di GIORGIO PATTERA
Questa affermazione, in confronto
ad altre considerazioni postate su questo blog, potrà sembrare un’ovvia
“banalità”: ma vorremmo ricordare che “l’Homo technologicus” si dimentica ben
presto proprio delle ovvie banalità, per cui “rispolverarle”, a volte, fa
sorgere il dubbio (nella persona intelligente): “Ma dove ho vissuto finora?”.
La vita sulla Terra si fonda principalmente su
quattro elementi chimici (idrogeno, ossigeno, carbonio e azoto), che sono anche
i più abbondanti negli organismi viventi, incluso il corpo umano.
Ovviamente le strutture degli organismi viventi non sono costituite dai singoli elementi allo stato puro, ma sono la risultante delle varie combinazioni tra questi; combinazioni che hanno condotto, tra l’altro, alla formazione di un composto indispensabile alla vita stessa, vale a dire l’acqua (H2O). Senza l’acqua, la vita (almeno quale noi la conosciamo sul nostro pianeta) non potrebbe esistere.
Per elencare solo alcuni esempi, ricordiamo che il globo terrestre è ricoperto per i 2/3 dalle acque degli oceani e dei mari, fonti inesauribili di risorse che alimentano l’uomo e l’atmosfera, anch’essa costituita da vapor d’acqua (umidità e nubi). I primi esseri viventi, unicellulari, si formarono lentamente nell’acqua, da cui parte di essi si trasferì sulla terraferma, colonizzandola. Anche il corpo umano è costituito per il 70% di acqua.
L’acqua, tra le innumerevoli proprietà, annovera anche quella di essere un liquido dipolare e, pertanto, anfòtero: cioè può comportarsi sia come acido sia come base, secondo le sostanze con cui viene a contatto. Questo è dovuto al fatto che la molecola possiede sia un’estremità dotata di carica positiva (H+ - H+) che negativa (O- -): ecco perché l’acqua “lava”…
Come si vede, dunque, l’acqua è una grande fonte di energia per le attività umane, ma, in quanto elemento “duttile” per eccellenza, è anche in grado di riceverla, di conservarla nel tempo e di ritrasmetterla. A questo proposito va ricordato come sia proprio l’acqua a veicolare, attraverso i tessuti dei pazienti, l’energia curativa irradiata dalle mani dei pranoterapeuti e ceduta al liquido stesso: è in questo senso che si può parlare di “memoria” dell’acqua… E l’acqua, da sempre, stringe con l’uomo un legame indissolubile anche sotto l’aspetto mistico, religioso e spirituale, essendo parte integrante della triade «apparizioni divine - presenza di sorgenti - potere miracoloso dell’acqua».
Altro fattore imprescindibile per la vita, oltre l’acqua, è la luce, anch’essa fonte inesauribile di energia (almeno finché il nostro sole non collasserà): riscalda il Pianeta, determinando l’evaporazione delle acque superficiali e, quindi, ripristinando continuamente l’atmosfera. Consente, con l’irraggiamento luminoso giornaliero, lo svolgersi delle attività umane; regola i cicli biologici veglia/riposo, funge da catalizzatore di innumerevoli reazioni chimiche e biochimiche (es.= la sintesi clorofilliana, in cui l’energia dei fotoni attiva la clorofilla contenuta nei vegetali). Tutto questo grazie alla natura dualistica della luce: in parte ondulatoria (= un insieme di onde, che si propaga nello spazio, la cui lunghezza “ʎ” - lambda - è associata ai vari colori) ed in parte corpuscolare (= un insieme di unità singole indivisibili, o “quanti” di energia, chiamate fotoni; questi ultimi sono privi di massa, dotati di moto rettilineo e la loro frequenza – “f” - li distingue in differenti fasce energetiche).
Dovremmo sentirci veramente “piccoli” al pensiero che di tutto il complicato discorso racchiuso nel termine «luce» l’occhio umano percepisce solo una piccolissima parte centrale, quella corrispondente per l’appunto allo spettro visibile…
Anche la luce ha sempre costituito per l’uomo un supporto spirituale, oltreché energetico.
Fenomeni e manifestazioni
luminose, con le tipologie più strane e dalle interpretazioni più misteriose,
si sprecano fin dalla notte dei tempi nel corso dell’evoluzione umana. Una
ricca documentazione di questi avvenimenti si può trovare nei registri parrocchiali
di ogni parte d’Europa, essendo un tempo legati quasi esclusivamente a presunte
apparizioni di entità ritenute ultraterrene, sia benevoli (Divinità) che
maligne (Satana, il Piccolo Popolo, ecc.) e accompagnati molto spesso da
effetti prodigiosi.
Dal secondo dopoguerra, vuoi per
la “forma mentis” decisamente tecnologica che si stava imponendo alle masse,
vuoi per il conseguente allontanamento da quel misticismo che tutto aveva
permeato fino agli albori del XX secolo, l’opinione pubblica comincia a rivedere
in chiave più critica buona parte di quei fenomeni luminosi che a tutt’oggi
continuano a manifestarsi, trasferendo la concezione di “entità ultraterrena”
ad essi legata da un piano esclusivamente religioso ad un altro, quello
ufologico, intermedio tra l’Uomo e la Divinità. Quasi a voler cercare qualche
“fratello maggiore”, più evoluto e più giusto, proveniente dall’immensità del
Cosmo, che sappia dare alle immutate domande «chi siamo, donde veniamo, dove
andremo» quelle risposte che la gente sembra non voler più accettare dai dogmi
religiosi. In alcuni casi, infatti, non va considerato contraddittorio né
dissacrante l’interscambio delle due interpretazioni: quella religiosa
(tradizionale) e quella ufologica (innovativa). Il tutto confortato dalla fisiologia
del processo visivo, in sintonia coi recettori del corpo umano.
Questo, ovviamente, nell’attesa della Verità…