di GIORGIO PATTERA
All’epoca degli incredibili
eventi che stiamo per ricostruire, le notizie in tempo reale, che oggi
imperversano grazie agli smartphone ed ai social network, erano appena agli
inizi, ma per fortuna, di noi “inquirenti del Mistero”, la comunicazione “voce
a voce” (il paese è piccolo e la gente mormora…) funzionava sempre, anche se un
po’ lentamente…
L'accaduto risale al 15 luglio
2007, ma ci è pervenuta notizia solo il 31 agosto successivo.
La zona è quella di Pezzolo, nel
Comune di Tavazzano con Villavesco (LO).
Le coordinate rilevate con GPS
sono: 45° 15' 54” Nord; 9° 21' 28” Est.
https://it.wikipedia.org/wiki/Tavazzano_con_Villavesco
Relazione tecnica del sopralluogo effettuato il 1° settembre 2007
A poco più di 2 Km. da Tavazzano,
incastonato come un cameo verdeggiante fra due linee ferroviarie quasi
parallele, in località Pezzolo (frazione del succitato Comune) è situato un
piccolo bosco di pioppi, di forma trapezoidale, che mostra evidenti segni di
qualcosa che si è appoggiato sugli alberi, ma esclusivamente su quelli più
interni, dato che di quelli perimetrali solo alcuni sono stati toccati.
Al primo esame si nota come non
vi siano segni di bruciature o tagli effettuati da intervento umano; gli unici
segni di origine umana sono alcuni rami segati ed accatastati sul bordo della
stradina che costeggia il bosco, per non intralciare il passaggio dei mezzi di
lavoro (il vialetto, a fondo cieco, conduce ad una cabina di trasformazione
della TAV, già attiva: la linea elettrica della ferrovia in completamento,
infatti, è già sotto tensione).
Gli esemplari siti all’interno
del pioppeto sono spezzati, non tutti alla stessa altezza da terra, ma nessuno
presenta segni che facciano presumere un qualsivoglia intervento umano. Inoltre
quelli investiti dal fenomeno presentano come una specie di “venatura”, che
dalla base del tronco sale sino alla cima; alcune parti di alberi (cime, rami,
porzioni di tronco o altre), che dovrebbero rinvenirsi a terra, sono
introvabili, come volatilizzate o asportate.
Alcuni alberi, che prima erano
dritti, ora sono piegati: in parte guardano in un verso, mentre altri nel verso
opposto.
Le 3 schermate satellitari
riprese da Google mostrano la posizione del sito. L'ultima è un ingrandimento,
ma non mostra lo stato di sfacelo osservato nella data citata: come si nota,
gli alberi sono ancora tutti integri, in fila, vivi e vegeti; sicuramente la
cartografia di Google non era aggiornata.
1^ IPOTESI
Probabile semi - impatto da OVNI
?
Il filmato in questione mostra,
anche se sommariamente, la zona ove si presume sia impattato un oggetto volante
di probabile matrice non terrestre, che poi sia riuscito a rialzarsi in volo.
Sosteniamo “non terrestre”, in quanto, in base alle più elementari cognizioni
aeronautiche, non si conosce attualmente un “nostro” aeromobile in grado di
subire un impatto così violento, riportare di conseguenza danni ingenti alla
struttura aerodinamica e riuscire a ricostituire l’assetto di volo, senza
precipitare: il tutto nell’esiguo spazio di ~ 100 m. Non esistono tracce a
terra di pneumatici, cingoli o altro, che possano far pensare ad intervento
umano; non sono stati rinvenuti frammenti metallici o di altri materiali, che
possano far risalire all'oggetto che ha determinato tale impatto e, ovviamente,
tale devastazione. L'unico punto in comune con un avvistamento OVNI, avvenuto
circa un anno fa a circa 1 km. di distanza in linea d'aria, è dato dalla
presenza di grandi fonti di energia elettrica. Nel 2006 apparve vicino alla
centrale ENEL di Tavazzano un OVNI, che dapprima fluttuò e poi partì
velocemente, sparendo quasi subito; testimoni dell’avvistamento furono più
persone, fra cui alcuni tecnici della centrale (cfr. testimonianza più avanti).
Questo tratto di bosco ha circa
le dimensioni d’un campo di calcio e si trova abbastanza isolato dal centro
urbano, fra due linee ferroviarie. All'analisi obiettiva si osservano
chiaramente le cime degli gli alberi sfilacciate, come se fossero state
“strappate” dall’alto, ma non tutte alla stessa altezza da terra. (1) Gli
esemplari colpiti mostrano una sorta di “venatura” che percorre
longitudinalmente tutta la pianta, dalla base del tronco fino alla cima, come
se il parenchima vegetale si fosse prima gonfiato e poi esploso.
Un fenomeno simile è già stato riscontrato
(e, in scala ridotta, riprodotto anche in laboratorio) in occasione
dell’esposizione di fito-tessuti ad intenso irraggiamento mediante microonde,
per tempi brevissimi. Da noi espressamente coinvolti ed accompagnati “in loco”,
alcuni docenti della facoltà di Agraria dell’Università Cattolica di Piacenza
hanno attentamente visionato i pioppi, escludendo l’attacco di micromiceti od
insetti parassiti, che potrebbero averne determinato l'indebolimento, prima, ed
il crollo, poi (cfr. referto analitico allegato).
Consultata anche la stazione meteo competente per territorio, si sono potute escludere anche altre ipotesi, come quella di turbini di vento, trombe d'aria ed altri eventi atmosferici (es. fulmini, data l’assoluta mancanza della benché minima bruciatura e, nel periodo indicato, di condizioni meteo imputabili, quali precipitazioni violente o grandinate). La disposizione “a strappo” palesata dalle cime e dai tronchi degli alberi giustifica l’ipotesi che “qualcosa” di solido, proveniente dall’alto, ha interagito con le porzioni medio-alte dei pioppi; qualcosa che in seguito si è “liberato” ed ha proseguito la sua corsa, ma non certo verso terra. Solo la parte centrale dell’appezzamento ha subìto le conseguenze dell’impatto, proprio come se il contatto fra le piante ed il velivolo d’origine ignota fosse avvenuto a livello di alcune componenti dello stesso (volendo confrontarlo con qualcosa di “normale”, le porzioni inferiori della fusoliera, delle superfici alari ed i carrelli).
Diversi alberi di varia mole ed
età presentano evidente piegatura del fusto, effetto che si otterrebbe solo con
tiranti fissi, ma non in due settimane; inoltre alcuni guardano verso Nord ed
altri verso Sud...
Da notare come solo gli esemplari
all'interno del boschetto siano strappati in sommità, mentre quelli all'esterno
(perimetrali) non hanno subìto danni né presentano la “venatura”. Solo un paio
hanno ceduto, ma solo perché si trovavano fra il ciglio della strada e il
fossato laterale.
(1) = Volendo esemplificare, anche se in maniera alquanto “prosaica”, potremmo assimilare l’azione subìta dai fusti dei pioppi al procedimento che si attua sui gambi del comune “sedano” (Apium graveolens) per asportarne i filamenti più fastidiosi al consumo da crudo (“sfilacciatura”).
Perché l’ipotesi OVNI ?
In apertura ci siamo definiti
“inquirenti del Mistero” ed allora abbiamo adottato, in parte, la “forma
mentis” degli investigatori istituzionali (quelli “seri”, con tanto di
distintivo…), secondo cui “chi delinque è portato a tornare sul luogo del
crimine”… No, non siamo impazziti: la statistica, applicata alla casistica
degli avvistamenti, in questo caso è di valido aiuto nella formulazione delle
varie ipotesi, per cui siamo andati (con pazienza ed un po’ di fortuna, che non
è mai di troppo) a verificare se in zona ci fossero stati precedenti fenomeni
riconducibili ad attività UFO: e li abbiamo trovati…
AVVISTAMENTO a TAVAZZANO (LO)
Nella casistica registrata dal
Sig. Monticelli (all’epoca dell’evento figurava corrispondente CUN per Piacenza
e zone limitrofe), troviamo la seguente segnalazione:
ANNO: 1991
MESE, GIORNO ed ORARIO: non
precisati
CLASSIFICAZIONE: luce notturna
LUOGO: Tavazzano (oggi provincia
di Lodi), 20 km. circa da Piacenza
DESCRIZIONE: in località
Tavazzano, presso la Centrale dell’ENEL (distante in linea d’aria non più di 2
km. dal pioppeto di Pezzolo, n.d.r.)), viene notata una luce bianca in
movimento, prima lento, poi veloce, ad un’altezza di circa 20 m. da terra.
La locale Stazione dei
Carabinieri, allertata da alcuni cittadini, preoccupati testimoni dell’insolito
fenomeno, trattandosi di un “obiettivo sensibile di pubblico servizio”, invia
alla Centrale ENEL un’auto-pattuglia ed uno dei militari conferma d’aver osservato
(confidenza raccolta da un nostro iscritto) “...una strana luce verde, che si
spostava con movimenti non convenzionali...”.
Al rientro della radiomobile in
Caserma, tuttavia, gli viene consigliato dai superiori di “...riportare sul
verbale di non aver visto alcunché d’insolito...”.
Lo stesso Militare ha un
fratello, anch’egli Carabiniere di carriera, che il 3 agosto 2001 (data del
clamoroso avvistamento di Monselice) era in forza proprio nella Stazione della
cittadina veneta, teatro del supposto caso di doppia “abduction”, rimbalzato su
tutta la stampa nazionale.
Incuriosito dalle possibili analogie fra quel caso e lo strano avvistamento di cui era stato involontario testimone oculare dieci anni prima, il Carabiniere contatta il fratello, chiedendogli se può fargli avere copia del verbale del “caso Monselice”, essendo a conoscenza che i commilitoni di quella Stazione erano intervenuti (e di conseguenza avevano redatto l’apposito verbale, in dotazione all’Arma dal 1978). Il fratello gira la richiesta ai superiori, i quali rispondono che “...il verbale in oggetto si trova già negli USA...”. Gli fu consigliato, in ogni caso, di “...non fare più domande in proposito, se intendeva continuare a far carriera nei Carabinieri...”.
Il COVER-UP è servito !
Aggiungiamo qui una doverosa
considerazione, rivolta a coloro (e sono sempre tantissimi) che contestano il
fatto che sia trascorso un intervallo di tempo troppo lungo (16 anni) tra
l’avvistamento presso la centrale ENEL e il mistero del pioppeto “scalpato”.
Troppo tempo, quindi, per mettere i due eventi in correlazione ed ipotizzarne
la comune matrice E.T. Pertanto andrebbero classificati come “mera casualità”…
A questa osservazione (logica, per i “nostri” parametri) rispondiamo che, in
un’ipotetica dimensione non terrestre, il concetto di “tempo” ed il suo
scorrere molto probabilmente seguono parametri differenti da quelli in essere
sul nostro Pianeta (cfr. caso del Caporale Valdès. Cile, 1977).
IPOTESI ALTERNATIVA
Tromba d’aria ?
Per non essere tacciati di
paranoia [ “…quelli (riferito a noi Esobiologi, n.d.r.) vedono UFO
dappertutto…”)] e per distinguerci dai mitomani che gridano “all’UFO, all’UFO
!” indicando il pianeta Venere in eccezionali condizioni di luminosità, siamo
soliti seguire il protocollo Galileiano e formuliamo sempre un’ipotesi
alternativa, purché sostenibile fino a prova contraria. In questo caso l’unica
che si potrebbe chiamare in causa è il fenomeno della cosiddetta “tromba
d’aria” (alias “tornado”, in termine anglofono), ma come vedremo così non può
essere. Dal semplice confronto con un episodio apparentemente simile, accaduto
in Toscana l’anno precedente (2006), si evince come le conseguenze a carico
degli alberi (faggi, nella fattispecie) siano state del tutto diverse. Infatti
nel caso del Monte Amiata (cfr. articolo de “IL TIRRENO” del 31 maggio 2006) i
tronchi delle piante sono distesi al suolo (e non ritti, ma “sfilacciati” nella
parte superiore, come a Pezzolo) ed appaiono SRADICATI, cioè con l’apparato
radicale portato completamente all’esterno della superficie del terreno (cfr.
foto relative).
Pertanto, mentre nel caso di
Pezzolo (per fortuna) la stampa non è riuscita ad impossessarsi in tempo della
notizia, per darne ampio (ed enfatico) risalto e vendere così qualche copia in
più, a scapito del proprietario del boschetto, che avrebbe dovuto subire
l’invasione di orde di “UFOMANI & UFOFILI” in cerca del “ricordino
extraterrestre”, il Monte Amiata ha fatto parlare di sé più che
abbondantemente, attirando orde di quegli stessi “invasati” che, a metà degli
anni ’70, si riunirono sul vicino Monte LABRO, per attendere “l’atterraggio dei
Venusiani” (!).
DULCIS IN FUNDO…
Siccome anche noi, “inquirenti
del mistero”, ci siamo indegnamente equiparati agli investigatori
"seriosi”, per continuare ed approfondire le indagini siamo tornati più
volte in zona. Ma, non senza sorpresa, il successivo 6 ottobre (83 giorni
dall’evento) uno spettacolo desolante apparve ai nostri occhi: tutto
l’appezzamento, coltivato a pioppo, ERA STATO RASO AL SUOLO con ruspe e pale
meccaniche ! Non erano stati tagliati solo gli esemplari colpiti dalla
“sfilacciatura”, azione comprensibile per evitare che le fibre legnose non
protette dalla corteccia venissero attaccate da parassiti o marcissero per le
precipitazioni, rendendo così non commerciabile il legname (2), ma addirittura
anche tutti i pioppi perfettamente integri…
Abbiamo provato a chiedere agli
operatori del disboscamento il motivo di quella repentina e, apparentemente
immotivata, “tabula rasa”, ma la risposta (biascicata a bocca torta) è stata:
“A noi è stato detto di fare questo, noi lo facciamo e basta”… Più eloquente di
così…!
A questo proposito voci di corridoio sussurrano che il proprietario del pioppeto sia stato “invitato” da non meglio qualificati “personaggi” a radere al suolo l’intero appezzamento, formalmente per evitare l’avvicendarsi degli immancabili fanatici, a caccia di “reliquie” aliene… Un consiglio “da amico”, dunque. O meglio, parafrasando il regista F.F.Coppola, gli era stata fatta una proposta “che non poteva rifiutare”…
(2) = E’ frequente in agraria coltivare sia grandi che modesti
appezzamenti di terreno a pioppo, in quanto il suo legname pregiato, molto
flessibile, è il più usato nell'industria cartaria, ma anche per la
fabbricazione di listelli e pannelli di compensato, cassette da imballaggio,
fiammiferi, ecc. La resa è alta, essendo una pianta poco esigente ed a
rapidissima crescita. In natura il pioppo può arrivare a vivere fino a 200-400
anni… salvo “sfilacciature”, ovviamente…!!!