Perché l'uomo cerca da sempre il
contatto con un'entità superiore? Molteplici e contraddittorie sono state le
risposte dei teologi, dei filosofi e degli psicologi, lungo i secoli.
I fatti:
Nel corso dell’esperimento del 1999, Newberg chiese ad un gruppo di volontari (composto da monaci buddhisti e suore cattoliche francescane) di lasciare i loro conventi e di meditare in una stanza oscura, presso l’University of Pennsylvania Hospital. Coloro che accettarono, si sedettero in una stanza illuminata da poche candele, con un pulsante in mano ed una flebo fissata nel braccio; dopodiché avrebbero iniziato a meditare o a pregare. Dopo circa un’ora, al momento in cui si stava verificando un picco di trascendenza (corrispondente al raggiungimento del culmine della meditazione o dell’ascesi mistica), i soggetti avrebbero premuto il pulsante. Questo era l’indicazione per Newberg, seduto in una stanza adiacente e collegato all’altro capo del sensore, di somministrare un liquido di contrasto attraverso la flebo. Qualche istante dopo, i soggetti partecipanti all’esperimento vennero sottoposti a fMRI (risonanza magnetica nucleare funzionale), da cui emerse che il liquido radioattivo si era localizzato in una zona del cervello, denominata “lobo parietale superiore posteriore”, che gli autori del test chiamano “area associativa dell’orientamento”, che subito i soliti “media” dissacratori chiamarono “tout court” «IL CERVELLO di DIO».
La medesima reazione venne rilevata nell’identica porzione cerebrale, sia a carico dei credenti sia dei non-credenti. L’area del cervello associata con la concentrazione, la Attention Association Area (AAA) [Area dell’Associazione e dell’Attenzione], mostrava un’accresciuta attività nei soggetti preganti, in confronto a quelli non-preganti.
Ma la scoperta che provocò la maggiore eccitazione, fu che le informazioni neurologiche dirette verso l’Orientation Association Area (OAA) [Area dell’Associazione e dell’Orientamento] si erano grandemente ridotte, o “de-afferentizzate”.
La OAA, situata in cima alla sezione posteriore del cervello, è quella parte responsabile dell’orientamento del corpo nello spazio fisico. Uno dei modi con cui tale orientamento viene determinato, è definire chiaramente i limiti del corpo di un individuo, cioè distinguere quello che è ”l’io” dal “non-io”. Se quest’area non disponesse di alcuna informazione sensoriale per svolgere il suo compito, la logica conseguenza sarebbe che l’individuo non potrebbe determinare dove finisce sé stesso e comincia il resto del mondo.
Si reputò questa mancanza del
senso fisico di sé molto simile a ciò che si tramanda a proposito dell’unione
mistica con il “Superiore”, senza contare della testimonianza resa dai soggetti
meditanti sul loro sentirsi un “tutt’uno” con l’universo.
A questo punto è indispensabile
introdurre il concetto di:
STATO ALTERATO DI COSCIENZA
Cosa s’intende, sotto il profilo neuronale e comportamentale, per “stato alterato di coscienza”? Banalmente l’interrogativo viene liquidato con la classificazione “dare di matto” o “essere fuori di testa”: e quest’ultima, anche se banalizzata in modo qualunquistico, è forse quella che si avvicina di più alla definizione scientifica della situazione…
“Andare fuori di testa”,
letteralmente, dovrebbe equivalere ad “uscire” da questa: ma “uscire” cosa
(impiegando impropriamente l’accezione verbale, in modo transitivo)? Nella
testa cos’è racchiuso? Il cervello, che di conseguenza, fisicamente, non può
espandersi, perché limitato dalla rigidità della teca cranica. Pertanto si può
parlare di “espansione” solo riferendosi ad una delle innumerevoli (e non
ancora tutte mappate) funzioni cerebrali, vale a dire la COSCIENZA (o
consapevolezza percettiva).
In conclusione: l’espansione
della coscienza. Come e quando è possibile esplicare l’espansione della
coscienza? Allorché questa, spontaneamente (per dote naturale intrinseca) o
mediante sollecitazioni esterne (che vedremo in seguito) “esce” da uno stato
“normale” (= nella norma, cioè nel “range” standard delle osservazioni
statistico-fisiologiche), per entrare in uno stato “alterato” (dal latino alter
= diverso, che non è lo stesso).
«Gli stati alterati di coscienza
sono chiavi di accesso per incamminarsi lungo la “trance”, cioè per trans-ire
(= passare al di là della normale realtà percepita e dell'ordinario)…».
Ma che cos'è
"ordinario" e, soprattutto, cos'è la "coscienza"?...
A queste domande l'Uomo ha sempre
cercato delle risposte e nemmeno gli studiosi più accaniti hanno saputo dare
una spiegazione. Analizzando il problema ci accorgiamo che tutto questo ha a
che fare con quello che noi chiamiamo "Anima", la parte sottile della
nostra esistenza che assicurerà, forse, l'eterna permanenza del nostro
"Io" in qualche parte degli Universi possibili.
La coscienza e l'anima stanno
dentro di noi, mescolate e intrise alla nostra "fisicità", bilocate
tra il mondo fisico e quello sottile, al di qua e al di là della materia e dei
mondi, tra i quali è possibile stabilire un contatto. Come? Passando “oltre”,
calandoci il più possibile in noi stessi, per scoprire il paradosso della vita;
l'Universo non è fuori di noi, ma dentro, ed è calandoci dentro che passeremo
fuori, al di là di ogni cosa.
In ogni situazione in cui i
processi che costituiscono la coscienza (come la memoria, la percezione,
l'attenzione, le emozioni) non lavorano più in modo “normale”, si entra in ciò
che viene definito “stato alterato dell'ordinario stato di coscienza”. Pur
essendo difficile effettuare una netta distinzione tra uno stato alterato e uno
stato ordinario, quest'ultimo lo si può considerare come quello stato in cui un
soggetto si trova mentre svolge le normali attività della vita quotidiana, è perfettamente
consapevole delle azioni che sta compiendo e si rende conto di ciò che gli
accade intorno. Lo stato alterato è quello in cui il soggetto non è consapevole
dell'ambiente circostante, oppure ha un controllo parziale o nullo dei suoi
sensi, a tal punto da percepire in modo “diverso” le sensazioni e tutto ciò che
vede o accade.
Essendo una fisiologica
condizione dell'organismo, ogni individuo nel corso della propria vita può
avere una o più esperienze di “stato alterato”.
In definitiva, si entra in uno
stato alterato della coscienza quando si è esposti a quei meccanismi che
possono “alterare” (= rendere diverso) il normale funzionamento dell'attività
di tutti i processi cognitivi e che determinano, quindi, una modificazione
della consapevolezza di sé e del mondo circostante.
"Solo la persona che non
satura l’ignoto né con i precetti d’una Religione, qualunque essa sia, né con
quelli della cosiddetta Scienza può mettersi seriamente in ascolto dei messaggi
che incessantemente pervengono da oltre il confine di ciò che è noto, cercando
di interpretarli e decifrarli".
In conclusione, quanto detto
dovrebbe far riflettere, specialmente quelle pseudo-istituzioni che si arrogano
il diritto, come se fosse tramandato loro per regale concessione, di infangare
i fenomeni quantistici insiti nell’Uomo, definendoli “scherzi di natura o
fenomeni da baraccone, atti ad abusare della popolare credulità…”.
Bibliografia
Andrew Newberg / Eugene d’Aquili - "Why
God won’t go away" - 2002
Oscar Bettelli - “Il sentiero della conoscenza” - Università di Bologna, 2003
G.Pattera in: “ARCHEOMISTERI” – Giugno 2015