Tentativo di ibridazione aliena o selezione bio-genetica
degli Umani?
di GIORGIO PATTERA
Il gruppo sanguigno rappresenta
una delle numerose e peculiari caratteristiche di un individuo e viene
classificato in base alla presenza o assenza di particolari antigeni sulla
superficie dei globuli rossi. L’esistenza dei gruppi sanguigni, per come la conosciamo
oggi, si deve ad un medico austriaco, Karl Landsteiner, il quale, nel 1900,
osservò che mettendo a contatto il sangue di due persone, questo, a volte,
tendeva ad aggregarsi (fenomeno definito agglutinazione).
Nel 1901 ne definì la causa, classificando i gruppi sanguigni nel sistema AB0 (ABZero). Successivamente scoprì ulteriori fattori, che distinguono i diversi tipi di sangue, tra i quali il più noto ed importante è il fattore Rh, che vedremo in seguito. Secondo questa classificazione, è possibile somministrare trasfusioni di sangue seguendo rigorosi criteri, ma una maggiore attenzione deve essere riservata alla donna in stato di gravidanza, in quanto il feto può incorrere in una grave patologia, denominata eritroblastosi fetale.
Nel 1930 a Landsteiner venne
conferito il premio Nobel.
Per ciascuno di noi il gruppo
sanguigno è determinato geneticamente e non varia nel corso della vita. Le
differenze tra i gruppi sono dovute a frammenti di proteine che vengono esposte
sulla superficie del globulo rosso. Il gruppo A presenta solo proteine di tipo
A, il gruppo B di tipo B, il gruppo AB entrambi i tipi, mentre il gruppo 0 non
presenta nessuna delle proteine.
Queste proteine sono dette antigeni per il fatto di essere riconosciute dal sistema immunitario come estranea al soggetto o potenzialmente pericolosa Il nostro sistema immunitario, sempre pronto ad attaccare qualche fattore estraneo, non si attiva se riceviamo sangue del nostro stesso gruppo, ma scatena un’immediata reazione se riceviamo sangue di un gruppo diverso dal nostro. Per questo motivo, per esempio, il gruppo 0 può donare il sangue a chiunque (in quanto non presenta antigeni), ma lo può ricevere solo da altri individui di gruppo 0.
Un’ulteriore specifica dei gruppi sanguigni è quella del fattore Rh, derivante dalla presenza o meno dell’antigene Rhesus, scoperto nel 1940 in uno studio sul Macaco Rhesus. Questo fattore può essere espresso (Rh+) o non espresso (Rh-) sulla superficie del globulo rosso, influenzando la compatibilità del donatore in maniera simile a quella già descritta. Questi antigeni sono presenti sulla membrana dei globuli rossi e sono costituiti da proteine idrofobiche non-glicosilate. Questo particolare gruppo sanguigno (detto “universale”, in quanto può donare a tutti, essendo privo di qualsiasi antigene) è anche molto raro: l’OMS stima che meno del 10% della popolazione mondiale lo possieda.
Il fattore Rhesus (Rh).
Una teoria che circola “online”
sostiene che il fattore Rhesus-negativo non possa appartenere al genere umano e
che dunque sia di origine extraterrestre. Secondo questa teoria, presente da
anni sul WEB e che negli ultimi tempi sta avendo un picco di visibilità, gli
appartenenti al gruppo sanguigno Rh negativo (Rh-) non sarebbero “del tutto”
umani, ma frutto di ibridazione o di ingegneria genetica mediante tecnologia
appartenente ad entità aliene. In altre parole, si ipotizza che il sangue umano
possa essere stato in qualche modo manipolato da intervento extraterrestre. Il
punto di partenza è il confronto tra le caratteristiche del sangue umano e di
quello dei primati. La nostra specie, in particolare, è l’unica a presentare
(seppur in una minoranza di individui) il fattore Rh negativo, ossia a
manifestare l’assenza di una particolare proteina (un antigene) sulla
superficie dei globuli rossi. Non più del 10% degli esseri umani manifesta
Rh negativo. Questa alterazione sarebbe stata il frutto di un
intervento programmato da parte di una popolazione aliena, che avrebbe operato
sulla Terra per modificare le caratteristiche di una parte degli esseri umani.
Tra gli attuali sostenitori di questa ipotesi ricordiamo i ricercatori Robert
Spehar e Brad Steiger.
Robert Spehar fornisce importanti
indicazioni circa l’enigmatico fattore Rh-negativo:
“Ci sono 612 specie di primati e
sottospecie, riconosciuti dallo IUCN (International Union for Conservation of
Nature), e nessuna ha sangue Rh negativo”. Secondo Spehar, se l’umanità si
fosse evoluta dal medesimo antenato africano, il loro sangue sarebbe
compatibile, invece non è così. Da notare che oltre l’85% di tutti gli esseri umani
hanno sangue Rh positivo, ma, stranamente, tutte le famiglie reali o di potere
hanno sangue Rh negativo. Brad Steiger, noto ricercatore americano, sottolinea
questa caratteristica interessante: se tutte le scimmie hanno sangue Rh
positivo, cosa significa? Che le persone con Rh negativo non discendono, come
le altre, dalle scimmie. Secondo la genetica, infatti, possiamo ereditare solo
proprietà appartenute ai nostri antenati, a meno di non parlare di una
mutazione. Il sangue delle scimmie e dell’uomo, visto che i primati sono i
nostri antenati, dovrebbero essere compatibili, ma non esistono scimmie con
sangue Rh negativo.
E le stranezze non finiscono qui:
le persone con sangue Rh-negativo non sono del tutto ordinarie: la maggior
parte dei soggetti è costituita da guaritori, medium, veggenti ed individui con
insolite capacità mentali.
Caratteristiche dei portatori
dell’Rh negativo:
QI (quoziente intellettivo)
superiore alla media
Temperatura corporea più bassa
Maggiore stabilità mentale ed
emotiva
Colore dei capelli: rosso; colore
degli occhi: blu, verde o marrone chiaro
Ipersensibilità al calore e non
amano il freddo.
Senso di non-appartenenza a
questa dimensione
Tendenza a ricercare la verità
Sensazione di dover compiere una
“missione” nella vita
Spiccate doti di empatia e
compassione
Percettività extrasensoriale
Amore per lo Spazio e la Scienza
Sguardo profondo
Tendenza a fare sogni molto
vividi (sogni lucidi o guidati)
Le donne incinte, di sangue
Rh-negativo e col feto Rh-positivo, durante la prima gravidanza producono una
risposta immunitaria, con formazione di anticorpi anti-Rh negativo. In caso di
successiva gravidanza, sempre che il feto sia Rh-positivo, il sistema
immunitario materno attacca il feto, percependolo come corpo estraneo, dando
origine all'eritroblastosi fetale o malattia emolitica del neonato: gli
anticorpi materni entreranno nel circolo fetale già a partire dal 4º mese e
riconosceranno gli eritrociti fetali come estranei, distruggendoli. Tale
reazione può essere mortale prima o dopo la nascita o portare gravi problemi al
sistema nervoso del nascituro. Solitamente il feto muore tra la 25ª e la 35ª
settimana, se non si interviene con l'exanguinotrasfusione. Perché il loro
stesso corpo attacca i bambini che portano nel grembo, al posto di difenderli?
Perché li percepisce come estranei? Tanti piccoli tasselli che ci portano a
credere che forse non è del tutto infondata la teoria che fa derivare queste
persone da mondi alieni, lontani da noi.
Tutto questo porta inevitabilmente una serie di implicazioni, come ad esempio il fatto che ci sia stata una qualche forma di incrocio tra la nostra specie e qualche essere vivente extraterrestre, da cui deriverebbe l’idea di un’origine semi-aliena per chi è Rh negativo. Secondo vari studiosi (Velikovsky, Sitchin, James, Biglino, Russo, Spedicato ed altri), l’intervento alieno sarebbe attribuibile alla popolazione degli Anunnaki, anticamente insediata in Mesopotamia, con l’intento di creare qui sulla Terra una specie ibrida umano-aliena per acquisire e detenere il potere, a danno degli umani standard. A sostegno di questa tesi ci sarebbe una prova inconfutabile: la netta maggioranza dei potenti e dei governanti della Terra avrebbe fattore Rh negativo. Gli “SCIENTISTI” di turno tentano di smontare queste teorie, che loro chiamano “bufale”, sostenendo che il fattore Rh è stato scientificamente scoperto solo nel 1940: dunque non esistono statistiche affidabili (ma il fatto che non siano ancora state fatte, data la scoperta relativamente recente, non significa che non possano esistere…) circa le personalità che, nel corso nella storia, hanno detenuto il potere sulla Terra. L’unica famiglia potente che certamente, almeno in tempi recenti, ha un’elevata frequenza di esponenti Rh-negativi è la stirpe reale del Regno Unito. La regina Elisabetta II, la sovrana più anziana del mondo (anni 94, 68 di Regno), ad esempio, ha gruppo sanguigno zero Rh-negativo.
In Europa c'è la massima concentrazione di appartenenti al fattore Rh negativo.
In Abruzzo, in particolare a
Pescara, se ne riscontra un’alta presenza, quando a livello globale è meno del
15%.
Una popolazione che contiene una
frequenza insolitamente alta del gene per il sangue RH negativo è quella BASCA
della Spagna nord-orientale. I Baschi hanno la più alta incidenza del gene tra
tutte le popolazioni del mondo. I Baschi parlano anche una lingua
non-indoeuropea e hanno marcatori genetici che precedono l’ascesa
dell’agricoltura.
Quindi, riassumendo: il fattore
Rh, o Rhesus, si riferisce alla presenza di un antigene, in questo caso di una
proteina, sulla superficie dei globuli rossi o eritrociti.
Chi presenta questa proteina
appartiene al gruppo sanguigno Rh positivo; in assenza, all’Rh negativo (Rh-).
Tutt'oggi la popolazione mondiale per l’85% possiede sangue Rh positivo, il
restante 15% Rh negativo.
Quelli con il sangue Rh positivo
discenderebbero "da una scimmia chiamata Macacus Rhesus”, molto
probabilmente compatibile con “homo erectus".
Da dove proverrebbero coloro che
hanno Rh negativo?
Per la Scienza è ancora un
mistero.
Un ricercatore italiano, indipendente e fuori dalle logiche accademiche, Gianluca Sablone, ritiene che la risposta dovrebbe essere cercata a ritroso nel tempo, nei testi Suméri, di cui è studioso.
La comparsa dell’Rh negativo viene collocata dagli Antropologi a circa 35mila anni fa. C'è chi ipotizza possa risultare da una mutazione genetica, ma Sablone smentisce: “ciò che viene di sicuro ereditato da un individuo dai suoi antenati è il sangue, che non è soggetto a mutazione genetica o lo è minimamente”.
Se l'Uomo e la scimmia si sono evoluti dallo stesso antenato e tutti i primati sono Rh positivi, da dove deriva l’Rh negativo? Se gli Uomini primitivi analizzati sino ad ora risultano avere il fattore Rh positivo, da dove derivano gli Rh negativi?
“Se partiamo dal presupposto che
tutti gli esseri viventi possono riprodursi con la propria specie compatibile,
allora perché esistono malattie emolitiche tra Rh + e - ? Gli anticorpi della
madre tendono ad eliminare il feto Rh positivo come il sistema immunitario
agisce nei confronti di un virus. Ma una madre perché mai dovrebbe combattere e
eliminare il suo feto? In nessun caso sul pianeta si verifica questo tra le
specie, tranne nel caso di ibridazione tra cavallo e asino, dalla cui unione
nasce un mulo. Ciò prova che nell'incrocio tra due specie simili, ma differenti
dal punto di vista genetico, ci possano essere problemi di riproduzione”.
La scienza asserisce che si
tratta di mutazione genetica, ma quale sarebbe la causa? Se si tratta di una
mutazione migliorativa, perché il feto verrebbe rigettato? A chi dobbiamo
attribuire questa mutazione? Si è cercato invano una spiegazione o qualcuno
vorrebbe nasconderla?
Si è trascurato di considerare la
possibile esistenza, e di conseguenza la relativa ricerca, dell'uomo-ibrido,
cioè l’anello mancante fra il primate e “coloro” che ci avrebbero modificato.
In ogni caso, per noi,
“l’affaire” Rh negativo resta un mistero. Ma probabilmente le Amministrazioni
degli USA ne sapranno di più, dato che dal 1976 monitorizzano in tutto il mondo
i soggetti con Rh negativo… un motivo ci sarà…
Forse consultando gli antichi
scritti Suméri un giorno avremo la risposta: la ricerca dovrebbe partire dal
“Testo sulla creazione della Terra”, in Suméro “Enuma Elish”…
L’Enūma eliš è un poema teogonico e cosmogonico, in lingua accadica, appartenente alla tradizione religiosa babilonese, che tratta in particolar modo del mito della creazione (la teomachìa, che diede origine al mondo come lo conosciamo) e delle imprese del dio Marduk, divinità polìade della città di Babilonia.
Bene, quanto sopra costituisce una parte della relazione che ho esposto domenica 2 febbraio 2020, nel corso dell’annuale “CONVENTION GALILEO PARMA”, che il Centro Culturale organizza a favore di Soci e Simpatizzanti. In quella data erano ancora agli albori i “rumors” inerenti il Coronavirus, per cui la mia ricerca compilativa era frutto solo di un’ipotesi intuitiva, non ancora suffragata e validata da attestazioni scientifiche. Ma siccome la Verità, come la Natura, non ha fretta, ecco che dopo qualche mese le tanto attese conferme sono puntualmente arrivate e, cosa molto importante, NON DA UNA SOLA VOCE, bensì da numerose Università, non solo italiane, che si sono avvalse di una scienza “asettica” e, quindi, assolutamente non influenzabile: la STATISTICA.
Ne elenchiamo qui alcune sintesi
reperite sul WEB, con i relativi link delle fonti, riportate secondo la
cronologia crescente di pubblicazione.
10 giugno 2020: “I primi
risultati di un nuovo studio, che ha coinvolto 750 mila partecipanti (10 mila
hanno dichiarato di aver contratto Covid-19), condotto dalla società
californiana di test genetici “23andMe” di Sunnyvale, suggeriscono che chi è
del gruppo 0 sembra essere meno suscettibile al Covid-19. Più specificamente,
il sangue di tipo 0 può essere protettivo contro il nuovo virus. I primi
risultati indicano infatti che le persone con sangue di tipo 0 hanno tra il 9 e
il 18% in meno di probabilità di risultare positivi al Covid-19, rispetto agli
altri partecipanti con altri gruppi sanguigni. E coloro che sono più esposti al
coronavirus (come gli operatori sanitari) hanno dal 13-26% in meno di
possibilità di contrarre il virus. La ricerca tende a dimostrare la
suscettibilità (cioè che il gruppo 0 comporta un rischio inferiore di contrarre
il virus) e non la gravità della malattia”.
FONTI:
https://www.medrxiv.org/content/10.1101/2020.05.31.20114991v1.full.pdf
18 luglio 2020: “Un nuovo studio
apparso su “Annals of Hematology” rileva l’esistenza di una relazione
interessante fra COVID-19 e i gruppi sanguigni. I ricercatori del Massachusetts
General Hospital hanno infatti scoperto che gli individui con gruppi sanguigni
B e AB Rh+ mostrano maggiori probabilità di risultare contagiati per il
COVID-19, a differenza di quelli con il gruppo sanguigno 0, che mostrano
probabilità più basse. I ricercatori hanno analizzato 1289 persone adulte
sintomatiche dimostratesi poi positive al COVID-19. I pazienti provenivano da cinque
ospedali americani ed erano stati trattati in questi istituti dal 6 marzo al 16
aprile del 2020. Quello che hanno scoperto è che sembrano esserci più
probabilità di essere infettati dal virus a carico dei soggetti con gruppi
sanguigni B e AB Rh+ in confronto a quelli con gruppo sanguigno 0”.
FONTE:
25 settembre 2020: “Le notizie su
una possibile correlazione tra gruppo sanguigno e probabilità di contrarre il
Covid si rincorrono. Ora si è concluso un altro importante studio, italiano,
condotto dall’equipe degli Ospedali “CARLO POMA” di Mantova e del “POLICLINICO”
di Pavia. Pubblicati sulla prestigiosa rivista internazionale “Vox Sanguinis”,
i risultati dimostrano che effettivamente esiste una correlazione tra gruppo
sanguigno e Coronavirus. In particolare, i soggetti di gruppo 0 avrebbero un
minor rischio di ammalarsi di Covid-19, rispetto ai soggetti appartenenti agli
altri gruppi sanguigni. Questo significativo riscontro è probabilmente
spiegabile con la presenza negli individui di gruppo 0 di anticorpi naturali
anti-A, diretti anche contro il virus SARS-CoV-2, che gli impedirebbero di
infettare le cellule dell’ospite”.
FONTE:
https://quifinanza.it/innovazione/video/coronavirus-gruppo-sanguigno/418473/
18 ottobre 2020: “Secondo recenti
ricerche internazionali pubblicate sulla rivista specializzata "Blood
Advances" il gruppo 0 sarebbe meno vulnerabile al coronavirus. A queste
conclusioni sono giunte le analisi, condotte sulle due sponde dell'Atlantico,
da diversi team di scienziati, che hanno studiato popolazioni diverse. Il primo
studio, realizzato in Danimarca su 7.422 cittadini positivi al coronavirus, ha
osservato meno contagiati tra le persone del gruppo 0: in particolare, solo il
38.4% dei malati era del gruppo sanguigno 0. Il secondo studio viene dal
Canada, dove ricercatori del “Vancouver General Hospital” hanno lavorato sui
dati di poco meno di 100 pazienti di Covid-19 molto gravi. Tra i malati del
gruppo A oppure AB, l'84% ha avuto bisogno del respiratore artificiale, contro
il 61% di chi era dei gruppi sanguigni O oppure B”.
FONTE:
20 ottobre 2020: “Vari studi, in
questi mesi, hanno indagato la relazione tra gruppi sanguigni e incidenza del
Sars-Covid-19. L’ultimo in ordine di tempo arriva dalla “American Society of
Hematology”, pubblicato anche dal “New England Journal of Medicine”. Da tali
ricerche si evincerebbe che esiste un gruppo sanguigno meno esposto al contagio
da Covid-19 rispetto agli altri. I dati dello studio rivelano infatti che il
numero di pazienti positivi con sangue di gruppo 0 risulta molto inferiore
rispetto a quelli con sangue di tipo A, B o AB. La spiegazione di questa
maggiore “resistenza” del gruppo 0 al Covid-19, secondo gli autori della
ricerca, sarebbe dovuta alla presenza nel sangue di isoagglutinina, un
anticorpo che impedisce al virus la penetrazione all'interno delle cellule
(essendo il virus un “parassita obbligato” – n.d.r.). In tal senso si è
espresso anche il dottor Piero Mozzi, laureato in Medicina presso l’Università
degli studi di Parma e noto per aver portato in Italia il regime alimentare del
Gruppo Sanguigno. «Ho accolto con interesse e piacere le ricerche pubblicate
sulla rivista “Blood Advances” riguardo il legame tra gruppo sanguigno e Sars-Covid-19»,
ha dichiarato Mozzi. «Erano già apparse altre ricerche a Wu-Han, in California,
in Israele e anche in Italia, per valutare la relazione tra gruppi sanguigni e
incidenza del Sars-Covid-19».
FONTE:
23 ottobre 2020: “Le persone del
gruppo sanguigno «0» avrebbero il 20% di rischio in meno di contrarre il virus
rispetto a quelli del gruppo A e AB, per i quali il rischio è piuttosto
elevato. Lo afferma Jacques Le Pendu, direttore della ricerca presso
l'Università Inserm di Nantes Francia). Non è la prima volta che si osserva la
correlazione tra gruppo sanguigno e Coronavirus: i ricercatori di Hong Kong
l'avevano già rilevata, nel corso dell’epidemia di SARS (un altro Coronavirus a
RNA, per l’85% geneticamente simile al Covid – n.d.r.) quindici anni fa”.
FONTE:
11 novembre 2020: “A dare il
proprio contributo scientifico sul tema anche un’approfondita indagine
dell’Università di Torino. Da questo studio emerge una possibile correlazione
tra la presenza di alcuni antigeni (HLA, il sistema genetico che regola il
sistema immunitario nell’uomo) e una maggiore predisposizione all’infezione da
Covid, come pure al suo peggioramento nel decorso della malattia. La ricerca è
stata appena pubblicata su “Transplantation”, una delle più autorevoli riviste
scientifiche al mondo. Lo studio ha acquisito i dati sui pazienti
Covid-positivi a marzo 2020 nel registro di sorveglianza epidemiologica del
Dipartimento Malattie Infettive dell’Istituto Superiore di Sanità. Il paniere
d’indagine riguarda ben 56.304 persone, quindi una fetta piuttosto ampia”.
FONTE:
15 novembre 2020: “Gruppo
sanguigno zero: un alleato contro il virus".
Giorgio La Nasa, Oncoematologo
cagliaritano: «Esistono numerosi studi che indicano chiaramente un'interazione
del gruppo sanguigno sulla risposta all'infezione da Covid-19. Il gruppo zero è
sicuramente più protettivo». Giorgio La Nasa, direttore del dipartimento
Scienze mediche e Sanità pubblica dell'Università di Cagliari e della struttura
complessa di Ematologia dell'Ospedale “G.Brotzu”, ci accompagna in una
frontiera che può essere di grande aiuto per capire meglio il virus che ha
sconvolto il mondo”
FONTE: