di GIORGIO PATTERA
È facile riscontrare nella fantascienza classica, sia letteraria sia cinematografica, alcuni particolari iconografici che sembrano appannaggio (concetto non del tutto tramontato) dello stereòtipo di “entità aliena”. Quest’ultima, era sì ricostruita mediante tratti antropomorfici, ma qualcosa doveva pur essere mutato, per giustificarne la provenienza extraterrestre.
Ecco allora che l’alieno (o presunto tale) poteva presentare una specie di “trombetta” al posto del naso, le orecchie appuntite a dismisura (caratteristica ereditata da Spock in Star Trek) ed un paio di antennine sulla fronte, a mo’ di “ape Maia”; il tutto non raramente corredato da una variegata appendice caudale. Ed il colore? Beh, come il diavolo non può prescindere dal rosso-fuoco ammantato di nero, così il “marziano” o “venusiano” di turno (negli anni ‘50 non si era ancora usciti dal sistema solare...) mostravano costantemente sul proprio passaporto planetario la connotazione VERDE.
Era logica conseguenza, pertanto,
che in caso di “incidente cosmonautico” (in gergo crash) l’entità aliena
lasciasse sgorgare dal proprio corpo smembrato un liquido, assimilabile al
sangue umano, di colore verdastro e, spesso, luminescente.
Va citato a questo proposito un episodio clamoroso, quello accaduto nella foresta di El Yunque (Porto Rico, teatro da sempre di numerosi fenomeni UFO), datato 19 febbraio 1984 ed indagato da Jorge Martin.
In seguito ad un presunto UFO-crash, reparti speciali dell’Esercito americano che stavano pattugliando la zona della National Rain Forest alla ricerca di eventuali relitti, si trovarono al centro di un’insolita situazione: il motore e le luci della jeep su cui viaggiavano smisero di funzionare, così come la radio ricetrasmittente, gli orologi al quarzo e tutti gli equipaggiamenti elettrici ed elettronici. Contemporaneamente avvertirono un pesante fruscio fra gli arbusti ed un calpestio di foglie secche, che si avvicinava dal profondo della macchia. Viste inutili le ripetute intimazioni ad identificarsi rivolte allo sconosciuto responsabile dello scompiglio, il comandante ordinò di aprire il fuoco sulla vegetazione in direzione dei rumori: almeno tre proiettili sembrarono aver colpito il bersaglio, ma il fruscio non cessò; anzi, crebbe d’intensità, stavolta in allontanamento, per poi dileguarsi. Quando tutto tornò normale, i soldati perlustrarono il perimetro e non senza sorpresa rinvennero sul terreno e sulle foglie tracce d’una sostanza liquida verde e luminescente. È doveroso aggiungere la testimonianza di Eldwin Godoy, tiratore scelto dell’Esercito americano di stanza a Fort Lewis.
Questi sostiene che molti campioni del cosiddetto “sangue verde”, raccolti in diverse occasioni di UFO-crash, sono conservati nei sotterranei della base, dopo essere stati analizzati nel laboratorio dell’Ospedale Militare Madigan Army Medical Center.
All’analisi biochimica si sono rivelati una mescolanza di cellule di sangue umano, di sangue animale e di clorofilla: questi campioni, riposti al buio, emanano una luminescenza verdastra. Fantasia? Può darsi, ma con qualche doverosa riserva; riserva che già il termine fantascienza non può far a meno di suscitare, giacché la fantasia può contare come base di partenza su dati di fatto e la scienza, per fortuna, ha conosciuto e conosce tuttora revisioni a volte sconcertanti: la caduta del dogma geocentrico, ad es., e recentemente l’individuazione del 10° pianeta del sistema solare, lo confermano.
Ma vediamo su cosa si fonda il
nostro assunto.
Gli organismi superiori che
vivono sul nostro pianeta sono dotati d’un sistema interno di vascolarizzazione
più o meno complesso, veicolante un liquido particolare, atto (fra l’altro) al
trasporto di acqua, di elementi nutritivi e del fattore che consente la
respirazione ed il metabolismo cellulare. È noto che nell’uomo e nei vertebrati
tale liquido è di colore rosso per il contenuto in emoglobina, nella quale il
gas trasportato (l’ossigeno) è legato al ferro. In alcuni invertebrati, invece
(Scorpioni, Crostacei e Molluschi: es. Octopus vulgaris, il polpo del
Mediterraneo), il ferro è sostituito dal rame ed allora il sangue si colora in
blu (emocianina, dal greco cuanoV azzurro).
Nei vermi (Sipunculidi) ritroviamo l’emeritrina (incolore) e negli Anellidi la
clorocruorina, di colore verde (dal grecoclwroV =
verde ecruoV = gelo, essendo
quest’ultimi organismi privi di termoregolazione).
Anche nelle piante superiori ritroviamo una molecola del tutto simile all’emoglobina: è la CLOROFILLA, che si differenzia per avere il magnesio al posto del ferro e per il fatto che essa svolge la funzione di sintesi chimica dei carboidrati (amido), tramite l’azione dell’energia luminosa (fotosintesi). La clorofilla, di colore verde, non è circolante, ma fissata nei cloroplasti, piccoli organi disseminati nell’apparato cellulare dei tessuti vegetali.
Vediamo ora quanto di questa premessa può essere applicato al contesto non più della “science fiction”, bensì dell’Esobiologia.
I resoconti dei testimoni relativi a IR3, IR4 e IR5 (limitatamente a quelli attendibili), raccolti nel corso degli ultimi vent’anni, descrivono quasi sempre la presenza di (presunte) entità aliene dall’aspetto umanoide e dalla colorazione grigio-olivastra della pelle, che non indossano né tuta né casco autorespiratore. Inoltre, se possiamo concedere un minimo di credibilità ai cosiddetti “rivelatori” (1) (pur conoscendo la tattica, cui sono costretti, del “...ti dico una verità ed una menzogna insieme: sta a te discernere...”), i resti di queste creature recuperati dai militari in occasione di UFO-crash (Aurora, Socorro, Roswell, Corona, Aztec, Laredo, Albuquerque, ecc.) avrebbero evidenziato all’esame autoptico una struttura interna ad organizzazione più semplice di quanto quella esterna (antropomorfa) indurrebbe a pensare. In altre parole, al posto del cuore e dei polmoni esisterebbe un unico organo “rudimentale” (cristallo? È inevitabile l’assimilazione al quarzo, che possiede la proprietà di oscillare ad una frequenza di risonanza stabile, caratteristica comune al muscolo cardiaco...), che assolverebbe le medesime funzioni del cosiddetto cuore-polmone nel sistema circolatorio degli insetti. Questa affermazione non è frutto di elucubrazioni ufologiche, bensì di elaborazioni su documentazioni tecniche “top secret” effettuate già nel 1966 dalla “Foreign Technology Division” di Wright Patterson.
L’assenza d’un cuore come quello dei Primati può dar adito alla supposizione che il “sangue alieno” sia soggetto quindi ad una circolazione di tipo “linfatico” e che il gruppo prostetico in esso contenuto (clorofilla) serva non tanto al trasporto di gas respiratori, bensì alla sintesi di sostanze energetiche (carboidrati) ed alla rigenerazione cellulare (fondamentale durante la permanenza nello spazio, in assenza di gravità), mediante la radiazione luminosa e l’apporto di anidride carbonica, che sulla Terra non mancano.
La clorofilla, quindi, è in grado di replicare le proprietà chimiche riscontrabili negli organismi animali, non ultima la configurazione sterica del nucleo porfirinico, formato da un anello tetrapirrolico tenuto insieme da ponti metinici (-CH=). L’unica differenza consiste, come abbiamo visto, nell’atomo centrale di Magnesio, al posto del Ferro, ma sempre con una “tetravalenza”. La ripetitività del “legame a quattro” che compare nelle strutture viventi sulla Terra ha già fatto ipotizzare agli scienziati, in alternativa alla chimica del Carbonio su cui si fonda la “nostra” vita, l’impiego del Silicio, l’unico elemento in grado di supportare “legami a quattro” (ovviamente con tutte le limitazioni che ne deriverebbero, perlomeno sul nostro pianeta…). A tal proposito vedi:
https://giorgiopattera.blogspot.com/2021/05/silicio-alieno-o-alieni-al-silicio.html.
E giungiamo finalmente al nòcciolo della nostra ipotesi di lavoro. È interessante notare che nella clorofilla al 4° anello pirrolico è legata una sostanza, il fitolo (presente anche nella vitamina K, che partecipa alla fotosintesi). Se ipotizziamo di sostituire il fitolo con un’altra sostanza, la Biotina (o vitamina H), otterremmo una molecola simile alla precedente, ma forse con qualche prerogativa in più.
Perché proprio la biotina? Per una serie di ragioni, che ora andremo ad illustrare.
La biotina, che fa parte dei cosiddetti fitormoni o sostanze attivanti, si presenta sotto forma di sottili aghi incolori (quindi non maschera il verde della clorofilla); è solubile in acqua ed è stabile al calore, agli acidi ed agli àlcali: al contrario delle altre vitamine, che sono molecole instabili e termolabili. Si rivela molto attiva: diluita infatti a 1:400 miliardi, mantiene ancora la propria azione stimolante. Costituisce il gruppo attivo degli enzimi che accelerano i fenomeni della moltiplicazione cellulare e catalizza le reazioni di fissazione e rimozione dell’anidride carbonica (CO2). Possiede una prerogativa assolutamente unica: a differenza delle altre vitamine con funzione coenzimatica, esplica la sua azione senza alcuna modifica della sua struttura e quindi è praticamente “eterna”. Unica “controindicazione” sta nel fatto che la biotina si decompone sotto l’azione della luce ultravioletta e degli ossidanti forti, fattori entrambi presenti nella nostra atmosfera; la qual cosa presupporrebbe un dispositivo di “schermatura” ad hoc in possesso delle entità aliene, per non vanificare le proprietà davvero straordinarie di questa sostanza. Una curiosità: le “membrane” scure rimosse dalle pupille dei presunti alieni deceduti nel crash di Roswell, erano lenti a contatto? Anche la nostra tecnologia annovera la produzione di lenti a contatto azzurrate << U.V. bloker >>, atte a schermare la radiazione ultravioletta…
Ma c’è di più. Sappiamo che la biotina si può attingere da alcuni alimenti, fra i quali ricordiamo la carne e il latte dei bovini, nonché la carne e le uova del pollame. Inoltre è presente in abbondanza nei tessuti tumorali dell’uomo e degli animali, proprio per la sua prerogativa di accelerare la moltiplicazione cellulare, cui abbiamo già accennato. A questo punto sorge spontaneo l’interrogativo: può sussistere una correlazione fra il fenomeno, ancora inspiegato, delle “mutilazioni animali” (Mysterious Animal Mutilation, M.A.M.) e l’esigenza da parte dei presunti alieni di reperire la biotina negli organi e nei prodotti di questi animali?
Altra domanda: quanti animali sottoposti a mutilazione di organi erano affetti da patologie neoplastiche non ancora conclamate? A proposito del pollame, è giocoforza ricollegarsi al caso di Varzi (PV) del 5 giugno 1983, che abbiamo già esposto nel corso del Congresso Internazionale di S.Marino del 1993 e la cui relazione è stata pubblicata in “UFO Notiziario” n.° 8 del gennaio 2000.
Altra ipotesi da non
sottovalutare, anche se non necessariamente legata al binomio clorofilla-biotina,
è la seguente: nel corso delle M.A.M. si è osservato che la maggior parte degli
organi asportati (pelle, mucose, mammelle, orecchie, intestino e genitali) è di
origine embrionale (ectoderma). Si tratta di cellule indifferenziate
(staminali, come quelle del cordone ombelicale) “totipotenti”, atte cioè a
produrre qualunque tipo di organo, purché indirizzate su di una determinata
linea genetica. Queste cellule, tralasciando l’eventuale contenuto in biotina
(di cui in letteratura non abbiamo ancora documentazione), potrebbero essere
utilizzate dalle presunte “intelligenze” aliene per la costituzione di “cloni”
umani, ibridizzando un ipotetico genoma extraterrestre con quello umano, allo
scopo di ottenere una mutazione più consona a future quanto sconosciute
condizioni ambientali.
Fantascienza? Forse; ma il dubbio
è indispensabile alla Ricerca, quella “pura” :
e solo il tempo sancirà chi, come nel caso di Giulio Verne, aveva
intuito esattamente…
(1) = Si tratta, nella
fattispecie, di due ex-militari USA: Richard Charles Doty (detto “Falcon”,
sergente presso l’Ufficio investigativo speciale dell’USAF alla Base KIRTLAND
di Albuquerque, New Mexico) e del capitano Robert Collins (detto “Condor”),
collega del precedente.
FONTI:
http://www.bigfootencounters.com/sbs/ftlewis1.htm
https://it.wikipedia.org/wiki/Fort_Lewis
https://www.exopaedia.org/Collins%2C+Robert
http://www.usac.it/articoli/casale_ebe/casale_ebe.htm
https://runelore.it/in-evidenza/805-mutilazioni-animali-misteriose.html
BIBLIOGRAFIA
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di CHIMICA BIOLOGICA – Università di Bologna, 1983
Casella / Fornaroli – FISIOLOGIA
UMANA – Università di Pavia, 1970
E.Strasburger – TRATTATO di
BOTANICA – Vallardi, Milano – 1968
U.D’Ancona – BIOLOGIA GENERALE –
Cedam, Padova – 1969
U.D’Ancona – ZOOLOGIA – UTET,
Torino – 1970
S.Ranzi – ISTITUZIONI di ZOOLOGIA
– Ambrosiana, Milano – 1972
M.Sarà – BIOLOGIA e ZOOLOGIA
GENERALE – Cacucci, Bari – 1966
U.S.E.S. – ENCICLOPEDIA MEDICA
ITALIANA – Edizioni Scientifiche, Firenze
GALILEO – ENCICLOPEDIA delle
SCIENZE e delle TECNICHE – SADEA, Firenze - 1966
DOSSIER ALIENI - nn. 14 / 15 –
sett./ott. 1998
UFO Notiziario – n.° 8 – gennaio
2000
“UFO: Segreto di Stato” (Columbia
Tristar Home Video)