Tributo a Luciano Gianfranceschi (ci ha lasciato nel luglio 2020)
Per tranquillizzare coloro che
temessero, avendo seguito finora il nostro blog ed avendone intuìto (ce lo
auguriamo) il taglio prettamente scientifico, anche in occasione di argomenti
controversi e/o “scomodi”, che il sottoscritto sia stato contagiato non dal
CoVid-19 (o SARS-CoV-2), ma dall’ormai sempre più dilagante ed incurabile
“VIRUS DEMENTIAE”, a fronte del titolo di questa ricerca, dirò che il presente
lavoro NULLA ha da spartire con la galoppante “sindrome della Terra Piatta”…
Anche perché, se così fosse, le
acque di mari, oceani e fiumi “cadrebbero” in un’immensa voragine e non dai
bordi della “pizza”…
Tralasciamo le ironie ed iniziamo il “viaggio”.
«Ciò che non riuscì al leggendario barone Frankenstein sta per essere
realizzato dalla scienza: pianificheremo la nascita di altri Adolf Hitler e di
giovanissime Brigitte Bardot, in numero infinito? Poi correggeremo gli sbagli
della natura e tutti coloro che, come Leonardo da Vinci, fossero “diversi”,
saranno resi ”normali”...» (L.Gianfranceschi).
Questo preambolo sta a
significare che l’Uomo, specie quello di Scienza, non dovrebbe liquidare “tout
court” le previsioni di menti libere, affrancate dai poteri (economico,
militare, politico, religioso) che affossano la fantasia, solo perché non sono
redditizie o addirittura scomode alle istituzioni.
E’ quanto è successo nel caso di
Jules Verne, le cui intuizioni, a dispetto di chi a suo tempo le derideva, si
sono puntualmente realizzate, con una precisione tale da giustificare, almeno
in parte, le parole di Gianfranceschi: “proviamo
per un attimo ad immaginare quanto sarebbe successo, se al tempo di Verne, la
manipolazione genetica fosse stata, come lo è tutt’oggi, in grado di
«correggere gli sbagli della natura, rendendo “normali” coloro che hanno la
disgrazia di nascere “diversi”»...
Jules Verne stava alla
fantascienza (ieri) come l’Ufologia scientifica sta al futuro dell’Umanità
(oggi).
Secondo il nostro pensiero,
infatti, la cultura, al di là e al di sopra di quell’aria di malcelata
superiorità che aleggia intorno ai “vip” dei mass media e dell’intellighentia
nostrani, vuol dire parlare con la gente, scevri da qualsiasi “inquadratura”,
di ogni argomento (purché non fazioso o nichilista!) che rientri nell’ambito
della Vita (reale o presunta), sia su questo che su altri Pianeti: e perché non
dentro al nostro?
Chi non ricorda «Viaggio al centro della Terra», forse il più noto tra i capolavori di Verne, poi tradotto in un film dagli eccezionali (per allora, 1959) effetti speciali?
Cosa c’entra, comunque, tutto
questo con la fenomenologia riconducibile alle tematiche ufologiche?
Facciamo un po’ di storia.
L’ipotesi che la terra sia vuota
all’interno risale alla notte dei tempi. Miti, leggende e tradizioni orali di
molte etnìe affermano e tramandano una simile convinzione: Eschimesi, Hopi,
Maya, Incas, Egiziani e Vichinghi possedevano questa consapevolezza, comune
peraltro ad altre popolazioni europee.
Da un’attenta analisi, infatti,
emerge che nel nostro continente aveva preso il via uno studio serio ed
approfondito sull’argomento già da parte di Ser Edmond Halley, noto astronomo
inglese del XVII secolo.
Egli rimane, a tutt’oggi, il grande pioniere scientifico della “Terra cava”, nonostante il suo nome resti legato alla scoperta della Cometa, così battezzata in suo onore. Da scienziato versatile e poliedrico qual era, non rivolse la propria attenzione solo alle orbite cometarie, ma estese il campo d’indagine anche allo studio della Terra. Dal 1672, in concomitanza con i suoi numerosi viaggi, cominciò ad interessarsi del magnetismo terrestre e delle sue varie anomalie, che il comportamento incostante dell’ago della bussola mostrava. Questo suo studio, in particolare, gli consentì di definire e riportare su carta geografica (1701, la prima al mondo) le isòcline, cioè i punti della superficie terrestre dove, in un certo momento, l'inclinazione magnetica ha uno stesso valore.
Le variazioni anomale del campo
magnetico terrestre lo indussero ad ipotizzare che il nostro pianeta possedesse
più di un polo magnetico: da qui la teoria (formulata nel 1692 ed ancora tutta
da dimostrare) che sotto la crosta terrestre si estendano tanti “gusci”,
concentrici (ma liberi di “scivolare” l’uno sull’altro) e stratificati con un
sistema simile alle “matrioska”.
Poco dopo, le ipotesi di Halley furono confermate dal grande matematico svizzero Leonhard Eulero e dal biologo francese Pierre Louis Moreau de Maupertuis; fu quest’ultimo che, precorrendo i tempi di oltre duecento anni, affermò che la Terra è sì un solido di rotazione, ma che, essendo vuota all’interno, risulta leggermente “appiattita” ai poli per gli effetti dell’accelerazione centrìfuga. Dovremo in seguito attendere la seconda metà del XX secolo per ottenerne conferma, grazie al lancio in orbita dei primi satelliti artificiali.
Giungiamo infine alle straordinarie imprese del Contrammiraglio Richard Byrd della Marina Statunitense, il quale, tra il 1925 ed il 1956, raggiunse per ben cinque volte alternativamente prima il polo artico e poi quello antartico. Durante la spedizione del 1947 (precisamente il 19 febbraio), mentre stava sorvolando con il 2° pilota l’interno dell’Antartico, si accorse che sotto il suo monomotore si stendeva un paesaggio assurdo e fantastico. Comunicò via radio di aver visto sotto di lui, non neve, ma un vasto territorio abbondantemente illuminato, con montagne, foreste, laghi, fiumi e popolato da animali, tra cui uno strano esemplare che sembrava un mammut. Il tutto ad una temperatura di 24 °C (!). Sempre nel gennaio del 1956, dopo aver guidato una spedizione in Antartide, Byrd aveva dichiarato che il suo team aveva esplorato 3.700 km oltre il Polo Sud e, anche poco prima della sua morte, aveva ribadito che esisteva una Terra oltre il Polo, "un incantato continente nel cielo, un mistero permanente della Terra". Poco dopo fu involontario protagonista di un altro incredibile fenomeno: l’aereo si ritrovò al centro di un campo di forze sconosciuto ed invisibile, proveniente da due strani “oggetti volanti” non meglio identificati che lo accompagnavano a breve distanza. Da quel momento iniziò un lungo colloquio, via radio, con i presunti piloti degli UFO, nel corso del quale (non è possibile in questa sede riportarlo dettagliatamente) questi ultimi dichiararono di essere «...entità extraterrestri, da sempre in contatto attraverso le naturali fenditure dei Poli con una loro colonia che viveva, per l’appunto, sotto la crosta terrestre...».
Byrd parlò di quanto gli era capitato durante la spedizione in un'intervista con Lee van Atta, dell’International News Service, tenutasi a bordo della nave comando della spedizione, la USS Mount Olympus.
L'intervista apparve nell'edizione di mercoledì 5 marzo 1947 del quotidiano cileno “EL Mercurio”, dove si leggeva, in parte, quanto segue:
«L'ammiraglio Richard E. Byrd ha avvertito oggi che gli Stati Uniti dovrebbero adottare misure di protezione contro la possibilità di un'invasione del Paese da parte di aerei ostili provenienti dalle regioni polari. L'ammiraglio ha spiegato che non stava cercando di spaventare nessuno, ma la crudele realtà è che in caso di una nuova guerra, gli Stati Uniti potrebbero essere attaccati da aerei che sorvolano uno o entrambi i poli. “Devo avvertire i miei connazionali che è finito il tempo in cui abbiamo potuto rifugiarci nel nostro isolamento e fare affidamento sulla certezza che le distanze, gli oceani e i poli fossero una garanzia di sicurezza”».
Com’era sua consuetudine, annotò immediatamente sul diario di bordo quell’incredibile esperienza, diario che poi consegnò allo stato Maggiore del Pentagono il successivo 11 marzo. Ma da quel momento, per lui, cominciarono i guai (esattamente come succede oggigiorno in casi analoghi): il diario “sparì” misteriosamente, la sua famiglia fu oggetto di pressioni e minacce ed egli stesso, dopo un interrogatorio di quasi sette ore, venne costretto a subire innumerevoli test da parte di un’équipe medica del Top Security Forces.
Appurata l’integrità delle sue
condizioni psicofisiche, venne sottoposto alla strettissima sorveglianza della
NSA (National Security Agency) e gli fu strappato il giuramento al silenzio più
assoluto in merito, per il bene dell’Umanità (?): «...Ricordati che sei un
militare e che quindi devi obbedire agli ordini…».
Fin qui la storia recente.
Oggi tuttavia siamo a conoscenza di qualche ulteriore dato. A partire dal 1966, la NASA, per conto dell’Agenzia di Supervisione “ESSA” (Environmental Science Services Administration), programmò una lunga serie (9) di satelliti meteorologici eliosìncroni, lanciati in orbita polare, allo scopo di fotografare le coltri di nubi e ricavarne così le meteo-previsioni. Fu così che il 6 gennaio 1967, l’ESSA-3 per primo, seguìto il 16 agosto ed il 23 novembre 1968 dall’ESSA-7, entrambi dotati di telecamere “AVCS” (Advanced Vidicon Camera System = trasmettevano immagini “criptate”, decifrabili solo dalle stazioni NASA; n.d.r.), individuarono sui ghiacci eterni della calotta artica un “forame oscuro circolare, in espansione dinamica, dal diametro massimo di 2300 km”. Nei vari passaggi successivi sopra lo stesso punto, i satelliti inviarono altre immagini, che evidenziarono come lo strano fenomeno fosse transitorio: detta “apertura”, infatti, si allargava e restringeva come il diaframma d’una fotocamera, diventando pian piano “evanescente” (non mostrava più, cioè, contorni netti), fino a scomparire del tutto.
Questa situazione (temporanea e aciclica, per cui imprevedibile) potrebbe essere favorita dall’ipotetico assottigliamento della crosta terrestre in corrispondenza delle calotte polari (dovuto alla già citata energia rotazionale del Pianeta) e potrebbe spiegare parzialmente la formazione delle aurore boreali e l’avvistamento effettuato da Byrd, che, in seguito, non ci risulterebbe essere mai stato ripetuto (il condizionale è d’obbligo, vista la “delicatezza” dell’argomento…).
Ma evidentemente l’interesse per
lo studio del Polo Sud non si è mai affievolito, se a tutt’oggi la stragrande
maggioranza delle Nazioni (Italia compresa) continua a mantenere basi
scientifiche permanenti (più o meno segrete) in quello che viene definito
“SESTO CONTINENTE”.
In arancione le nazioni che al 2016 avevano almeno una base Antartica
La Storia, Maestra di Vita, ci ha
insegnato che nel corso dell’evoluzione umana molte brillanti intuizioni sono
state bollate come “eresie” o «sterili fantasie, frutto di menti malate».
Ebbene, oggi un buon numero di
quelle “fantasie eretiche” fa parte integrante della nostra realtà quotidiana e
continuerà ad esserlo anche per il futuro, senza che nessuno gridi più allo
“scandalo”.
E, questo, grazie anche a Jules
Verne...
RIFERIMENTI:
https://it.wikipedia.org/wiki/Isoclina
https://it.wikipedia.org/wiki/Richard_Evelyn_Byrd
https://en.wikipedia.org/wiki/Operation_Highjump
https://science.nasa.gov/missions/essa
https://space.skyrocket.de/doc_sdat/essa.htm
BIBLIOGRAFIA:
Giannini A. – WORLDS BEYOND the POLES – Vantage
Press, New York 1959
Bernard R. – IL GRANDE IGNOTO –
Sugarco 1972
Gianfranceschi L. – UFO, cronache
del mistero - Rusconi 1977