“Solo se sei pronto a considerare possibile l’impossibile,

sei in grado di scoprire qualcosa di nuovo”.

(Johann Wolfgang Goethe)

“L’importante è avere un pensiero indipendente:

non si deve credere, ma capire”

(Hubert Revees)


“L’Uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”

(Hubert Revees)

domenica 19 luglio 2020

IL VISCHIO (Viscum album), questo misconosciuto…




di Giorgio Pattera
  
Il VISCHIO (Viscum album) è un piccolo arbusto, parassita perenne a foglie sempreverdi, con bacche di colore bianco-madreperlaceo; cresce affondando le radici nella corteccia degli alberi a foglie caduche, specie dei meli, ma a volte anche delle conifere. 




Le antiche tribù celtiche, insediate originariamente (VIII-III sec. a.C.) in un bacino del nord-Europa corrispondente alle odierne Germania meridionale, Francia orientale e Svizzera settentrionale, riservavano al Vischio un’attenzione tutta particolare, tanto da considerarlo una “pianta magica”. Deputati allo studio ed all’interpretazione della natura e delle leggi del Cosmo erano i DRUIDI (“sapienti delle querce”, dal greco drus = quercia e dall’indo-europeo *wid = sapere), sacerdoti ma anche uomini di scienza e conoscenza; attributi coesistenti in tutte le civiltà antiche, in cui i “saperi” erano collegati fra loro ed unificati nella stessa figura. I Drùidi, pertanto, erano al contempo medici, maghi e astronomi, anche se va ricordato che l’uso che questi facevano del cielo (e soprattutto delle dodici costellazioni zodiacali) era diretto solo in minima parte a scopi astrologici. Inoltre conoscevano molto bene una gran quantità d’essenze vegetali: le piante “sacre” per eccellenza erano la quercia, l’agrifoglio e soprattutto il Vischio.



 Scrive Plinio il Vecchio (I sec. d.C.) nella sua Naturalis Historia: “Il Vischio veniva staccato dalle querce solo con un falcetto d’oro e raccolto in un candido manto di lino, affinché non perdesse i suoi “poteri magici”, nel corso d’una grande funzione che veniva celebrata durante il solstizio d’inverno dai Drùidi biancovestiti, mistici sacerdoti della religione celtica”.



Questo meticoloso e solenne rituale in onore del Vischio era così celebrato dai Drùidi, antichissimi “filosofi della natura”, in quanto tenevano questa essenza in massima considerazione, conoscendone le proprietà terapeutiche. Le bacche, spremute da fresco, producono un succo contenente AMMINE (colina, acetilcolina e viscotossina), tre sostanze che abbassano temporaneamente la pressione sanguigna. Le foglie di Vischio inoltre, ridotte in poltiglia, leniscono i dolori dell’ulcera maligna e nella medicina popolare il Vischio era considerato utile per curare la sterilità femminile, gli attacchi epilettici, l’acufene, l’arteriosclerosi e i disturbi della menopausa. La popolazione inoltre lo riteneva capace di “domare gli incendi” (?) e per questo ne appendevano alcuni rametti o piccole ghirlande sulla soglia delle case e dei fienili.


Recentemente l’industria farmaceutica ha mostrato grande interesse nei confronti del Vischio, ma è probabile che i Drùidi avessero già intuìto le sue proprietà antitumorali: in studi sperimentali di oncoterapia, infatti, si è dimostrato che il Vischio possiede la capacità di inibire la crescita delle cellule neoplastiche. Le Lectine (altre sostanze contenute nel Vischio), somministrate sotto forma di iniezioni, possono esercitare un’azione favorevole nel trattamento di alcuni tipi di tumore non operabile. Sembra anche che gli estratti di Vischio agiscano da stimolanti sul sistema immunitario dell'organismo, specialmente sull'attività del timo. Gli infusi di rami e foglie esplicano azione citostatica e possiedono proprietà ipotensive, emodepurative e calmanti. Questa pianta è una fonte di composti cardiotonici, che risultano molto utili nella cura delle affezioni a carico del sistema circolatorio. I dosaggi devono essere sempre centellinati, perché le bacche contengono dei principi tossici per il corpo umano: infatti, se ingerite in grandi quantità, possono procurare serie gastroenteriti.


Gli animali non vengono generalmente intossicati dal Vischio, dato che la pianta cresce sui tronchi, troppo in alto per poter essere brucata; gli uccelli invece si nutrono volentieri delle bacche, senza risentire alcun effetto negativo. Particolare attenzione invece occorre riservare alla pianta che, nel periodo delle Festività occidentali di fine anno, viene raccolta e messa in vendita, come antica tradizione beneaugurante: le sue bacche bianco-traslucide possono trarre in inganno i bimbi più piccoli, che possono scambiarle per acini d’uva, con le intuibili gastro-conseguenze…



  
IL VISCHIO e il PAPILLOMA VIRUS (HPV)


Circa il 16% delle donne comprese tra i 17 e i 70 anni risultano positive al Papilloma virus (HPV). La percentuale aumenta fino al 35-54% nel caso di donne con diagnosi di Papanicolaou (Pap test) anomalo e raggiunge il 96% in caso di displasia severa. Esistono 120 tipi di Papilloma virus e solo circa 12 vengono considerati genotipi ad alto rischio, in grado di determinare infezioni dell’apparato genitale (principalmente al collo dell’utero e alla vagina). In generale, queste infezioni vengono efficacemente combattute dal sistema immunitario nel 90% dei casi.

Nelle infezioni da HPV sostenute da ceppi virali più resistenti, già da qualche anno sono in corso ricerche, a livello internazionale, con l’impiego del Vischio, alle quali sono seguiti risultati incoraggianti, ottenuti nell’esperienza clinica di chi, tra i medici, lo utilizza nella pratica quotidiana. A questo proposito, il Dr. Francesco Perugini, nel 2014, poteva affermare: “Una soluzione terapeutica potrebbe essere data dall’uso del Vischio fermentato, un ottimo farmaco utilizzato anche in campo oncologico ormai da oltre 70 anni. Personalmente ho ottenuto ottimi risultati con il Viscum album fermentatum mali, impiegato con o senza argento: numerosissimi studi hanno confermato l’azione immunomodulante di questo preparato. In sintesi, il Vischio contiene lectine citotossiche, viscumina, proteine citotossiche e viscotossine; diverse lectine possiedono un’azione sia citotossica che immunomodulante. La terapia con Vischio induce la necrosi tumorale, aumenta l’attività delle cellule “Natural Killer” e la produzione delle interleuchine 1 e 6. Inoltre attiva i macrofagi, induce l’apoptosi (morte cellulare programmata) delle cellule neoplastiche e protegge il DNA normale durante la chemioterapia”.


E scusate se è poco, aggiungiamo noi…!!!


RIFERIMENTI:


BIBLIOGRAFIA:

AA.VV. – CURARSI con le ERBE – Polaris, 1995
North P.M. – PIANTE VELENOSE – The Pharmaceutical Society of Great Britain, London
M.I.Macioti – MITI E MAGIE DELLE ERBE – Newton Compton / Roma, 1993
A.Chevallier – ENCICLOPEDIA DELLE PIANTE MEDICINALI – Idea Libri / Milano, 1997
F.Stary – PIANTE VELENOSE – Istituto Geografico De Agostini / Novara, 1987


UN “CAPPELLO” INQUIETANTE…

di GIORGIO PATTERA   Il quotidiano “ LA GAZZETTA DI PARMA ” del 15 gennaio 1990 postava un breve ma intrigante trafiletto (integralmente r...