Devo ammettere che, se questo
caso mi fosse giunto all’orecchio senza poterne conoscere di persona il
protagonista, ora non sarei qui a parlarne: l’avrei archiviato tra i “CASI
POSSIBILI” ma “POCO PROBABILI”, tanto esso risulta incredibile, al limite dell’assurdo,
come onestamente ammette l’unico testimone finora accertato.
Avendo avuto tuttavia la
fortunata possibilità di raccogliere direttamente dal testimone, ancor più
attonito dell’inquirente, la deposizione dell’accaduto, ho potuto verificarne
l’assoluta attendibilità; per questo mi sono deciso a divulgare il caso, per
consentire ai ricercatori una doverosa informazione e l’eventuale comparazione
con casi similari.
La prima impressione positiva
sulla psicologia del testimone è data dal fatto che MANUELA B. (anni 22
all’epoca dei fatti, studentessa universitaria, abitante a Parma in zona
Stadio) ha rimuginato per quasi un anno, tra sé ed una ristrettissima cerchia
di persone (i genitori e gli amici più cari), ciò che aveva visto la mattina
del 16 dicembre 1991, prima di decidersi a chiedere il parere di un esperto.
Cercava di convincersi d’aver sognato ad occhi aperti, ma il ricordo di
quell’avvistamento continuava a martellarla ed a pretendere una spiegazione.
Ma per non togliere vivacità al
resoconto, lasciamo la descrizione alla stessa Manuela (il manoscritto
originale firmato è depositato nel mio archivio).
<< Dopo molti ripensamenti
e con titubanza mi sono decisa a scriverLe.
So che Lei si interessa di
Ufologia e sono venuta a conoscenza del Suo nome tramite gli articoli della
“Gazzetta di Parma” riguardanti avvistamenti di oggetti non identificati.
Ora, la mia storia incredibile
risale a diversi mesi fa (la deposizione è del 20/10/92 - n.d.a), precisamente
al 16 dicembre dello scorso anno. Dal momento che si è trattato di un
avvistamento del tutto particolare, mi sono astenuta dal raccontarlo ad altri,
esclusi naturalmente genitori ed amici più cari, pur essendo consapevole dello
scetticismo che avrebbero dimostrato. Comunque, ecco “cosa” ho visto.
H. 9.10 del mattino: la giornata
è serena, il sole già piuttosto alto e in cielo ci sono solo alcune piccole
nubi. Faccio per apprestarmi a studiare, la scrivania si trova accanto alla
finestra. Ecco che però noto di sfuggita, fuori dalla finestra, un “qualcosa”
che disturba il panorama solito. In pochi decimi di secondo trovo il tempo di
elaborare questi pensieri: “Che grosso uccello; è ancora lì, fermo”. Poi mi
decido a guardarlo meglio: “Toh, un paracadutista!”. Ma mi rendo conto che la
“cosa” non scende, non si muove, non ha paracadute. E poi che senso avrebbe,
qui in centro città, un paracadutista? E lo guardo meglio. Per poco non svengo.
Non credo ai miei occhi. Mi trovo davanti un “essere” sconosciuto. A mezz’aria
vedo come un astronauta: è piuttosto grande, considerato che si trova ad una
certa distanza dalla casa vicina, al di sopra del tetto. E’ di colore
verde-cupo.
Agitata, sconvolta, mi metto a cercare il cannocchiale che tengo in un cassetto lì vicino. Ed eccolo, lo vedo bene: il corpo ha forma umana. Non so se quel verde sia una tuta o la pelle. E’ un po’ grinzoso e goffo; nella testa, tozza e rotonda, si distinguono due occhi, sarebbe meglio dire due fari, rossi, rotondi e lampeggianti. Si muove in orizzontale con la lentezza d’un astronauta in assenza di gravità e gira la testa come un robot; mentre la gira, gli occhi lampeggiano; si ferma, si sposta, si alza, si abbassa.
Guardo allora se altra gente se ne sia accorta. E’ mattina, come ho detto, l’aria è serena e vedo (abito al secondo piano) alcune persone che camminano nel viale: possibile che nessuno alzi la testa e se ne accorga? Nemmeno i muratori che stanno lavorando sulle impalcature della casa vicina, nemmeno gli uccelli: i piccioni se ne stanno tranquilli sul tetto, anzi, gli svolazzano intorno, come niente fosse.
Mi sembra un’allucinazione, ma Le
assicuro che non è così.
Con non so quale sangue freddo
vado a prendere la macchina fotografica nella stanza attigua: naturalmente non
è carica! Freneticamente la apro, la carico col rullino, inserisco lo zoom: è
pronta. Accorro alla finestra; l’essere si è intanto allontanato molto, si sta
riducendo ad un puntino in lontananza: si dirige a sud-est, verso Reggio
Emilia. Scatto la foto, sicura che non sarebbe risultato più che un puntino:
infatti! Non si distingue nulla, anche perché i rami di un albero del giardino
coprono parzialmente la vista sull’orizzonte.
Riprendo il cannocchiale. Mi
accorgo allora che in cielo c’è una strana nube grigia di forma allungata e da
essa provengono due sottilissime strisce luminose appena appena distinguibili
che convergono sull’essere, il quale poco dopo svanisce completamente. Sono
sicura che non fossero raggi solari per il fatto che il sole in quel momento si
trovava spostato di molto rispetto a quel punto. Quindi quelle “luci” dovevano
avere altra origine.
In casa da sola (i miei genitori
erano al lavoro), ho cercato di trovare qualcuno al telefono, ma tutti erano
fuori.
Sono stata tutta la mattina
appiccicata alla finestra. Mi sono ripetuta mille volte che tutto ciò era
assurdo.
Poi ho raccontato a pochi la mia
storia, col divieto assoluto di spargere la voce: non ci tengo proprio ad essere
considerata matta. Tra l’altro, se avessi visto un disco volante sarebbe stato
più plausibile, più accettabile; ma una cosa del genere, un “omino
verde”...beh, sembra proprio un racconto da fantascienza !
Non so se Lei avrà il coraggio di
credere ad una storia simile, che certo può suscitare più ilarità e scetticismo
che altro. Le assicuro che non ho mai sofferto di allucinazioni, non ho mai
assunto né farmaci né sostanze che possono alterare lo stato normale di
coscienza, sono sana di mente (ed anche molto stimata in Università, che
frequentava con profitto: avevo preso le dovute informazioni dai Colleghi di
Facoltà - n.d.a.) e quel giorno ero in ottime condizioni di salute.
Inoltre non ho motivi validi per
inventarmi una frottola del genere. Ho evitato di comunicare qualsiasi cosa al
giornale perché, come Le ho detto, non voglio proprio pubblicità.
Io sono sicura di quello che ho
visto; lo so che è incredibile, ma è vero.
Se questa storia può interessare
l’Ufologia ... lo spero.
Gradirei comunque una risposta.
Cordialmente, Manuela B.
>>.
Ringraziamo Manuela per
l’equilibrio, il senso di responsabilità e lo spirito d’iniziativa dimostrati
in questa (non facile) situazione. Anche se non avrà più la sorte di osservare
altri fenomeni a carattere ufologico, saprà proseguire coraggiosamente - ne
siamo certi - nella vita quotidiana, così come ha dimostrato di saper fare nei
suoi studi (si è laureata a pieni voti): e questa società positivista, che
continua ancora ostinatamente a negare l’evidenza del fenomeno U.F.O. per
pigrizia o per timore, di gente coraggiosa ne ha bisogno.
Sono depositate nel mio archivio le testimonianze autografe di cinque piloti elicotteristi che, a bordo di un AB 412 dei VV.F., si trovarono in rotta di collisione a circa 600 m. di altezza sul circuito aeroportuale di Pescara con un “oggetto volante non identificato” di forma umanoide, alto circa 130 cm. e provvisto di casco scafandrato, da cui trasparivano due occhi grandi ed ovoidali.
L’umanoide procedeva con
ascensione verticale, puntando decisamente in direzione dell’elicottero, come
se intendesse “scrutarlo”; solo una manovra repentina del velivolo riuscì ad
evitare l’impatto.
Subito dopo la mancata
collisione, l’umanoide si allontanò a notevole velocità (stimata dal radar di
bordo in circa 300-400 km/h), rivolgendo il dorso all’equipaggio
dell’elicottero, che in tal modo riuscì a distinguere (nonostante il
comprensibile smarrimento generale) una specie di antenna di forma trapezoidale
applicata alla “schiena”. Il comandante pilota sottolinea il particolare che
<<...il “soggetto” si muoveva contro vento (che spirava a 6-7 nodi;
questo fa scartare l’ipotesi del “palloncino” - n.d.a.) in modo insensibile,
effettuando spostamenti che dimostravano un certo “interesse” alla vista
dell’elicottero...>>. Tutto questo accadeva il 15 giugno 1993.
Cinque giorni più tardi (20 giugno), a Pettorano sul Gizio (AQ) viene richiesto, tramite il 113, l’intervento di una “volante” della P.S. del Commissariato di Sulmona, in quanto alle h.17.30 i proprietari di un insediamento cinofilo erano stati allarmati da un <<...”oggetto” volante di forma sferoidale, che aveva sorvolato il filare di pioppi delimitante la proprietà e che poi aveva preso terra, a 100 m. di distanza dai tre testimoni...>>. Uno di essi, temendo per l’incolumità dei cani, si avvicinava per controllare. Giunto in prossimità (10 m.) del punto ove l’oggetto era sceso, si trovava dinanzi <<...una figura umanoide, dall’aspetto di un “bambino” di circa 1 m. di altezza, con la testa molto grande a forma sferica e gli arti inferiori inseriti direttamente su di essa, mancando completamente del tronco. Al centro del cranio spuntava una specie di “antennina”; il viso era di color marrone e gli occhi (grandi, sferici e neri) erano protetti come da un velo trasparente di colore bianco, tipo pellicola di plastica...>>.
Prima che il testimone potesse
reagire allo stupore, l’umanoide si sollevava dal suolo di circa 2 m., poi,
“saltellando” più volte come per prendere la spinta, saliva in verticale fino a
circa 100 m. di altezza, dirigendosi verso la montagna e scomparendo alla
visuale.
All’arrivo della pattuglia, il
testimone faceva notare ai Militi, a conferma dell’accaduto, che nel campo di
grano adiacente l’allevamento (su cui era “transitato” l’umanoide, librandosi a
balzi nell’aria) <<...era visibile una striscia di spighe di colore
diverso rispetto al resto della coltivazione, apparentemente provocata da
radiazioni; infatti in essa il giallo del grano era di tonalità più scura, come
se fosse leggermente bruciato. Inoltre, ogni 10-15 m., le spighe risultavano
piegate, come se vi si fosse posato qualcosa di pesante, ma non al punto da
spezzare o schiacciare completamente il grano al suolo...>>.
Il Dirigente della P.S. termina
la relazione aggiungendo che <<...si ritiene che l’avvistamento sia
effettivamente avvenuto, in considerazione del fatto che le persone che lo
hanno segnalato sono da ritenersi credibili e godono di buona estimazione in
pubblico...>>.
Per finire, tornando al caso di Parma, teniamo a sottolineare il fatto che l’avvistamento di Manuela ha superato ogni test di attendibilità ed interesse, tanto da meritare l’inserimento nel recente libro di Moreno Tambellini <<ALIENI in ITALIA>>, edito dalle Mediterranee nel 1996. Per chi volesse confrontare, il caso è contraddistinto col n.° 79 e descritto alle pagg. 174-175.