di Giorgio Pattera
Nella grande famiglia delle piante
officinali, accanto alle essenze maggiormente conosciute (vuoi per la loro
grande diffusione, vuoi per i principi attivi tuttora impiegati), esistono
delle individualità ugualmente importanti ed utilizzabili, anche se un po' meno
note a causa della loro minore appariscenza e per il fatto che oggi la chimica
farmaceutica è in grado di sintetizzare sostanze alternative rispetto a quelle
contenute nelle piante medicinali.
Per rendere doverosa giustizia a queste
Cenerentole dei prati (in natura nulla esiste “per caso”) e far sì che i rimedi dei nostri bisnonni non cadano
del tutto nell’oblìo (anche questi fanno parte della tradizione culturale),
illustreremo questa volta una piccola ma simpaticissima pianta: la Globularia
cordifolia, chiamata volgarmente Vedovella
celeste.
Essa, come tutte le consorelle
appartenenti alla famiglia delle Globulariaceae, deve il proprio appellativo
latino (globus = sfera) al fatto di
avere l’infiorescenza (capolino apicale) a forma di palloncino, d’un bel colore
che può variare dal celeste al lilla chiaro.
Il fusto è minuto e legnoso
(arbustivo), mentre le foglioline, come ci ricorda il termine latino, sono
molto sottili (lanceolate), simili a cordicelle.
Questa piantina, alta poco più di 10
cm., si rinviene di preferenza nelle zone ghiaiose e rocciose di montagna, in
quanto ama il substrato calcareo e sopporta assai bene la siccità; ma si può
trovare anche nei prati poco umidi (xeròfili); fiorisce tra maggio e luglio.
Ma veniamo ora a descrivere le
proprietà fito-terapeutiche di questa essenza.
La “droga” (o principio attivo) è racchiusa
nelle foglie, che contengono, come principali costituenti: resine, tannini,
steròli, acido cinnamico, colina, mannitolo e glucosidi (rutoside,
globularoside). Tutte queste sostanze, opportunamente dosate, esplicano
sull’organismo un’azione blandamente lassativa, colagoga ed astringente, per
cui l’assunzione di decotto a base di Globularia è particolarmente indicato nei
casi di stipsi, artrite, emorragie ma soprattutto nella gotta.
Quest’ultimo impiego oggigiorno può
forse far sorridere, in quanto (per fortuna) tale patologia è quasi scomparsa,
grazie anche ai farmaci di sintesi che negli ultimi decenni sono comparsi
validamente a combatterla. Non dimentichiamo tuttavia che fino agli anni
cinquanta tale affezione colpiva (dolorosamente!) buona parte della popolazione
anziana, la quale in quei tempi si vedeva costretta a lunghi periodi di
trattamenti farmacologici, non sempre immuni da spiacevoli effetti collaterali.
Ecco allora che poteva essere d’aiuto, se non altro a livello sinergico, il
seguente decotto di foglie di Globularia: 40 gr. per litro d’acqua - bollire e
tenere in infusione per 10 minuti - bere una tazza 2 volte al giorno.
Attenzione! L’unico inconveniente è che
tale decotto è molto amaro: d’altronde, anche la Fatina lo diceva a
Pinocchio...