“Solo se sei pronto a considerare possibile l’impossibile,

sei in grado di scoprire qualcosa di nuovo”.

(Johann Wolfgang Goethe)

“L’importante è avere un pensiero indipendente:

non si deve credere, ma capire”

(Hubert Revees)


“L’Uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”

(Hubert Revees)

mercoledì 6 gennaio 2021

LA TEORIA DELLA "MENTE ESTESA"

 



di GIORGIO PATTERA

Perché l'uomo cerca da sempre il contatto con un'entità superiore? Molteplici e contraddittorie sono state le risposte dei teologi, dei filosofi e degli psicologi, lungo i secoli.


I neurologi Andrew Newberg ed Eugene d'Aquili, dell'Università della Pennsylvania, hanno proposto una spiegazione, ad un tempo, semplice e rigorosa: la pulsione religiosa affonda le radici nella neurobiologia. Dopo lunghi studi sulla fisiologia e la funzione del cervello, i due ricercatori americani hanno esaminato con le moderne tecniche di scansione le reazioni di due differenti tipi di persone credenti, buddhisti tibetani e suore francescane. Ciò che hanno scoperto è che, durante gli stati di intensa esperienza mistica, la regione dell'encefalo posteriore viene come sottoposta a un “black-out”, così che "l'assorbimento dell'io all'interno di qualcosa di più vasto non deriva da una costruzione emotiva, ma scaturisce da eventi neurologici". E concludono: "Il cervello umano è stato geneticamente configurato per stimolare la ricerca del Sovrannaturale". Credente o non credente, chiunque intenda indagare la vera natura dell'Uomo si trova di fronte a qualcosa di nuovo, a un'originale delucidazione del cervello e delle sue attività, quando entra in gioco l'esperienza d’un Ente supremo.

I fatti:

Nel corso dell’esperimento del 1999, Newberg chiese ad un gruppo di volontari (composto da monaci buddhisti e suore cattoliche francescane) di lasciare i loro conventi e di meditare in una stanza oscura, presso l’University of Pennsylvania Hospital. Coloro che accettarono, si sedettero in una stanza illuminata da poche candele, con un pulsante in mano ed una flebo fissata nel braccio; dopodiché avrebbero iniziato a meditare o a pregare. Dopo circa un’ora, al momento in cui si stava verificando un picco di trascendenza (corrispondente al raggiungimento del culmine della meditazione o dell’ascesi mistica), i soggetti avrebbero premuto il pulsante. Questo era l’indicazione per Newberg, seduto in una stanza adiacente e collegato all’altro capo del sensore, di somministrare un liquido di contrasto attraverso la flebo. Qualche istante dopo, i soggetti partecipanti all’esperimento vennero sottoposti a fMRI (risonanza magnetica nucleare funzionale), da cui emerse che il liquido radioattivo si era localizzato in una zona del cervello, denominata “lobo parietale superiore posteriore”, che gli autori del test chiamano “area associativa dell’orientamento”, che subito i soliti “media” dissacratori chiamarono “tout court” «IL CERVELLO di DIO».



La medesima reazione venne rilevata nell’identica porzione cerebrale, sia a carico dei credenti sia dei non-credenti. L’area del cervello associata con la concentrazione, la Attention Association Area (AAA) [Area dell’Associazione e dell’Attenzione], mostrava un’accresciuta attività nei soggetti preganti, in confronto a quelli non-preganti.

Ma la scoperta che provocò la maggiore eccitazione, fu che le informazioni neurologiche dirette verso l’Orientation Association Area (OAA) [Area dell’Associazione e dell’Orientamento] si erano grandemente ridotte, o “de-afferentizzate”.

La OAA, situata in cima alla sezione posteriore del cervello, è quella parte responsabile dell’orientamento del corpo nello spazio fisico. Uno dei modi con cui tale orientamento viene determinato, è definire chiaramente i limiti del corpo di un individuo, cioè distinguere quello che è ”l’io” dal “non-io”. Se quest’area non disponesse di alcuna informazione sensoriale per svolgere il suo compito, la logica conseguenza sarebbe che l’individuo non potrebbe determinare dove finisce sé stesso e comincia il resto del mondo.

Si reputò questa mancanza del senso fisico di sé molto simile a ciò che si tramanda a proposito dell’unione mistica con il “Superiore”, senza contare della testimonianza resa dai soggetti meditanti sul loro sentirsi un “tutt’uno” con l’universo.

A questo punto è indispensabile introdurre il concetto di:

STATO ALTERATO DI COSCIENZA

Cosa s’intende, sotto il profilo neuronale e comportamentale, per “stato alterato di coscienza”? Banalmente l’interrogativo viene liquidato con la classificazione “dare di matto” o “essere fuori di testa”: e quest’ultima, anche se banalizzata in modo qualunquistico, è forse quella che si avvicina di più alla definizione scientifica della situazione…

“Andare fuori di testa”, letteralmente, dovrebbe equivalere ad “uscire” da questa: ma “uscire” cosa (impiegando impropriamente l’accezione verbale, in modo transitivo)? Nella testa cos’è racchiuso? Il cervello, che di conseguenza, fisicamente, non può espandersi, perché limitato dalla rigidità della teca cranica. Pertanto si può parlare di “espansione” solo riferendosi ad una delle innumerevoli (e non ancora tutte mappate) funzioni cerebrali, vale a dire la COSCIENZA (o consapevolezza percettiva).

In conclusione: l’espansione della coscienza. Come e quando è possibile esplicare l’espansione della coscienza? Allorché questa, spontaneamente (per dote naturale intrinseca) o mediante sollecitazioni esterne (che vedremo in seguito) “esce” da uno stato “normale” (= nella norma, cioè nel “range” standard delle osservazioni statistico-fisiologiche), per entrare in uno stato “alterato” (dal latino alter = diverso, che non è lo stesso).

«Gli stati alterati di coscienza sono chiavi di accesso per incamminarsi lungo la “trance”, cioè per trans-ire (= passare al di là della normale realtà percepita e dell'ordinario)…».

Ma che cos'è "ordinario" e, soprattutto, cos'è la "coscienza"?...

A queste domande l'Uomo ha sempre cercato delle risposte e nemmeno gli studiosi più accaniti hanno saputo dare una spiegazione. Analizzando il problema ci accorgiamo che tutto questo ha a che fare con quello che noi chiamiamo "Anima", la parte sottile della nostra esistenza che assicurerà, forse, l'eterna permanenza del nostro "Io" in qualche parte degli Universi possibili.

La coscienza e l'anima stanno dentro di noi, mescolate e intrise alla nostra "fisicità", bilocate tra il mondo fisico e quello sottile, al di qua e al di là della materia e dei mondi, tra i quali è possibile stabilire un contatto. Come? Passando “oltre”, calandoci il più possibile in noi stessi, per scoprire il paradosso della vita; l'Universo non è fuori di noi, ma dentro, ed è calandoci dentro che passeremo fuori, al di là di ogni cosa.

In ogni situazione in cui i processi che costituiscono la coscienza (come la memoria, la percezione, l'attenzione, le emozioni) non lavorano più in modo “normale”, si entra in ciò che viene definito “stato alterato dell'ordinario stato di coscienza”. Pur essendo difficile effettuare una netta distinzione tra uno stato alterato e uno stato ordinario, quest'ultimo lo si può considerare come quello stato in cui un soggetto si trova mentre svolge le normali attività della vita quotidiana, è perfettamente consapevole delle azioni che sta compiendo e si rende conto di ciò che gli accade intorno. Lo stato alterato è quello in cui il soggetto non è consapevole dell'ambiente circostante, oppure ha un controllo parziale o nullo dei suoi sensi, a tal punto da percepire in modo “diverso” le sensazioni e tutto ciò che vede o accade.

Essendo una fisiologica condizione dell'organismo, ogni individuo nel corso della propria vita può avere una o più esperienze di “stato alterato”.

In definitiva, si entra in uno stato alterato della coscienza quando si è esposti a quei meccanismi che possono “alterare” (= rendere diverso) il normale funzionamento dell'attività di tutti i processi cognitivi e che determinano, quindi, una modificazione della consapevolezza di sé e del mondo circostante.

"Solo la persona che non satura l’ignoto né con i precetti d’una Religione, qualunque essa sia, né con quelli della cosiddetta Scienza può mettersi seriamente in ascolto dei messaggi che incessantemente pervengono da oltre il confine di ciò che è noto, cercando di interpretarli e decifrarli".

In conclusione, quanto detto dovrebbe far riflettere, specialmente quelle pseudo-istituzioni che si arrogano il diritto, come se fosse tramandato loro per regale concessione, di infangare i fenomeni quantistici insiti nell’Uomo, definendoli “scherzi di natura o fenomeni da baraccone, atti ad abusare della popolare credulità…”.

 

Bibliografia

Andrew Newberg / Eugene d’Aquili - "Why God won’t go away" - 2002 


A.Newberg/E.D'Aquili/V.Rause – “Dio nel cervello”, la prova biologica della fede – Mondadori, 2002 - http://www.psychiatryonline.it/node/3867


Oscar Bettelli - “Il sentiero della conoscenza” - Università di Bologna, 2003



G.Pattera in: “ARCHEOMISTERI” – Giugno 2015


UN “CAPPELLO” INQUIETANTE…

di GIORGIO PATTERA   Il quotidiano “ LA GAZZETTA DI PARMA ” del 15 gennaio 1990 postava un breve ma intrigante trafiletto (integralmente r...