosiddetto “terzo occhio”, in cui René Descartes (Cartesio), in epoca pre-illuministica, poneva la “sede dell’anima”.

I paleontologi, ricostruendo il percorso evoluzionistico degli animali, hanno accertato che l’epìfisi nei vertebrati inferiori costituiva una sorta di “occhio termico”, sensibile alla luce ed al calore (qualcosa di simile è rimasto - occhio mediano o pineale - nella lampreda, un pesce che, pur essendo dotato di organi visivi, risulta cieco per i primi 6 anni di vita e quindi si “aiuta” con questa specie di occhio termico per riconoscere le particelle organiche sospese nell'acqua, con cui si nutre).

Si tratterebbe quindi d’un “orologio biologico”, controllato dalla luce, che lega l’organismo all’ambiente: in altre parole, la ghiandola consentirebbe all’organismo stesso di sopravvivere in ambienti diversi, modificandone le funzioni in rapporto alle condizioni circostanti; garantirebbe in fondo la sopravvivenza. Quella, in particolare, dei presunti “addotti”, catapultati loro malgrado in una dimensione dai canoni non coincidenti con quelli vigenti sul nostro pianeta? La domanda ci sembra pertinente, anche se, almeno per il momento, è destinata a non ottenere risposta…

Attualmente le si vuole comunque attribuire un’influenza diretta sullo sviluppo psico-fisico dell’Uomo, attraverso una sua secrezione ormonale: la melatonina.


La melatonina, chimicamente, è un derivato dell’indolo e viene sintetizzata nell’epìfisi a partire dalla serotonina (di entrambi questi precursori ci siamo già occupati nei lavori citati in precedenza).

E’ immessa in circolo in modo ritmico in funzione dell’alternanza luce-buio e la sua concentrazione, in tutti i mammiferi, è più elevata nelle ore notturne che in quelle diurne. Risulta pertanto un “sincronizzatore circadiano”, in grado, fra l’altro, di minimizzare gli effetti perturbativi conseguenti al repentino cambiamento di fuso orario. Si è anche dimostrata capace di svolgere un’azione protettiva nei confronti dei radicali liberi, per cui le è stato conferito il ruolo di “detossificante naturale”. Alcuni ricercatori avrebbero inoltre individuato in essa spiccate proprietà, tipiche dei neurotrasmettitori, quali l’influenza sul ciclo veglia-sonno, sulle reattività comportamentali, sulla regolazione immunologica dell’attività antitumorale, sulla termoregolazione e sulla senescenza cellulare.

Indubbiamente gli studi sulla melatonina riserveranno ancora molte sorprese: proprio per questo essa continua a suscitare crescente interesse in campo medico e farmacologico. Oggigiorno, tuttavia, le preparazioni in commercio a base di melatonina risultano per lo più sottodosate, per cui, se da un lato ciò assicura l’assenza di effetti collaterali indesiderati, dall’altro non dovrebbe consentire di ottenere nulla di più che la regolazione del ciclo sonno-veglia. Ma alcuni ricercatori si spingono oltre, fino a sostenere che l’assunzione regolare e prolungata di opportune dosi di melatonina possa consentire l’accesso ad uno stato alterato di coscienza, la cosiddetta “coscienza superiore” o “coscienza espansa”, riscontrata e riscontrabile fisiologicamente negli individui soggetti a “trance” (dal latino transìre = andare oltre) od “estasi mistica”.


La produzione di melatonina, come nel caso delle endorfine, è inversamente proporzionale all’età: è massima nell’infanzia, ha una flessione nell’adolescenza e decresce sensibilmente con la vecchiaia; per esemplificare, intorno ai 45 anni già si riduce della metà.(3) Anche questo fattore potrebbe supportare il dato di fatto, secondo cui la stragrande maggioranza di coloro che asseriscono d’esser entrati in contatto diretto con “entità ultraterrestri” (siano esse divinità o alieni) rientra in una fascia d’età assolutamente giovanile.

La qual cosa, tuttavia, ha come rovescio della medaglia la scarsa credibilità e considerazione che tali testimoni riescono ad ottenere dagli adulti, in virtù della “fantasticheria” propria dell’età.

Occorre non confondere, vista l’assonanza, la melanina con la melatonina; la prima, infatti, è un pigmento bruno, prodotto da specifiche cellule epiteliali (melanociti) ed è stimolato dall’esposizione alle radiazioni solari o artificiali (abbronzatura), mentre la seconda si comporta al contrario: schiarisce la pelle (negli anfibi), viene inibita dalla luce e stimolata dall’oscurità e pertanto la sua produzione avviene in massima parte di notte (fra l’una e le cinque, come per le endorfine), allorché la luce non interagisce con i fotorecettori retinici. Anche questo potrebbe giustificare la statistica relativa ai “contatti” fra i testimoni ed i presunti alieni, statistica che conferma la prevalenza notturna di questi eventi.

Ma siamo veramente certi di queste “scoperte”, nel senso che: siamo sicuri di essere i primi ad averle realizzate?

Il pensiero di Anassàgora

Se ripercorriamo a ritroso la storia delle Scienze, ci accorgiamo che molte delle cosiddette “scoperte”, frutto di faticosi anni d’indagini e ricerche, sono in realtà nient’altro che ri-scoperte: un po’ come le facoltà sopite e/o regredite del cervello umano, di cui accennavamo all’inizio…

Un esempio?

Antoine Laurent Lavoisier, illustre chimico francese (Parigi, 1743 – 1794), giunse a formulare la celebre teoria, oggi confermata dalla fisica quantistica, secondo cui "rien se perd, rien ne se crée" (nulla si crea, nulla si distrugge, ma tutto si trasforma); la qual cosa, tuttavia, non lo salvò dalla ghigliottina, grazie all’intelligenza (?) dei suoi simili, intesi come esseri umani, ma non altrettanto dal punto di vista politico.

Tanto che il grande matematico Joseph Louis Lagrange (torinese, nonostante la modificazione del cognome e noto, fra l’altro, per l’omonimo “punto del non-ritorno”, applicabile oggi a certa stupidità umana…) così commentò la sua scomparsa: “E’ bastato un attimo per far cadere quella testa, ma forse cent’anni non saranno sufficienti perché ne sorga un’altra simile”.

Ma se retrocediamo ancora maggiormente, non possiamo far a meno di constatare che la prima, geniale intuizione della “legge di conservazione della massa” è ben più antica, databile addirittura prima di Cristo.

Si deve infatti al filosofo Anassàgora (500 – 427 a.C.), esponente di spicco dei “pluralisti” insieme con Empedocle e Democrito ed in antitesi con la corrente di Eràclito e Parmenide, il motto che la tradizione attribuisce alla scuola di pensiero denominata, per l’appunto, “pluralistica”: «nulla si crea e tutto si trasforma». Il che equivale a dire che «in ogni cosa c’è una particella di ogni cosa», ovverosia «il tutto è in tutto». Tradotto in termini moderni, potrebbe equivalere al concetto di “molecola” e di “cellula”: ogni entità definita è tuttavia composta dall’insieme di diversi elementi. Concetto ardito per quei tempi ed in seguito ripreso da Tito Lucrezio Caro (99 – 53 a.C.) nel “De rerum natura”.

Amico di Pericle e maestro di Socrate, Anassàgora può essere ritenuto il fondatore della “naturae historia”, ovvero della descrizione-narrazione della storia dell’Universo a partire dalle sue origini. Fu il primo ad affermare che “il sole è una massa incandescente e la luna un’ammasso terroso”, e non “divinità” cui offrire sacrifici e consacrare feste, come sosteneva la tradizione mitica dell’antica Grecia. Per questo fu accusato di “empietà” (l’eresia di Galileo, all’epoca di Papa Urbano VIII), processato ai sensi del “decreto del vate Diopite”, che perseguiva “tutti coloro che insegnano e divulgano cose empie al riguardo dei fenomeni celesti, che devono essere considerati come ammonimenti inviati dagli dèi agli uomini” (gli odierni “crop circles”?) e quindi condannato a morte.

La stessa sorte toccata a Lavoisier, ma, fortunatamente per il filosofo greco, commutata poi in esilio grazie all’intercessione dell’amico Pericle. Il tutto a riprova che la Scienza non ha mai goduto (e non gode tuttora) né dei favori popolari né dell’approvazione delle forze più retrive e superstiziose, in particolare dei centri cosiddetti “magici” e delle “sette religiose”. Ma, ad onor del vero, pure di certe istituzioni conservatrici, materialistiche ed esasperatamente positiviste, tese opportunisticamente a mantenere il proprio “status quo” e ad ostacolare la soddisfazione più gratificante della vita umana: quella di scoprire chi siamo, donde veniamo e dove andiamo (T.Moreux, 1867 – 1954, direttore dell’osservatorio astronomico di Bourges, città francese gemellata con Parma).

Ma ciò che più sorprende nel pensiero di Anassàgora è che, già 2500 anni fa, l’Uomo era giunto attraverso il “nous” (l’intelletto, la mente) a concepire l’idea secondo la quale, se nel Cosmo vige la legge della “presenza del tutto in tutto” (oggi diciamo: gli elementi fondamentali che costituiscono il Cosmo sono gli stessi, dappertutto, ed i cànoni cui sottostanno sono universali), questo processo naturale, cioè quello della comparsa della Vita, deve necessariamente ed inevitabilmente essersi compiuto anche altrove.


Troviamo così in Anassàgora, in termini che dovevano apparire sconcertanti agli occhi dei contemporanei (se non addirittura blasfemi, come abbiamo visto), la tesi della pluralità dei mondi abitati, che verrà in seguito sviluppata dal Fontenelle (Entretiens sur la pluralità des mondes, 1686)

e dal domenicano Giordano Bruno (De l’infinito universo et mondi, 1584): in quest’ultimo caso, con le conseguenze ben note cui gli eretici andavano incontro…

”Stando così le cose, bisogna supporre che in tutti gli aggregati ci siano molte cose di ogni genere e semi di tutte le cose, aventi forme e colori e sapori d'ogni genere. E che gli uomini siano stati in tal modo composti e così pure gli altri animali che hanno vita, e che questi uomini abbiano città abitate ed opere costruite, come da noi, e abbiano il sole e la luna e tutto il resto, come da noi, e che la terra produca per loro molte cose e di ogni genere, che essi usano portando le migliori a casa”.

(Anassàgora, “Sulla natura”, DK 59 B 4)

«A chi gli domandava perché non si interessasse della sua patria, Clazomène (città della Ionia – N.d.R.), Anassàgora rispose che invece se ne preoccupava moltissimo, indicando il cielo…»

Concludendo: spesso ciò che la mente immagina si rivela, nel tempo, realtà: Giulio Verne docet…

L’intuizione precede le scoperte e pertanto, nonostante questa ricerca non sia nulla più d’una mera “ipotesi di lavoro”, non si può escludere a priori che, progredendo negli studi sulla ghiandola pineale, si scopra un giorno che le sostanze ormonali da essa prodotte corrispondono a quelle stesse che, fin dalla notte dei tempi, consentivano ai nostri antichi progenitori (che ancora osiamo definire “primitivi”) di accedere ad uno stato alterato di coscienza, nel corso del quale venivano proiettati, anche se transitoriamente, all’espansione della coscienza stessa e, quindi, alla percezione dell’Infinito.

Facoltà, questa, che dorme profondamente, sepolta nei meandri cerebrali dell’Homo “tecnologicus”…


NOTE:

1)      «La percezione visiva nei fenomeni paranormali», 1997; «DMT: passaporto per dimensioni parallele?», 1998; «Endorfine & impianti alieni: un connubio obbligato?», 1999 

2)      «It is possible that the mere act of inducing altered states of consciousness with regard to our inner space can create the extraordinarily real experience of movement at will through space, time and other dimensions, just as our alleged UFO visitors appear to be able to operate with regard to outer space?» - Brian O’Leary (Ph.D. in astronomia a Berkeley - California University, consulente NASA per i progetti Apollo e Mariner

3)      Curioso è l’analogia fra la produzione di melatonina e la capacità di “scendere” a livello del ritmo alfa, entrambe appannaggio dell’età infantile. Dato che nella fanciullezza (approssimativamente fra i cinque e i dieci anni) ognuno di noi si è trovato nella sfera del ritmo alfa e dato che nello stesso ritmo alfa ci ritroviamo ogni notte, durante il sonno, è evidente che “possediamo” tale “capacità” anche adesso, in età adulta. 

 

BIBLIOGRAFIA

G.Rosati – MELATONINA: ormone degli dèi – Edizioni Milesi, Modena / 2002

M.Bonazzola – DINAMICA MENTALE – CIDMEPA / Italia, Bergamo 1984

Brian O’Leary – EXPLORING INNER and OUTER SPACE – North Atlantic Books, Berkeley / 1989

J.Gribbin – DIZIONARIO di FISICA QUANTISTICA – Macro Edizioni, Cesena / 2004

E.Santaniello – ENCICLOPEDIA della CHIMICA – Garzanti, Milano / 1998

P.B. & J.S. Medawar – DIZIONARIO FILOSOFICO DI BIOLOGIA – A.Mondatori Saggi, Milano / 1986

Tito Lucrezio caro – DE RERUM NATURA – Rizzoli, Milano / 1996

 

 

 

domenica 1 agosto 2021

Chi erano i NEPHILIM: Giganti, Figli degli Dèi (benêi hāʼĕlōhîm) …o qualcosa di completamente diverso...

                                                             

                                                           di GIORGIO PATTERA

Nella Bibbia il termine «Nephilim» viene spesso tradotto come "giganti" o "titani", mentre in altre traduzioni si preferisce mantenere semplicemente il termine Nefilim. La radice dunque più accreditata è l'aramaico "naphil" che significa letteralmente "giganti"... Nella lingua aramaica, tuttavia, esiste anche il termine AWS`[ [nephilà], un nome proprio che identifica la costellazione di Orione. A tal proposito molti studiosi sostengono che la radice "nephil" si riferisca alla costellazione di Orione: il termine "nephilim" sarebbe quindi il plurale di "nephila", cioè «quelli (venuti) da Orione»: gli «ORIONIDI», titolerebbe un film di fantascienza… Come dice la Bibbia, i Giganti erano inizialmente esseri umani. Alcune versioni parlano di eroi famosi, guerrieri caduti o ancora angeli caduti; un'ennesima traduzione potrebbe essere quelli che sono venuti giù, dato che il nome deriva dalla radice semitica nafal, che significa cadere.

«C'erano sulla terra i giganti a quei tempi - e anche dopo - quando i figli di Dio si univano alle figlie degli uomini e queste partorivano loro dei figli: sono questi gli eroi dell'antichità, uomini famosi…». (Genesi, 6: 1-8, versione CEI 2008).

Il racconto più noto si trova sicuramente nel libro della Genesi, in cui viene narrata la storia dei “Nephilim”, i giganti che abitarono la Terra in un tempo PARALLELO al famoso evento in cui i “bənê hāʼĕlōhîm” (i figli di Dio) decisero di scendere sulla Terra per accoppiarsi con le donne terrestri, generando quelli che venivano definiti uomini “famosi”, ovvero gli eroi dell’antichità. Anche se, ad onor del vero, esistono tante diverse interpretazioni sul significato effettivo del termine ebraico “Nephilim”, poiché espressioni simili sono ricorrenti nella Bibbia, dove ad esempio viene utilizzata anche per definire i “caduti” o gli “aborti”. In questo senso, però, la natura di “angeli decaduti” attribuita ai Nephilim coinciderebbe con il senso degli altri significati, appunto, di “caduti” o di “aborti”, ad indicare cioè un errore o una disobbedienza rispetto al progetto della Creazione, così come Dio lo aveva pensato.

Di riferimenti ai “giganti”, dunque, nella Bibbia ce ne sono molti e riguardano eventi che si verificarono nel corso di svariati millenni, partendo addirittura dall’era antidiluviana (precedente cioè al 12.000 a.C.), fino ad arrivare alla conquista della “terra promessa” da parte degli eserciti degli Israeliti.

"Quando gli uomini cominciarono a moltiplicarsi sulla faccia della terra e furono loro nate delle figlie, avvenne che i figli di Dio videro che le figlie degli uomini erano belle e presero per mogli quelle che si scelsero fra tutte.

Il SIGNORE disse: ‘Lo Spirito mio non contenderà per sempre con l’uomo, poiché, nel suo traviamento, egli non è che carne; i suoi giorni dureranno quindi centoventi anni’.

In quel tempo c’erano sulla terra i giganti e ci furono anche in seguito, quando i figli di Dio si unirono alle figlie degli uomini, ed ebbero da loro dei figli.

Questi sono gli uomini potenti che, fin dai tempi antichi, sono stati famosi".

Un altro riferimento di notevole valenza si trova nel Libro dei Numeri (Nm, 13: 32-33), in cui si racconta che dodici spie furono inviate da Mosè per esplorare il Paese di Canaan e, di ritorno dal viaggio esplorativo, queste spiegarono così ciò che videro:

“Il paese che abbiamo attraversato per esplorarlo è un paese che divora i suoi abitanti; tutta la gente che abbiamo incontrato è gente di alta statura; e vi abbiamo visto i giganti, figli di Anak, della razza dei giganti. Di fronte a loro ci pareva di essere cavallette; e tali sembravamo a loro”. E’ interessante notare la menzione dei “discendenti di Anak”, la cui radice etimologica rimanda agli Anunnaki dei Sumeri, resi famosi dagli studi di Sitchin.

Notissimo infine è  l’episodio dello scontro fra Davide e Golia, che troviamo nel 1° Libro di Samuele (1 Samuele, 17: 4-51):

“Dall’accampamento dei Filistei uscì un campione, chiamato Golia di Gat; era alto sei cubiti e un palmo. Aveva in testa un elmo di bronzo ed era rivestito di una corazza a piastre, il cui peso era di cinquemila sicli di bronzo. Portava alle gambe schinieri di bronzo e un giavellotto di bronzo tra le spalle. L’asta della sua lancia era come un subbio da tessitore e la lama dell’asta pesava seicento sicli di ferro; davanti a lui avanzava il suo scudiero”.


(Il subbio è un grosso cilindro, su cui si avvolge l’ordito o il tessuto finito; il siclo era un’unità di misura del peso, equivalente a 10-13 grammi; il cubito un’unità di misura della lunghezza, equivalente a circa 45-50 cm.; il palmo a 7,5 cm.).

Tradotto in misure attuali, il gigante Golia misurava tra 2.75 e 3.20 metri, la sua corazza pesava tra 50 e 65 kg. e le punte della sua lancia tra 6 e 8 kg.

Sempre in Samuele (2 Samuele, 21: 20) si descrive anche un gigante che aveva sei dita per mano e per piede: “Ci fu un’altra battaglia a Gat, dove si trovava un uomo di grande statura, che aveva sei dita per mano e per piede, in tutto ventiquattro dita: anch’egli era nato a Rafa”. Lo stesso passaggio è poi ripreso in 1 Cronache 20, 6, ove si legge che il Re Og di Bašan, uno dei re degli Amorrei, “… era rimasto l’unico superstite dei Refaim (altra stirpe di Giganti). Ecco, il suo letto, un letto di ferro, è lungo nove cubiti …” (Deuteronomio 3, 11) = 4 metri !




La letteratura rabbinica, stando alla “Jewish Encyclopedia” (Enciclopedia Ebraica), riporta che Og non morì durante il Diluvio: le acque gli arrivavano solo alle caviglie… 

La cosa inspiegabile è che molti particolari che si trovano nella Bibbia, anche i più discutibili, vengono accettati «sic et simpliciter», mentre la narrazione dei Giganti, citata con dovizia di dettagli, viene ignorata o definita «leggenda». Evidentemente, alla storia nascosta della civiltà umana appartengono quegli episodi o ritrovamenti, scomodi alla «scienza ufficiale», che la stessa ha sempre rifiutato e mai riconosciuto, spesso addirittura distruggendone le prove, solo per mantenere ostinatamente lo stereòtipo della specie umana e della sua evoluzione.

L’archeologia è piena di occultamenti e distruzione di reperti, un modo per tenere la storia nascosta, un modo per negare l’esistenza di una razza umana diversa da come ce l’hanno sempre raccontata.

La «storia nascosta» dell’umanità sta venendo fuori, piano piano, dalle nebbie del tempo e dalla cortina fumogena, creata dalla scienza ufficiale.

Ma torniamo alla BIBBIA e precisamente alla nota vicenda di Caino che, ucciso il fratello Abele, viene maledetto da Dio e cacciato dal territorio:

GENESI, 4: 14-17.

 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; sarò vagabondo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi troverà mi ucciderà».

15 Ma il Signore gli disse: «Perciò chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, affinché nessuno, trovandolo, l’uccidesse.

16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.

17 Ora Caino si unì alla moglie che concepì e partorì Enoch; poi divenne costruttore di una città, che chiamò Enoch, dal nome del figlio.

Ora facciamo alcune riflessioni.

Caino rischiava di essere ucciso durante il suo peregrinare: ma da chi? Non c'erano solamente lui e i genitori (Adamo ed Eva), a quel tempo, sulla terra?

Caino non fondò il «paese di Nod», ma lo abitò. Pertanto, già esisteva un altro insediamento umano.

Caino si sposò dopo essere giunto nel paese di Nod: e con chi? Non certo con l’unica donna IN TEORIA esistente sulla Terra (Eva, sua madre). Ma allora, quanta gente abitava la Terra al tempo di Adamo?

QUINDI: evidentemente sulla Terra già esistevano altri gruppi etnici, che fra l’altro erano a conoscenza del fratricidio. Caino pronunciò quella frase perché era consapevole del rischio cui andava incontro: essere giustiziato dai conterranei per vendicare l'uccisione di Abele. E Yahweh lo conferma: a quei tempi esisteva la legge dell’«occhio per occhio…».

Ed ora facciamo un salto nel tempo, arrivando a quello relativamente più vicino a noi.


In tutto il mondo ci sono tantissimi ritrovamenti di scheletri giganti, ma non tutti si possono definire autentici. La presenza dei veri scheletri giganti non è approvata ancora dall'archeologia ufficiale, probabilmente perché, se verrà confermata, dovremo riscrivere la nostra storia. Anche perché, oltre che la Bibbia, parlano di «GIGANTI» molte civiltà antiche, come gli Egizi, i Maya, gli Indiani, i Dogon africani, i Nativi Americani e la mitologia greca.

Nel giugno del 2011, la Правда (Pravda = verità…) rivela al mondo una notizia incredibile: un gruppo di archeologi ha rinvenuto una sepoltura misteriosa nella giungla dell’Africa Centrale, nei pressi della città di Kigali, Ruanda. All’interno del sepolcro sono stati trovati gli scheletri di creature umanoidi gigantesche.

Le 40 fosse comuni contenevano circa 200 corpi, tutti perfettamente conservati. Le creature erano alte circa 7 metri e le loro teste sembravano essere decisamente grandi e sproporzionate rispetto al resto del corpo.

In un primo momento, gli stessi archeologi ipotizzarono che si potesse trattare di visitatori provenienti da un altro pianeta, morti a causa di una catastrofe, ma nessun segno di atterraggio e né relitto della navicella sono stati rinvenuti.

La storia dei diciotto scheletri giganti del Winsconsin.



Si tratta di una storia curiosa avvenuta circa un secolo fa, una vicenda che da una parte confermerebbe l’esistenza dei giganti e, dall’altra, confermerebbe la sensazione di molti, secondo la quale esisterebbe un’archeologia proibita, nella quale archiviare scoperte scomode, che potrebbero svelare all’umanità la vera storia della sua evoluzione.

Nel maggio del 1912, un team di archeologi del Beloit College, in uno scavo realizzato presso il lago Delavan, nel Winsconsin, portò alla luce oltre duecento tumuli con effigie che furono considerate come esempio classico della cultura Woodland, una cultura preistorica americana che si crede risalga al primo millennio a.C.

Ma ciò che stupì i ricercatori fu il ritrovamento di diciotto scheletri dalle dimensioni enormi e con i crani allungati, scoperta che non si adattava affatto alle nozioni classiche contenute nei libri di testo. Gli scheletri erano veramente enormi e, benché avessero fattezze umane, non potevano appartenere a esseri umani normali.




La notizia ebbe una grande eco e fece molto scalpore, tanto che il New York Times riportò la notizia tra le sue pagine. Forse, a quei tempi, c’era più libertà e meno paura rispetto alle scoperte che potevano cambiare le consolidate credenze scientifiche fondate solo su teorie. 

E in Asia?

Nella parte settentrionale dell’India sono stati portati alla luce resti scheletrici di un essere umano di dimensioni inusitate. Tutto ha avuto inizio da una normale attività esplorativa nel deserto, in un luogo chiamato "The Empty Quarter" (Il Settore Vuoto), nel Nord dell'India. La scoperta è stata fatta dall’équipe della «National Geographic» (divisione dell’India) con il supporto dei militari, in quanto l’area è sotto la giurisdizione dell’Esercito Indiano. La squadra di esplorazione ha trovato anche particolari tavolette con iscrizioni in sànscito, che attestano l’appartenenza dei “Gods of Indian” ad un’era antica, la mitologica “Brahma”. Secondo questi antichi scritti, a quell’epoca (1500 – 1000 a.C.) vivevano nella zona esseri giganti, che gli dèi indiani, come il mitologico "Brahma", avevano generato: molto alti e assai potenti, in grado di abbracciare un grosso tronco d’albero e sradicarlo. Questi esseri, secondo altre tavole, appartenevano ad una razza di superuomini, che sono menzionati nel Mahabharata, un poema epico indù scritto fra il IV sec. a.C. e il IV sec. d.C.

Secondo le iscrizioni rinvenute, questi uomini giganti furono creati per portare ordine nel mondo, diviso in fazioni sempre in lotta le une contro le altre. Si crede che anche uno dei figli di Bhima, uno dei fratelli Pandava, fosse detentore di questi geni. In seguito, questi semidei (ASURA), cui era stato dato tutto quel potere, si rivoltarono proprio contro gli dèi originari e trasgredirono oltre ogni limite la loro supremazia. Di conseguenza, essi furono distrutti dal dio Shiva.



Un caso particolare, relativo al mistero archeologico/paleontologico dei giganti, lo troviamo a “casa nostra”, in Sardegna, per la precisione a Pauli Arbarei (CA), nel Medio Campidano. Luigi Muscas, pittore e scultore, nato a Villamar nel 1962 e dal 1971 residente appunto a Pauli Arbarei, ha ricordi molto precisi in proposito. Da bambino, nell’accudire il gregge di pecore a lui affidato, si trovò faccia a faccia con uno scheletro gigantesco, seppellito in una tomba sulle alture vicino al paese.

«Un giorno, era il 18 febbraio 1972, come di consueto, dopo la scuola, portavo le pecore al pascolo quando un temporale mi sorprese e mi costrinse a cercare riparo in una grotta vicina. Quando vi entrai, vidi uno scheletro molto grande le cui dimensioni, mi resi conto, erano molto al di sopra della norma. La testa, per dare un’idea, era grande più o meno come un televisore da 26 pollici e gli arti superiori erano lunghi quanto me, che allora ero alto circa 1 metro e 20. La tomba aveva dimensioni eccezionali, più di 4 metri di lunghezza, ma i ricordi ancestrali e le tramandazioni scritte e orali dell’Isola la farebbe definire “piccola”, dato che l’altezza media dei “Giganti”, anche quelli sardi, raggiungeva i 6 metri».

E’ lecito a questo punto chiedersi: dove sono finiti gli scheletri di questi esseri giganteschi? Domanda più che legittima, ma che al momento non ha una risposta certa. Muscas afferma che negli anni sono stati ritrovati moltissimi scheletri, ma tutti sono stati fatti scomparire in un modo o nell’altro: commercio illegale di reperti archeologici, distruzione, occultamento. Insomma, sarebbe un vero e proprio «cover-up».

Cui prodest? Chi ha interesse a nascondere quello che sarebbe un pezzo importantissimo del nostro passato? Non si vuole che la storia si riveli diversa da quella che ufficialmente, da anni, si studia a scuola? Non sarebbe una novità, anche se, col tempo, molte nuove scoperte (come ad esempio quella delle piramidi europee) stanno portando alla necessità di riscrivere la storia stessa. Ci sono centri di potere che volutamente occultano reperti?

Muscas ricorda che quando era bambino gli scheletri ritrovati venivano mostrati e consegnati alle autorità competenti o agli esperti e quasi sempre sparivano nel nulla, subito dopo... Molti abitanti della zona hanno trovato parecchi reperti nelle loro terre, ma il più delle volte hanno nascosto tutto, hanno frantumato le ossa con i trattori, le hanno portate alle discariche, oppure bruciate: temevano di non poter avere più accesso alle proprie terre, cosa che accade nel momento in cui si individuano nel sottosuolo reperti di interesse archeologico. Muscas ipotizza anche che qualcuno abbia guadagnato parecchio dal commercio illegale dei reperti, commercio sicuramente avvenuto anche in relazione agli scheletri dei giganti. Egli stesso ha avuto informazioni in merito all’esistenza di musei privati in cui si possono ammirare numerosi scheletri giganteschi, elegantemente ricomposti nelle teche per il piacere del proprietario.

Muscas sostiene che anche la Chiesa ha contribuito ad occultare gli scheletri o a promuoverne la distruzione: tutti i reperti che sono stati affidati ad ecclesiastici sono misteriosamente scomparsi; racconta anche di essere stato ingannato da chi, con la promessa di analisi e studi che poi sono stati disattesi, ha portato via gran parte del patrimonio da lui custodito.

A questo punto resta un interrogativo storico di grande rilevanza: chi furono i nostri progenitori? Da quale etnìa proveniamo? Se c’era un popolo di giganti nel nostro remoto passato, che fine ha fatto?

L’esistenza di uomini giganti sul nostro Pianeta è uno di quegli enigmi che ogni tanto riscuote qualche interesse da parte dei media. Spesso, peraltro, i ritrovamenti di ossa di misura fuori dal comune vengono liquidati con l’etichetta “affetto da gigantismo”.



L'acromegalia (dal greco άκρος akros "estremo" o "estremità" e μεγάλος megalos "grande" che significa "crescita delle estremità") è un quadro clinico patologico derivato dall'esposizione dell'organismo ad un eccesso di ormone della crescita (GH) nell'età postpuberale e dal conseguente aumento del fattore di crescita insulinosimile 1, detto anche IGF-1, secreto principalmente dal fegato in risposta al GH.

Certo, il gigantismo esiste, così come il nanismo, ma forse vale la pena di provare ad approfondire l’argomento, anche perché di giganti si parla nella Bibbia, nelle leggende greche, orientali, africane, americane, insomma nelle cronache più antiche del Pianeta.

L’evoluzione della specie è andata proprio come ce la raccontano? Sembra esserci una sorta di «cover-up» sul problema: spesso i reperti giganteschi scompaiono nel nulla o vengono addirittura distrutti; i ricercatori che li trovano talora ritrattano e i giornali che ne pubblicano notizia si scusano con i lettori per aver pubblicato un falso. E’ mai possibile che tutti, ma proprio “TUTTI” i ritrovamenti siano inattendibili? E come mai rimangono scarsissimi reperti a disposizione di una completa indagine scientifica?

Il 27 agosto 2011, il giornalista Jaime Eduardo Rodriguez Tanguay pubblica sul WEB il filmato d’un incredibile ritrovamento archeologico in Ecuador, in uno dei luoghi denominati The Lost City of Giants (La città perduta dei Giganti), trasmesso nel corso d’un programma televisivo, condotto dal famoso regista Alfonso Espinosa De Los Monteros ed imperniato sulle esperienze personali di un prete (una volta tanto…), padre Carlos Miguel Vaca Alvarado, nato il 25 agosto 1912 a Loja, in Ecuador, che ha custodito per decenni (fino alla morte, 1999) frammenti di ossa e resti di scheletri di dimensioni immense.



E’ stato il sacerdote della parrocchia di Changaimina, nella provincia di Loja Gonzanamá, in Ecuador. Padre Carlos Vaca era un prete cattolico, musicista ed archeologo, che ha scoperto nel 1965 un insediamento archeologico sotterraneo di scheletri giganti, che sono stati successivamente esposti nel suo museo, noto come il “Museo di Padre Vaca”.

La collezione comprendeva ossa di giganti, presumibilmente di sette metri di altezza, che abitavano l’Ecuador e altre parti dell’America centro-meridionale migliaia di anni fa. Alcuni dei frammenti ossei sono stati inviati all’Istituto «Smithsonian» per ulteriori analisi: come vedremo in seguito, questo Istituto è stato indagato e condannato dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, per occultamento e distruzione di migliaia di “scheletri di proporzioni gigantesche”.

La maggior parte delle ossa era costituita da frammenti di esseri che avevano un’altezza di circa 7 metri, recuperati presso un sito chiamato “Changaimina”, che tradotto significa (curiosamente) “cimitero degli Dèi”.

In passato la gente ha trovato scheletri di dimensioni immense in diverse parti dell’Ecuador: secondo i rapporti, gli esperti hanno recuperato ossa e scheletri di individui simili agli esseri umani, ma di dimensioni molto più grandi. Molti di questi scheletri rimasero nascosti alla stragrande maggioranza del pubblico, ospitati in collezioni private di tutto il mondo. Dopo la morte di padre Vaca, come è successo con il museo di padre Crespi, il suo museo è stato saccheggiato e moltissimi reperti sono andati perduti.

Nelle immagini che seguono, il gigante in piedi è la ricostruzione dei frammenti che sono stati trovati in Ecuador negli anni ’60 e può essere visto nel «Mystery Park» di Interlaken (Svizzera), realizzato nel 2004.

Ora la domanda sorge spontanea: “Sì, vabbè, ma le prove?”…

Dic. 2014: USA, rivelazione shock: “SMITHSONIAN INSTITUTION” ammette la distruzione di migliaia di scheletri umani giganti.

Una sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti ha costretto la «Smithsonian Institution» a rilasciare documenti classificati, risalenti agli inizi del 1900, dove esistono le prove della distruzione di migliaia di scheletri umani giganti.

Sentenza atta a dimostrare che l’organizzazione è stata coinvolta in un sistematico insabbiamento storico di prove che dimostravano i ritrovamenti di migliaia di scheletri di esseri umani giganti, in numero di decine di migliaia, scoperti in tutta l’America. Gli ordini di distruzione dei reperti sono stati impartiti da amministratori di livello superiore, per garantire la protezione della cronologia storica corrente in merito all’evoluzione umana.

Le accuse sono partite dall’ente americano di Archeologia Alternativa (AIAA) e la decisione non è stata presa bene dalla Smithsonian, che ha reagito facendo causa all’organizzazione per diffamazione e il danno di immagine dei 168 anni dell’Istituzione.

Ma la contro-causa non ha avuto effetto: durante il dibattimento in tribunale, sono stati messi agli atti decine di nuovi elementi di prove e testimonianze su come la Smithsonian abbia sistematicamente distrutto i ritrovamenti di decine di migliaia di scheletri umani. «…una realtà storico-archeologica che per diversi motivi non si può ammettere …», così sostiene il portavoce di AIAA, James Churward.

Il punto di svolta del caso si è verificato quando un reperto femorale umano, lungo 130 cm., è stato mostrato come prova in tribunale. Ciò ha inferto un duro colpo agli avvocati della Smithsonian, anche perché non si spiegava come l’osso potesse essere stato trafugato dal Museo stesso. Ma in realtà era stato sottratto all’Istituto da uno dei suoi curatori di alto livello a metà del 1930. Questo personaggio aveva tenuto l’osso per tutta la vita ed ha ammesso sul letto di morte (e anche per iscritto) che quel reperto dimostrava l’atteggiamento insabbiatorio ed oscurantista in atto alla Smithsonian per decenni.

Nella lettera, quel che colpisce un po’ tutti gli amanti dell’archeologia misteriosa è quanto segue:

“Si è perpetrato un affronto terribile al popolo americano. Stiamo nascondendo la verità sui progenitori dell’Umanità, i nostri antenati, i giganti che popolavano la Terra, come ricordato nella Bibbia e nei testi antichi di tutto il mondo”.

C’è stata una copertura importante da parte delle istituzioni archeologiche occidentali fin dai primi anni del 1900, occultando luoghi in cui non è inconsueta la scoperta di resti umani giganti. Ma anche tutt’ora, questi ritrovamenti non vengono denunciati né dai media né dalle agenzie di stampa, come se ci fosse un ordine superiore, una sorta di omertà sul tema.

Il rilascio pubblico di questi documenti aiuterà (o metterà in forte imbarazzo, se non in discredito…; ndr.) archeologi e storici ufficiali a rivalutare le attuali teorie sull’evoluzione umana. Finalmente, dopo più di un secolo di bugie, la verità sui nostri antenati giganti potrà essere rivelata al mondo», dichiara visibilmente soddisfatto dalla sentenza del tribunale il direttore dell’AIAA, Hans Guttenberg.

RIASSUMENDO…

Tutti i processi indiziari (quelli, cioè, privi della «pistola fumante»), che portano alla condanna dei sospettati, NON sarebbero validi «ab origine», se non si tenesse conto della «CONTRADDICTIO SINE QUA NON»…

1 – I «GIGANTI», a qualsivoglia «philum genetico» siano appartenuti, COESISTEVANO al tempo di Adamo ed Eva, al di fuori dell’Eden; quindi Adamo ed Eva NON erano i primi, unici progenitori della specie umana;

2 – Quando Caino fu cacciato dall’EDEN, perché avrebbe dovuto temere di essere ucciso? Da chi, se IN TEORIA all’esterno del paradiso Terrestre non dovevano esserci altre creature?

3 – Perché QUASI TUTTI i ritrovamenti di presunti resti umani giganteschi (> di 3 m.) sono stati classificati come:

a) gigantismo; b) bufale (ritoccate o manipolate, se non del tutto «create», al computer: ma  nel 1912 non esisteva Photoshop…); c) reperti «richiedenti ulteriori conferme ed approfondimenti scientifici», fatti in seguito «sparire» e di cui si sono perse le tracce (complici i media, che subito ne danno notizia e poi, se non la smentiscono «sotto tortura», non possono parlare degli ulteriori sviluppi…) o ancora rinchiusi ed occultati in reconditi magazzini museali, rifiutandone  le incontestabili analisi del DNA?

4) – C’è voluta solo l’audace ed encomiabile iniziativa (e, ovviamente, il denaro per gli avvocati…, oltre alla FOIA = Legge per la Libertà d’Informazione) della AIAA per sfidare un «colosso» istituzionale come la Smithsonian, indiscussa paladina naturalistica da 168 anni, costringendola ad ammettere che dai primi del 1900, data dei ritrovamenti più clamorosi negli USA, ha costantemente insabbiato, se non letteralmente «ridotte in cenere», quelle ossa che avrebbero costretto i Soloni universitari a buttare i libri di testo «canonici» e scriverne di nuovi.

Ptolemaic-Era Black Granite Sarcophagus Discovered in Alexandria

by Jason Daley, July 5, 2018; www.Smithsonian.com

Pensavo di aver chiuso con le notizie circa i ritrovamenti, quando invece, il 5 luglio 2018, veniva pubblicata sul WEB un’altra, ipotetica conferma dell’esistenza di giganti, anche nell’antico Egitto. La notizia non sembra essere la consueta «fake new» estiva, in quanto proviene (quando si parla della sincronicità…) proprio dalla «SMITHSONIAN»; la quale, dopo la batosta legale, non dovrebbe avere alcun interesse nel diffondere ulteriori bugie…

Un sarcofago di granito nero di inusitate dimensioni è stato scoperto di recente nel quartiere Sidi Gaber di Alessandria, in Egitto, a circa 5 metri sotto terra. È un ritrovamento affascinante per gli Archeologi e il professor Ayman Ashmawy, del Ministero delle Antichità egiziano, sostiene che lo strato di malta ancora intatto tra il coperchio e il corpo della bara indica che non è stato aperto da quando è stato sigillato più di 2.000 anni fa. Il sito nel suo insieme risale al periodo tolemaico, tra il 305 ed il 30 a.C.). Mostafa Waziri, segretario generale del Supremo Consiglio delle Antichità, afferma che è il più grande sarcofago mai ritrovato: è lungo circa m. 2,65, largo m. 1,65 e alto m. 1,85. Secondo Andrew Lawler della «Smithsonian», i ricercatori hanno spesso trascurato gli scavi nella leggendaria città fondata da Alessandro Magno e governata dal suo stretto consigliere Tolomeo e dai suoi discendenti dopo la morte dell'omonimo.

BIBLIOGRAFIA, FONTI E CITAZIONI:

https://www.universo7p.it/smithsonian-ammette-distruzione-migliaia-scheletri-giganti-umani/ultimi-articoli/

http://portalemisteri.altervista.org/blog/usa-sentenza-shock-smithsonian-ammette-distruzione-scheletri-giganti/

 https://www.uforay.net/smithsonian-ammette-la-distruzione-di-migliaia-di-scheletri-giganti-umani/

https://ununiverso.it/2017/06/08/usa-sentenza-shock-smithsonian-ammette-distruzione-di-scheletri-giganti/

 https://architetti-del-tempo.blogspot.com/2015/06/listituto-smithsonian-ammette-la.html

 http://www.filosofiaelogos.it/News/L%27istituto-Smithsonian-ammette-la-distruzione-di-migliaia-di-giganteschi-scheletri-umani.html

 https://www.google.it/search?q=smithsonian+ammette+la+distruzione&hl=it&rlz=1Q1GGLD_itIT462IT463&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ved=0ahUKEwjJ-Iiizr7bAhVE8RQKHQY_DDoQsAQITw&biw=1366&bih=634

 https://www.google.it/search?q=smithsonian+museum&hl=it&rlz=1Q1GGLD_itIT462IT463&tbm=isch&tbo=u&source=univ&sa=X&ved=0ahUKEwjo866n0b7bAhVIuhQKHTKyD0kQsAQIigE&biw=1366&bih=634

http://www.libreidee.org/2017/02/bufale-giganti-per-seppellire-indizi-sui-giganti-veri/

http://www.immagineperduta.it/giganti-nella-bibbia-non-solo/

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http://www.utopia.it/adamo_eva_non_primi_esseri.htm

http://mistero.me/misteri/archeologia-misteriosa/i-nephilim-tra-mito-e-realta/

https://ilnavigatorecurioso.myblog.it/?s=giganti&submit=Cerca

http://thedayafter2012.blogspot.com/2017/03/chi-erano-gli-uomini-giganti-della.html

http://www.shan-newspaper.com/web/misteri/345-esistevano-gli-uomini-giganti.html

http://www.italianosveglia.com/scheletri_giganti_alti_7_metri_perche_la_storia_lo_nasconde-b-103486.html

http://telodiciamonoisevuoi.altervista.org/2017/03/11/la-storia-nascosta-scheletri-giganti-7-metri-altezza/

 

 

 

 

UN “CAPPELLO” INQUIETANTE…

di GIORGIO PATTERA   Il quotidiano “ LA GAZZETTA DI PARMA ” del 15 gennaio 1990 postava un breve ma intrigante trafiletto (integralmente r...