L’incredibile cronaca d’un fatto vero…
Per gentile concessione di Emilia Ventura Balbi - Genova
Coordinatrice
Regionale C.U.N. Liguria
Pier
Fortunato Zanfretta è nato a Nova Milanese (MI) il 28 dicembre 1952,
tredicesimo ed ultimo figlio di Orazio e Margherita, che ebbero, prima di Pier
Fortunato, sei coppie di gemelli.
A
otto anni Pier Fortunato si trasferì a Genova, dove vive tuttora.
Dopo
le scuole dell’obbligo, Z (d’ora in poi lo citeremo così) iniziò a lavorare ed
imparò molti mestieri.
Nel
1977 divenne Guardia Giurata presso un Corpo di Vigilanza privata di Genova.
La sua storia
con gli UFO inizia il 16 febbraio 1977, quando vede zizzagare nel cielo
notturno un oggetto arancione a forma di sigaro, con tre finestrini quadrati e
due sfere luminose sulla coda. Quando l’oggetto si ferma per un attimo, ne esce
un raggio luminoso che colpisce Z.
E’
proprio in questo momento che Z vede vicino a sé una persona con la testa ovale
e le mani in tasca che gli chiede: “L’hai visto?” e poi sparisce.
Questo
fatto non ha alcun effetto sulla mente semplice di Z. Ciò si è risaputo solo a
seguito di una delle tante regressioni ipnotiche a cui Z è stato sottoposto dal
1978 al 1980, tutte accuratamente audio e video registrate.
Il
6-7 dicembre 1978 Z ha la sua prima importante avventura con gli UFO: un
incontro del 3° e 4° tipo in un paesino di montagna dell’entroterra genovese: Marzano
(825 m.s.l.m.).
A
mezzanotte del 6 dicembre, Z stava svolgendo il suo lavoro di guardia giurata
controllando alcune ville, quando si accorse che quattro piccole luci si
stavano movendo nel giardino dell’ultima villa che stava ispezionando,
precisamente Villa Casa Nostra.
Z
tentò di chiamare il suo centro di ascolto di Genova con la radio che aveva in
macchina, ma non vi riuscì perché sembrava che nulla funzionasse nell’auto in
quel momento. Così decise di affrontare i ladri (così aveva interpretato la
fonte delle luci) e con circospezione entrò in giardino, con la torcia nella
mano sinistra e la mano destra posata sulla fondina della pistola. Avanzò
silenziosamente e lentamente fino all’angolo della villa, dove aveva visto
sparire le luci e si fermò per cercare di sorprendere i ladri alle spalle.
In
quel momento fu spinto violentemente da dietro. Si voltò di scatto ed inquadrò
col fascio luminoso della torcia… un “mostruoso corpo verdastro” posto davanti
a lui: alzò la torcia e vide, ad un’altezza di tre metri, una testa… La torcia
gli cadde e svenne per la paura.
Quando
rinvenne, raggiunse la macchina e gridò via radio: “Non sono uomini, non sono
uomini!”. Quando Z fu trovato, alle ore 01.30, dai colleghi che erano subito
partiti alla sua ricerca, il suo corpo era molto caldo nonostante il freddo di
quella notte.
Il
giorno dopo l’incontro, Z fu intervistato dai responsabili del C.U.N. (Centro
Ufologico Nazionale) di Genova e Torino ed alle numerose domande che ovviamente
gli furono poste, Z non seppe rispondere esaurientemente, perché si ricordava
solo quanto avvenuto prima dell’incontro con la mostruosa entità. Dopo lo
spintone ricevuto da quell’essere alto più di tre metri, aveva le idee molto
confuse su quanto fosse successo tra le 00.16 e le 01.06 di quella notte.
Durante
il sopralluogo effettuato a Marzano il giorno seguente, fu possibile osservare
meglio un’impronta a ferro di cavallo, visibile al centro del prato di fianco
alla villa. Lo spessore era di circa 15 cm. e formava un disegno preciso
sull’erba ghiacciata per circa 5 cm. di profondità, quindi “qualcosa” si
era posato sul prato!
Un
altro particolare che non è emerso dalle ipnosi, ma che fu rivelato dallo
stesso Z, fu che l’orto che si trova dietro la villa era stato trovato
sottosopra e pieno di buche. Ciò risponde a verità perché quando io, mio marito
e l’amico Massimo ci siamo recati a Marzano il giorno dopo l’avvenimento, abbiamo
notato che la terra dell’orto era stata messa in ordine da poco, cosa molto
strana perché in inverno generalmente non si zappa, soprattutto quando nevica
ed il terreno è ghiacciato. Devo anche aggiungere che in paese circolavano
strane voci su quelle buche nell’orto, ma erano solo mormorii.
A
questo punto, i datori di lavoro di Z cominciarono a preoccuparsi, prima per
lui e poi anche per il buon nome della Società: come si può fare affidamento su
una guardia giurata che vede cose strane e sull’Agenzia da cui dipende?
Dopo
varie consultazioni, i soci dell’Istituto, d’accordo con Luciano Boccone del GRCU
di Arenzano ed il giornalista Rino Di Stefano, decisero di sottoporre Z ad una
prima seduta ipnotica, che venne eseguita dal Dr.Mauro Moretti, esperto Psicanalista e Presidente degli Ipnotisti
liguri. Si decise l’incontro per il 23 dicembre 1978, alle ore 21.00.
Durante
l’ipnosi, Z descrive così gli esseri: sono verdi, hanno occhi gialli, pelle
rugosa da vecchi, vene rosse sulla testa, spine che fuoriescono dal capo e
qualcosa di metallico sulla bocca, una sorta di reticolo; lunghe mani con dita
che terminano con qualcosa di tondo (probabilmente ventose).
Z
spiega per filo e per segno i suoi movimenti prima dell’incontro, le luci viste
presso la villa, che lui credeva fossero legate ai ladri… e lo spintone
ricevuto. Rivela che fu portato in un luogo molto caldo, dove gli misero
qualcosa sulla testa che gli dava fastidio; inoltre questi esseri gli diedero
l’ordine di ritornare alla villa perché ci sarebbero stati altri incontri.
Dopo
queste rivelazioni, i presenti all’ipnosi si guardarono l’un l’altro perplessi
ed uscì la fatidica frase: “Mamma mia, ma sarà vero?”.
Un
secondo importante incontro avvenne tra il 27 e 28 dicembre 1978, sempre
nell’entroterra di Genova, nella stessa valle, ma di fronte a Marzano, cioè in
località Rossi (in un punto detto “il curvone”).
Z
transitava con l’auto di servizio, sempre nei pressi del luogo dove era
avvenuto il primo incontro, durante il suo solito lavoro di metronotte, quando
alle 23.46 una fitta “nebbia” avvolse la sua vettura. Z cercò di frenare, ma si
accorse che era impossibile controllare l’auto. Così comunicò via radio alla
centrale di avere noie con la macchina. L’auto incominciò a correre, senza che Z
accelerasse; era molto spaventato e dopo una corsa di alcuni minuti, l’auto si
fermò bruscamente e Z batté il capo contro il parabrezza. Una forza sconosciuta
lo costrinse a scendere dall’auto e le sole parole che il centro radio poté
udire furono: “Devo andare…”: erano le 23.50.
Controllando
l’ora in cui Z trasmise l’ultimo messaggio radio, risultò che per percorrere 5
km. di una strada di montagna, in salita e piena di curve, Z aveva impiegato 4
minuti (23.46/23.50) in una notte umida e nebbiosa! Normalmente durante il
giorno, con tempo bello, questa distanza su quella strada si percorre in almeno
10 minuti.
Z
fu rintracciato dopo le 01.30 dai colleghi che avevano udito le sue ultime
parole via radio. Quando lo raggiunsero, videro che Z cercava di scappare
arrampicandosi sulla collina, spaventato dai fari delle automobili. Stava
piovendo, ma i vestiti di Z erano quasi asciutti, forse a causa del calore che
emanava il suo corpo; anche il tetto della macchina, dalla parte del guidatore,
era caldo e quasi asciutto.
Il
giorno successivo a questo avvenimento furono rinvenute due grandi orme di piede proprio sul posto dell’incontro
(misuravano cm.52 di lunghezza, cm.20 di larghezza e cm.5 di profondità). Tra
un’impronta e l’altra la distanza era di m.1.80: facendo una comparazione con
la misura di un uomo che avesse un piede di tale misura, questi avrebbe dovuto
essere alto m.3.50!
Questo
incontro impressionò molto i mass-media, per cui Z fu sottoposto di nuovo ad
ipnosi regressiva; la seduta fu trasmessa da una televisione locale il 12
gennaio 1979.
Durante questa seduta si venne a sapere che durante il primo
incontro del 6-7 dicembre 1978 Z fu portato all’interno di un oggetto luminoso
di forma triangolare dove, in una stanza molto calda e piena di luce, fu
visitato ed analizzato con molta cura dagli occupanti, che gli rivolsero molte
domande. La conversazione fu possibile attraverso un casco che gli era stato
posto sul capo. Questi esseri parlavano con Z attraverso impulsi emanati da
quella griglia metallica che avevano al posto della bocca; un oggetto freddo fu
posto sul suo petto ed essi esaminarono attentamente i suoi occhi.
Dopo
questi incontri e le relative ipnosi, le perplessità dei suoi datori di lavoro
e di chi gli stava intorno erano aumentate. Si sussurrava che Z fosse un
visionario, si diceva apertamente che fosse un bugiardo e qualcuno suggerì che
se Z si fosse sottoposto al “siero della verità” (ipnosi profonda),
forse si poteva credere a quanto gli era successo. Quando Z lo venne a sapere, montò
su tutte le furie ed accettò la sfida, in quanto a lui non interessava il
successo, la gloria o la visibilità, ma solo non essere ritenuto bugiardo o
pazzo.
RAPPORTI UFFICIALI FORZE DELL'ORDINE SUL CASO ZANFRETTA
Così
il 6 febbraio 1979, a Milano, presso il Centro Internazionale di Ipnosi Medica e
Psicologica, gli venne somministrato il Pentotal: fu così ipnotizzato ed interrogato dal Prof.Marco
Marchesan, una vera autorità in fatto di ipnosi.
Il
racconto degli incontri conferma quanto già detto nelle precedenti ipnosi, ma emergono
nuovi particolari molto interessanti.
Questi
“esseri” abitano su un pianeta chiamato Titania,
quattro volte più grande della Terra, che si trova nella terza galassia (?). Il
loro sistema solare è lontano 4000 anni luce ed hanno la possibilità di spostarsi
ad una velocità superiore a quella della luce. Il loro è un pianeta che sta
morendo e quindi ora ne stanno cercando un altro per potervisi trasferire.
Vorrebbero stabilirsi sulla Terra e costruire una loro città sotto una cupola
di vetro, perché essi soffrono molto il freddo. Quando escono dall’astronave
sono coperti da una luce verde che dà loro calore. Si rendono visibili quando
ci vogliono contattare, altrimenti sono invisibili, soprattutto quando c’è
nebbia o molto caldo. Generalmente non scendono sulla Terra, ma stanno sospesi
in orbita con le loro astronavi, numerosissime. Stanno studiando gli umani ed
hanno capito che non sono preparati per un incontro.
Sono
entrati nella “casa bianca” (Villa Casa Nostra di Marzano) ed hanno preso due
uccelli che credevano vivi (erano imbalsamati!), per poter studiare anche gli
animali della Terra. Controllano Z e tutti i terrestri con le loro
apparecchiature avanzatissime e sanno sempre dove è Z e che cosa fa. Sanno
tutto dei terrestri, della NASA, di coloro che si interessano degli UFO, ma non
si fanno vedere, anche perché il loro aspetto, mostruoso per noi, spaventerebbe
a morte ogni essere umano. Hanno spiegato che a Z, in occasione del 1° incontro,
hanno “fermato il cuore” per qualche istante, per impedire che la visione di
tali esseri gli procurasse un trauma troppo forte e pericoloso. Hanno mostrato
a Z (facendogliela anche toccare) la famosa “sfera” che più tardi gli avrebbero
consegnato e di cui Z non sa spiegare la funzione: dice solo che, toccando con
la mano l’oggetto, può tenersi in contatto con queste entità.
E’
chiaro che Z non sa spiegare con precisione a cosa serva realmente la sfera: o
non vogliono che lo dica? Dice poi, su sollecitazione dell’ipnologo, che è come
una specie di “televisore”, col quale i Dargos (così si chiamerebbero
quelle entità), osservano la Terra ed i suoi abitanti. Alla domanda su come
fanno a contattarlo, Z spiega che sente un fischio nella testa e lui sa che
deve andare ad incontrarli.
Parlando
ultimamente con Z, ho saputo che attraverso le radiografie che gli hanno fatto,
in occasione delle innumerevoli visite mediche cui è stato sottoposto, si è
evidenziato un “oggetto estraneo” nella nuca. Con il senno di poi, ora lo
chiameremmo impianto ed il Dr.Derrel Sims (1) ne sa certamente qualcosa.
Quando però i medici ne hanno prospettato l’eventuale rimozione, Z si è
categoricamente e fermamente rifiutato!
Ma
anche dopo questa regressione ipnotica, rafforzata con la somministrazione del
siero della verità, il Prof.Marchesan non sa dire se quanto affermato da Z
possa essere autentico al 100%. Detto fra noi, come sempre, nessuno si vuole
esporre più di tanto né assumersi precise responsabilità!
Passarono
i mesi e la vita di Z trascorreva tra casa e lavoro come sempre. La sua zona di
competenza nel frattempo era cambiata, dall’entroterra di Genova era passata
sul mare, a levante della città, zona Quarto dei Mille/Sturla.
E
fu proprio da questa zona che il 30 luglio 1979, a mezzanotte circa, Z e
la sua Vespa furono sollevati da una misteriosa luce verde verso una
soprastante “astronave”.
L’allarme
scattò immediatamente, perché Z era costantemente in contatto con il centro
radio di Genova. Subito i suoi colleghi cominciarono a cercarlo ed ognuno di
loro si pose in attesa del suo passaggio sulle strade che Z avrebbe potuto percorrere
nella sua risalita verso i monti. Sulla strada che porta al Monte Fasce,
proprio alle spalle della città, un collega di Z aveva messo la macchina di
traverso, per cui avrebbe dovuto sicuramente fermarlo. Ma Z non fu visto. Due
ore dopo fu trovato proprio sul Monte Fasce, non fu visto passare da
quell’unica strada d’accesso. La sua Vespa, al momento del ritrovamento, era
fredda…Lo credo, “LORO” gli avevano dato un passaggio sull’astronave…!
Dopo
questo 3° incontro, ecco che Z viene sottoposto ad un’altra regressione
ipnotica, sempre a Milano, presso il Prof.Rolando Marchesan (figlio
dell’omonimo ipnologo).
Z
racconta che “è stato tirato su, lui e la Vespa” ed ha volato sulla città…
Gli è stato di nuovo posto in testa il casco necessario per comunicare con loro
e Z se ne lamenta, perché gli dà fastidio. Il suo unico desiderio è scendere e
cerca di scappare; quindi si mette a correre per i corridoi dell’astronave ed a
premere i vari pulsanti che aveva notato quand’era entrato. Lo sportello della
nave si apre e lui si butta giù. Fa un salto di 4 o 5 metri e si fa male alle
ginocchia. Dopo di lui scende un raggio verde che deposita a terra la Vespa, da
cui però manca una piccola radio AM/FM che teneva nel portaoggetti dello
scooter. La radio non fu più trovata, ovviamente.
Una
cosa interessante da notare: quando Z fu ritrovato dai colleghi, cominciò ad
essere aggressivo e piuttosto violento, cosa che i colleghi non riuscivano a
spiegarsi. Bene, in ipnosi Z disse che “LORO” gli avevano ordinato di
colpirli, dandogli forza, per distrarre i compagni e creare così un diversivo
per permettere all’astronave di allontanarsi, non vista, all’interno della
solita nuvola, con cui si mimetizzava.
Durante
questa ipnosi esce un fatto nuovo: l’oggetto, cioè la sfera che daranno a Z,
dovrà essere consegnato al Prof.Hynek (2) (che Z chiama Hainke, perché
ovviamente non lo conosceva); dice: “Sì, la devo dare a lui, a un Professore
americano! Sì, la devo dare a lui e basta!”.
Anche
dopo questa ipnosi, tutto l’entourage di Z si interroga su quanto aveva
riferito e continuano a persistere dubbi e perplessità.
“LORO” sarebbero tornati con “il grande freddo”,
hanno detto, ma quando?
Lo
scetticismo continua a serpeggiare.
Ormai
tutti coloro che seguivano Z (datori di lavoro, il giornalista, gli ufologi),
si aspettavano altri incontri, perché, nonostante mostrassero di dubitare,
credevano a quanto era stato detto sul loro ritorno.
Precisamente
il 2-3 dicembre 1979, Z fu di nuovo prelevato e portato in uno dei
soliti luoghi dell’entroterra ligure e precisamente verso Fallarosa,
sito che dista circa 2 km. da Marzano, sede del 1° incontro (Villa Casa Nostra,
6-7 dicembre 1978).
Z
si trovava a Genova, in Corso Europa, a levante della città, presso un
distributore automatico di benzina, perché la sua Mini era rimasta a secco, mentre
stava compiendo i soliti itinerari di sorveglianza.
A
questo punto si perdono le tracce del controllatissimo Z e l’allarme scatta.
Tutte le auto dell’Azienda convergono verso l’entroterra e proprio a Fallarosa i
colleghi di Z vedono una nuvola nel cui interno si accendono addirittura due
fari. Poco distante c’è la Mini di Zanfretta, ma lui non c’è. Impaurito, il Ten.Cassiba,
capo di Z, spara alcuni colpi col revolver d’ordinanza contro la nuvola. I fari
si spengono e la nuvola sparisce. Z fu trovato a 500 metri dalla sua macchina.
A
conferma di quanto accaduto, molte persone che abitavano in quella zona
affermarono di aver visto delle luci passare sopra le loro abitazioni e che,
per la paura, si erano rintanate in casa.
Ovviamente
dopo questo incontro, Z fu di nuovo sottoposto ad ipnosi regressiva dal Dr.Moretti
e raccontò com’era avvenuto l’incontro ed il viaggio verso Fallarosa.
Mentre
Z si trovava al distributore, un essere esce dal buio, gli si presenta davanti
con due occhi luminosissimi e gli fa segno di entrare nella nuvola. Z non può
far altro che obbedire, sale in macchina, viene sollevato ed entra
nell’astronave, dove osserva dei cilindri molto alti, contenenti un liquido
azzurro, in cui sono immersi sia degli animali preistorici che degli esseri
antropomorfi. C’è un essere peloso ed una specie di grossa rana (che, in
seguito, “LORO” diranno essere un nemico di un altro pianeta…!) che
attraggono l’attenzione di Z, ma non più di tanto, perché, tutto sommato, a lui
non interessano: vuole tornare a lavorare e poi a casa. Gli parlano della
sfera, gliela danno, lui si arrabbia perché non la vuole e la tira contro uno
schermo su cui campeggiava la figura del capo di questi esseri, che si chiamava
Almoc, così Z rompe lo schermo e la sfera. Allora viene placcato, avviene un
po’ di parapiglia fra loro ed infine gli mettono il famoso casco, per calmarlo.
Cercano
di spiegargli cosa fanno, com’è l’astronave, ma Z si ribella, s’innervosisce
perché dice che i suoi colleghi lo stanno cercando e pretende di essere lasciato
in pace. Sulla nave i Dargos hanno un dispositivo, spiega Z, una specie di
televisore, con cui vedono tutto quello che succede sulla Terra. Inoltre rivela
che ha visto le fotografie di tantissime persone, sia conosciute che
sconosciute, sotto cui sono segnati dei dati che naturalmente Z non capisce, perché
espressi con strani segni; deduce comunque che si tratti di una specie di
schedario.
Balbi (CUN) - Zanfretta - Pinotti (CUN)
Questa
seduta ipnotica è molto lunga ed i presenti hanno dei dubbi su quanto Z dice,
perché pensano che la sua fantasia gli suggerisca certe visioni, tipo quella “ho
visto dall’astronave la Terra grossa come una pallina da tennis…”, cosa
che oggi, in verità, la gente non fa fatica a credere… Insomma, pensano che “persone
addette ai lavori” gli abbiano raccontato certe cose, per cui Z,
elaborandole, le abbia ripetute in ipnosi: da qui la decisione di “chiudere
la porta agli ufologi”. Leggi: Luciano Boccone, perché noi del CUN
eravamo già stati messi in disparte proprio da lui. Da questo momento il caso Z
sarà seguito e gestito solo dai suoi datori di lavoro e dal giornalista Rino Di
Stefano.
Non
passò molto che già si stava preparando un altro incontro, per la precisione il
5°.
Z
accusa, come già avvenuto altre volte, un forte mal di testa e lo comunica al
suo capo; allora scatta l’operazione “controllo”, perché ci si attende
l’avvenimento da un momento all’altro.
Qui
entra in scena un fatto nuovo.
Dopo
l’incontro di dicembre, i datori di lavoro di Z, a sua insaputa, hanno fatto
approntare dai loro tecnici una Fiat 127, in cui sono stati inseriti microfono
e registratore, rilevatore di temperatura con memoria e fotocamere con vari
tipi di pellicole; inoltre alle ruote sono stati fissati dei cavetti che, in
caso di sollevamento della vettura, si sarebbero tranciati.
Dopo
il fatidico mal di testa, il capo dice a Z di usare la 127 per i suoi servizi.
Il
14 febbraio 1980, ancora una
volta, si perdono le tracce di Z. Tutti si mettono alla sua
ricerca e viene rintracciato abbastanza velocemente. E’ risalito verso
l’entroterra e la 127 viene ritrovata nei pressi di Rossi (2° incontro,
27-28 dicembre 1978). L’auto è ferma su un piazzale, detto il Tagliamento, che
domina una larga vallata ed un burrone piuttosto profondo (siamo a 900
m.s.l.m.). La notte è freddissima e tutti temono per Z perché potrebbe essere
precipitato nel dirupo. Dopo varie ricerche, che sembrano infinite, finalmente
Z viene trovato semisvenuto, aggrappato ad un cespuglio, appeso proprio sullo
strapiombo! Semiassiderato dal freddo, viene subito accompagnato in macchina,
piano piano ritorna in sé, si riscalda un po’ e tutto torna alla normalità… Si
fa per dire…!
Tutti
sollevati ritornano a Genova.
E
la 127? Allora: il termometro con memoria segnava 43° (fuori c’era un freddo
intenso), le fotocamere ed i registratori non hanno rilevato nulla… ma i
cavetti d’acciaio si sono spezzati!
Manco
a dirlo, il giorno dopo Z si trova di nuovo sdraiato sul lettino di pelle del Dr.Moretti.
Qui
racconta che alle 23.30 si trovava a Priaruggia, zona levante della città
presso Quarto dei Mille, per fare il solito giro d’ispezione; comincia a
venirgli mal di testa e chiede al centro radio di chiamarlo spesso, perché sa
che qualcosa dovrà accadere.
Infatti
si sente chiamare, cioè gli viene ordinato telepaticamente di salire in
macchina.
Obbedisce
senza discutere. Viene sollevato da una luce abbagliante che emana un forte
calore e vede sotto di sé passare le varie zone della città, dopo di che si
trova nell’entroterra che lui ben conosce. Ad un certo punto l’auto viene rideposta
a terra, ma ugualmente guidata da loro: infatti in macchina con Z sale il
solito essere con la testa ad uovo e la giacca a quadri. Nei pressi della
Scoffera, frazione sulla strada di Rossi, incrocia il suo collega Pesce, che
era stato avvisato dai colleghi, e quasi lo investe. A conferma di ciò, Pesce
informa il centro radio del passaggio di un grosso oggetto luminoso
triangolare. Il viaggio guidato termina quindi sul piazzale presso Rossi. Z si
ritrova infreddolito sull’orlo del dirupo, nell’impossibilità di comunicare con
i suoi colleghi. Afferma di aver sparato tre colpi con la pistola, ma nessuno
ha sentito. Anche questa volta, “LORO” hanno fatto in modo che tutti
fossero distratti dalle ricerche di Z per potersi allontanare indisturbati. Lo
strano è che Z afferma che quando l’astronave si allontana, fa molto rumore, ma
nessuno dei presenti ha udito alcun suono.
Z
afferma che proprio a Rossi, in quello strapiombo, “LORO” hanno una base:
ecco perché, in effetti, lui viene prelevato e portato quasi sempre in quella zona.
Il racconto
sembra completo ed il Dr.Moretti sospende l’ipnosi, dando ordine a Z di
riposare tranquillo. I presenti si spostano in una stanza attigua per
commentare quanto udito, ma dopo circa dieci minuti sentono un mormorio
provenire dalla stanza in cui è Z. Si precipitano verso Z, alquanto sorpresi. Il
Dr.Moretti è il più perplesso di tutti, perché mai una persona sotto ipnosi non
ha obbedito agli ordini dati: in quel momento Z sta farfugliando qualcosa in
una lingua sconosciuta. Il Dr.Moretti interviene subito e chiede a Z che gli
traduca quello che sta dicendo. Sì, “LORO” gli stanno dicendo che
sarebbero tornati presto a farsi vedere una volta per tutte e si augurano che
non succeda nulla nel frattempo. Non hanno però detto QUANDO. Z cerca sotto
ipnosi di mettersi ancora in contatto con loro, ma gli è difficile e gli è
tornato il mal di testa. Poi dice che hanno chiuso il contatto. Il Dr.Moretti
allora dà di nuovo l’ordine a Z di dormire tranquillo. Ma dopo alcuni momenti
di normalità apparente, ecco che torna il mormorio e Z disobbedisce una seconda
volta all’ipnologo. Anche ora dice di mettersi in contatto con loro e qui
avviene un fatto inaspettato: Z cambia tono di voce (in genere parla piano e
timidamente) e assume un piglio duro, deciso e parla per interposta persona
(M=Moretti):
Z:
“Terrestre! Parla!”
M:
“Vi farete vedere?”
Z:
“Ogni cosa a suo tempo: lo so, è ora che ci facciamo vedere”.
M: “Vi farete
vedere da noi che siamo qui ora?”
Z:
“A noi interessano molte persone che ci capiscano; non riusciamo a
convincere questo terrestre a non avere paura di noi. Non abbiate timore: tempo
al tempo! La nostra lingua è capita solo da lui. Voi non riuscirete mai a
capire niente. Non risolvete niente in questi casi. Credere o non credere non
vuol dire nulla: ogni cosa a suo tempo. Tanti non rideranno più di questo
terrestre: per noi vuol dire tanto”.
M:
“Ma noi vogliamo aiutare…”
Z:
“Sappiamo già che volete aiutare e noi, a suo tempo, ci faremo vedere.
Chiudiamo il contatto”.
Dopo quanto
affermato con voce ferma e perentoria, Z ritorna a parlare timidamente e dopo
aver risposto ansimando ad alcune domande di conferma del Dr.Moretti, questi
decide che la seduta deve terminare e sveglia Z dal sonno ipnotico.
Con unanime
decisione, suggerita dal Dr.Moretti, nulla di quanto detto sarà divulgato, per
il momento.
Come sempre,
dubbi ed incertezze continuano a persistere e nemmeno le tre perizie
psichiatriche sono in grado di dare un giudizio definitivo su questa complicata
vicenda.
Il tempo
passava e nessuno riusciva a risolvere il caso Z, dando una spiegazione
definitiva a quanto accaduto. Chi si interessa di UFO e di rapimenti alieni, sa
che a questi avvenimenti è difficile mettere la parola fine.
L’estate 1980
sarà caratterizzata dall’ultimo incontro documentato di Z (il 6°, del secondo
tipo, secondo la classificazione di Hynek). Infatti il 13 agosto 1980 Z avverte
il solito impulso di andare sulle alture dell’entroterra di Genova. In ditta se
ne accorgono perché lo controllano a vista e qualsiasi movimento viene recepito
e seguito. Così quando Z si muove, comincia l’operazione-inseguimento da parte
dei suoi colleghi.
Z raggiunge
il piazzale di Rossi, la sera (dove era già stato il 14 febbraio 1980),
scende dalla macchina e rimane ad osservare il cielo per una buona mezz’ora;
poi riprende la macchina e ritorna verso Genova.
L’incontro
dunque non fu fisico, ma telepatico, probabilmente perché la presenza dei
colleghi ha impedito all’astronave di prelevarlo per continuare il contatto.
Ovviamente Z
fu sottoposto alla settima ipnosi da cui, in effetti, non si riuscì a sapere
molto di quanto accaduto. Sì, racconta del suo viaggio a Rossi, nota i suoi
colleghi che lo attendono al passaggio, ma poi gli astanti hanno l’impressione
che la mente di Z sia pilotata e che lui obbedisca a degli ordini.
Il Dr.Moretti
approfitta di questa seduta per chiedere a Z notizie della sfera, se per caso
l’ha nascosta da qualche parte, se si ricorda dove…
La risposta
che Z dà lascia tutti allibiti: “Tixel”…; ad ogni domanda ormai risponde “Tixel, domanda
negativa per voi”…
Il Dr.Moretti
prova e riprova in molte maniere, con domande formulate in modo diverso,
facendo appello al suo ascendente di ipnologo, ma la risposta è sempre la
stessa: “Tixel”..
Dopo molti
tentativi si viene comunque a sapere che Z ha la sfera, ma non sa dove. Dice:
“Sono convinto di averla da qualche parte, ma non ricordo”.
Ecco, con
questa ultima ipnosi termina ufficialmente l’avventura di Pier Fortunato
Zanfretta, fortunato sì di nome, ma evidentemente non di fatto…!!!
Dal 1980 ad
oggi, molte cose sono cambiate nella sua vita, sia familiare che lavorativa: ma
penso che queste facciano parte dell’avventura che è la Vita.
Emilia Ventura-Balbi
Adattamento ed impaginazione a cura di
Giorgio Pattera
Coordinatore Regionale C.U.N. Emilia
NOTA: alcune immagini postate nel
corso del testo sono tratte dalle pagine del libro di Rino Di Stefano, di cui
al sottostante riferimento e come riportato nella scansione della copertina.
Ringraziamo l’amico Rino per la fattiva disponibilità.
SPECIALE: PIERO ZANFRETTA in
conferenza a Parma nel 2017; di seguito il link diretto della
videoregistrazione della sua relazione:
https://www.youtube.com/watch?v=P6N81mfxGPM
RIFERIMENTI:
BIBLIOGRAFIA:
Rino Di Stefano - Il
caso Zanfretta, la vera storia di un incredibile fatto di cronaca Stampato
da CreateSpace, 2014, VI Edizione, pp. 312, ISBN 9781508650010 (eBook Kindle ISBN 9788890965029)
Jimmy Guieu - Nos maîtres les extraterrestres -
Presses de la Cité 1992, pag.96