GIORGIO PATTERA
“Solo se sei pronto a considerare possibile l’impossibile,
sei in grado di scoprire qualcosa di nuovo”.
(Johann Wolfgang Goethe)
“L’importante è avere un pensiero indipendente:
non si deve credere, ma capire”
(Hubert Revees)
“L’Uomo è la specie più folle: venera un Dio invisibile e distrugge una Natura visibile. Senza rendersi conto che la Natura che sta distruggendo è quel Dio che sta venerando”
(Hubert Revees)
martedì 3 giugno 2025
domenica 25 giugno 2023
UN “CAPPELLO” INQUIETANTE…
di GIORGIO PATTERA
Pertanto la nostra ricerca
si è bruscamente interrotta e si deve limitare ai dati faticosamente raccolti
ed alle interpretazioni personali del sottoscritto, alla luce di quella “Storia
dell’Arte” attinta ai tempi del Liceo Classico.
L’articolo di giornale
termina con la classica dicitura “… si presume che la pietra sia andata
successivamente smarrita…”, che alle nostre orecchie suona molto simile (come nel
caso di quei reperti archeologici “scomodi”,che non si sa come inquadrare) alla
sbrigativa e riduttiva etichettatura di “oggetti di culto”, quando addirittura non
vengono esposti al pubblico, ma accatastati alla rinfusa in polverosi ed oscuri
ripostigli.
Fotografata in laboratorio ed
ingrandita l’immagine riprodotta sul quotidiano, con buona pazienza si è
riusciti a recuperare l’annotazione olografa dello studioso e storico fidentino
Domenico Antonini, il quale, dopo aver constatato “de visu” l’insolito reperto,
in una sua memoria recita testualmente:
“In tempo che si
facevano li fondamenti dei pilastri che sustengonola Terrazza che è tra il
giardino ed il Cortile del Vescovato di Borgo S.Donnino (e fu allora vescovo
Monsignor Gerolamo Bajardi) corse voce che si trovava del frumento nero in
detti fondamenti, … mi portò a vedere come infatti nel fondamento, che si
faceva nel giardino verso la porta del Cortile, a mano diritta all’altezza di
circa quattro brazza cavavano del frumento nero, che vi era alto quattro dita,
e poi dopo il frumento venivano (…?) della terra, e in questa terra vi si trovò
un pezzo di marmo rosso simile al marmo de Verona rappresentante un mezzo
capello su l’idea, che qui sopra si vedeva segnato.
Firmato:Io Domenico
Antonini attesto d’aver veduto il detto capello”.
(Nota in calce al documento: “Questo sig. Antonini vive tuttora più che ottuagenario in questa città di S.Donnino: io attesto Angelo Riccardi questo giorno 4 giugno 1839”).
Certificata quindi la reale
esistenza, “illo tempore”, del suddetto ritrovamento, ci incamminiamo ora nell’arduo
tentativo di attribuirgli un significato, plausibile sì, ma scevro da
preconcetti che, nella storia dell’Archeologia, come detto, si sprecano.
Cosa poteva rappresentare?
Potremmo subito scartare l’ipotesi di un frammento, facente parte integrante (a
mo’ di “aureola”) di una statua raffigurante un Santo: si trovava infatti
sepolto fra “… quattro dita di frumento e della terra…”, senza la minima
traccia del “tronco” statuario o di altri dettagli, atti a risalire
all’identità dell’ipotetico Santo.
Ma anche la più semplice (e
scontata, trovandosi in ambiente ecclesiastico…) identificazione in un banale
“cappello da prete”, in uso tanto allora come oggi, lascia il tempo che trova.
A favore di ciò sta la particolare foggia delle tese, molto spesse, ricurve
verso il basso e delimitanti l’alloggiamento, decisamente minuscolo, per il
cranio di chi lo indossa…
Anche l’ipotesi di
“acquasantiera” o “fonte battesimale”, se osservato capovolto, non regge, in
assenza di traccia del supporto d’appoggio, oltre al fatto della sproporzione
fra i bordi del bacile e la concavità destinata a contenere il liquido.
Qualcuno (e qui ci aspettiamo
le critiche…) potrebbe assimilarlo ad un particolare del dipinto di Paolo
Uccello,“LA TEBAIDE”. L’opera raffigura scene di vita monastica, in cui
si osservano la Vergine, San Bernardo e un gruppo di Monaci che offrono un
sacrificio al Crocifisso. Al centro vi è una grotta, con San Girolamo assorto
in preghiera, innanzi ad un altro crocifisso. Ancora più in alto, San Francesco
riceve le stimmate.
“Ma quello che interessa
maggiormente è un oggetto discoidale, sormontato da una cupola centrale. Esso è
di colore rosso, per cui risalta cromaticamente rispetto allo sfondo scuro. II
movimento dinamico di tale corpoè magistralmente reso dall’artista per mezzo di
piccoli tratti, anch’essi di colore rosso vivo, simili ad una “U” molto
stretta, che rendono l’effetto di una virata repentina dell’oggetto in
questione”, scrisse a suo tempo Umberto
Telarico. In altre parole, il particolare mostrerebbe, secondo gli Ufologi,
quello che apparentemente sembra un “disco volante”,con
tanto di sbuffo che fuoriesce dalla parte posteriore, a indicarne il movimento.
Per gli appassionati, è chiara la
rassomiglianza dell’oggetto con un “moderno UFO”, tipo quello fotografato nel
luglio del 1952 nel New Jersey (cfr. foto).
Invece, per chi mastica
un po’di storia
dell’arte cristiana, non è difficile riconoscere in quell’oggetto un “cappello
da cardinale”(danotare i cordoni con i fiocchi): infatti il
personaggio inginocchiato è San
Gerolamo, il quale, secondo la tradizione, divenne eremita dopo
aver rinunciato alla carica ecclesiastica, per l’appunto, del cardinalato.
E allora? Come
sempre, la Verità assoluta non è di questo mondo, ma nella fattispecie potrebbe
stare “nel mezzo”… Vale a dire? All’epoca cui si fa risalire l’enigmatico
reperto, non esistevano le fotocamere, per cui si poteva raffigurare la realtà
solo mediante il disegno, la pittura o la scultura, gli equivalenti delle attuali
fotografie. Pertanto non è utopistico azzardare l’ipotesi che il “cappello da
prete” sia stato in effetti la trasposizione in una lastra di marmo rosso di
Verona di un “qualcosa” osservato dall’ignoto artista: una “copia dal vero”,
insomma… Così come si trovano descrizioni e ricostruzioni grafiche di “CLYPEI
ARDENTES, TRABES IGNITIAE, DISCOIDES, FAX ARDENS, CHASMA, DOLIUM”negli
antichi testi di Seneca, Licostene,
Giulio Ossequente, Tito Livio, Cicerone, Virgilio, Plinio il Vecchio, Lucrezio,
fino ad arrivare a Benvenuto Cellini.
Ma restiamo disponibili a valutare ogni altra interpretazione: le più grandi scoperte scientifiche sono avvenute per caso, ma riconosciute come tali solo dalle menti aperte e prive di preconcetti.
BIBLIOGRAFIA
ARCHIVIO della CANCELLERIA della CURIA VESCOVILE di FIDENZA (PR)
Don Andrea Ghiozzi – CONTROVERSIE ARCHEOLOGICHE PATRIE – Borgo San Donnino, 1843; pag.152
A.Micheli - MEMORIE STORICHE sulla FONDAZIONE della CITTA’ di GIULIA FIDENZA – Borgo San Donnino, 1840; pag. 27
Tito Livio – ANNALES (Ab Urbe Còndita Libri) – XXI/XXII
Cicerone – DE DIVINATIONE – libro I
Giulio Ossequente – IL LIBRO dei PRODIGI
Virgilio – ENEIDE – libri VIII e IX
Plinio il Vecchio – NATURALIS HISTORIA
Benvenuto Cellini – LA VITA – Napoli, 1728
domenica 4 giugno 2023
RETROSPETTIVA U.F.O. – 1975 L’incredibile “balletto” di luci-smeraldo sull’Aeroporto di Decimomannu
di Giorgio Pattera
Rendo pubblica, affinché non se ne perda la memoria storica, questa “confessione” (anche se tardiva), ricevuta da un conoscente, persona della quale garantisco la massima affidabilità. Gli eventi in oggetto, condivisi solo col sottoscritto, noto al testimone come “addetto ai lavori”, sono alquanto datati, ma comunque minuziosamente dettagliati e di notevole interesse ufologico, oltreché confermati in parte mediante l’incrocio dei dati contenuti nella casistica del C.U.N., di cui sono tuttora Consulente Scientifico.
“Aprile 1975, tra le 01:00 e le 03:00 della
notte. Come anticipato per telefono, riguardo al mio piccolo "segreto"
(che desidero rimanga confidenziale, almeno per ora), gli oggetti avvistati a Decimomannu erano due, durante un turno
di guardia alla pista della base RSSTA-NATO
(Reparto Sperimentale e di
Standardizzazione Tiro Aereo).
Se l'arco visibile di
un oggetto (in teoria, dipendente da vari fattori) a 10 km di altezza è pari a
circa 700 km da un punto sull’orizzonte fino all’orizzonte contrapposto (in
quel caso specifico, dalla Tunisia, verso sud, a quasi la Corsica, verso nord),
alla massima visibilità (e quella notte era particolarmente limpida), dallo
"spuntare" a sud degli oggetti (zona mare tra Tunisia e Sardegna)
fino ad una virata verso l'alto, a 90° (!!), con un raggio di curvatura
estremamente piccolo, avvenuta poco a nord della mia perpendicolare (± 4°- 5°), grossomodo
in corrispondenza del centro-sud Sardegna (poco più a nord dell’aeroporto,
quasi sopra per intenderci), la tratta percorsa doveva essere intorno ai 250 km
(tragitto rilevato poi anche su cartina).
Il
tempo (cronometrato approssimativamente, facendo a memoria lo stesso movimento
col capo), era stato per la tratta orizzontale di 4 secondi (ma forse anche
meno).
E
quindi la virata, in seguito alla quale mi sono dovuto ricredere dal poterli classificare
nell’immediato come meteore… C’era inoltre la questione che i due oggetti erano
perfettamente uguali tra loro, ben allineati, ben affiancati secondo la visuale
in prospettiva e con tragitto iniziale, di provenienza, orizzontale, piuttosto
più in leggera ascesa che non discendente; luci inoltre troppo nitide e troppo
“tinta smeraldo”, prive di sfumature da fumo o scie. Le luci stesse, sempre
appaiate durante ed in seguito alla virata, a conferma della formazione tenuta
in precedenza, durante il volo livellato o in lieve salita, si sono poi rimpicciolite,
andando verticalmente verso l'alto e mantenendo la formazione, ma avvicinandosi
fra loro, con una prospettiva di fuga apparentemente perfetta, fino a svanire
nell'arco di circa 1 secondo. (un attimo). Questo mi ha fatto supporre che si
muovessero ad una quota iniziale di volo molto più alta di 10 km e che avessero
dimensioni veramente "gigantesche" (o luci incredibilmente intense,
mai pallide, verde-intenso e brillante). Sempre restando come riferimento su
una quota di 10 km, la velocità, per una tratta di oltre 250 km percorsi in 4
sec., quella che un aereo impiega una ventina di minuti a percorrere, sarebbe
stata di almeno 225.000 km/h e, se a
quote superiori, proporzionalmente maggiore. Una velocità invece incalcolabile,
nel senso di inconcepibile, nell’accelerazione di fuga verso l'alto, seguita
alla virata, confermata dall’effetto prospettico relativo e tridimensionalmente
coerente come una coppia, con la direzione, l’incremento di velocità e lo
“svanire gradualmente nel nulla”, ma il tutto nell’arco di circa un secondo…
Il rapporto cui si riferisce il CUN (Decimomannu, a pag.75), che ho ripreso alcuni giorni fa, (ma ho dubbi, in quanto non c’è una data specifica ed io purtroppo ho perso il taccuino con tutte le annotazioni, inclusa l’ora ed il giorno esatti) è forse riferito ad un successivo avvistamento avvenuto il giorno seguente, al quale ho preso parte indirettamente, ma nel mio caso avvenuto nel primo pomeriggio (non alle 21:00, come specificato dal CUN). Non come testimone diretto stavolta, ma come addetto alla cassa del locale adibito al Bar, nonostante la nottataccia di guardia in pista (si era solamente in 3 o 4 per la gestione e si "andava" quando occorreva). Ad un certo punto è entrato un Maresciallo visibilmente turbato, agitatissimo, letteralmente impallidito, che si è fatto strada a strattoni per prendere il telefono appoggiato al bancone ed ha chiamato il Centro di Avvicinamento/Torre di Controllo, chiedendo in modo concitato se avessero intercettato "qualcosa": la risposta fu positiva, si limitò a ripetere “di origine sconosciuta, eh...?”.
Nemmeno il tempo di chiedere dettagli e riferire quanto avessi visto io durante la notte precedente, che letteralmente scappò via, probabilmente correndo a verificare di persona presso il reparto “Avvicinamento”.
Se non ricordo male, sull’Aeroporto di Decimomannu sono stati registrati dal CUN altri 3 avvistamenti, nel ‘78 – ‘88 - 2011, ma già nel ‘75, senza che vi fossero dettagli in merito, ne erano stati registrati 4 o 5, uno dei quali a Serramanna e al Villaggio Azzurro, che era la zona residenziale esterna degli Ufficiali italiani (per ovvi motivi, non segnalato direttamente dai sistemi aeroportuali, ma da persone fisiche)”.
Qui termina la descrizione dell’avvistamento, che, come i lettori possono riscontrare, mantiene ancor oggi, dopo così tanti anni, la partecipata concitazione del giovane Aviere di leva: nulla, infatti, mi sono permesso di modificare rispetto alla sua testimonianza originale…
E, come al solito, se qualcuno ha qualcosa da aggiungere, è sempre il benvenuto!
Nel frattempo, in Sardegna, gli avvistamenti di U.A.P. (Unidentified Aerial Phenomena, oggi l’Office of Naval Intelligence degli Stati Uniti ha deciso di chiamarli così) continuano…
sabato 20 maggio 2023
THE MOTHMAN PROPHECIES ovvero l’UOMO-FALENA
Capita
anche a te di pensare che, al di là del mare,
vive
una città, dove gli uomini sanno già volare…?!
L’Uomo
Falena (“The Mothman”, in inglese) è il nome dato a una strana e misteriosa
creatura, che intorno alla fine degli anni Sessanta si sarebbe aggirata in un
piccolo villaggio del West Virginia, Point Pleasant.
Un
migliaio di famiglie vivono in questa tranquilla cittadina, situata del cuore
dell’America orientale, tra il fiume Ohio e il Kanawa, dove ogni cosa sembra
essersi fermata agli anni Cinquanta. Case e auto hanno un sapore lontano, al
punto che un qualsiasi turista – passeggiando fra queste vie – potrebbe avere
la sensazione che nulla di negativo sia mai capitato né potrebbe capitare a
Point Pleasant. Eppure questa cittadina è stata spettatrice per ben 13
mesi di eventi assolutamente terrificanti e inspiegabili.
La
notte del 15 novembre 1966, due coppie di ragazzi vedono qualcosa che li
terrorizza a morte e dalla quale cercano di fuggire senza respiro. Arrivati
fino all’ufficio dello Sceriffo, a quest’ultimo raccontano l’accaduto. Linda
Sacarberry, una delle due ragazze, riferì: “Stavamo andando in giro in macchina
quando ci siamo imbattuti in una specie di creatura. Non era un uccello, il
corpo era quello di un uomo, solo le ali lo rendevano simile ad un volatile. Gli
occhi erano di un rosso molto strano, non avevo mai visto un rosso così, non si
riusciva a staccarne lo sguardo, erano come ipnotici.Abbiamo avuto la
sensazione che quella creatura avesse voluto dirci qualcosa con gli occhi.
Sembrava in parte uomo e in parte…?... non saprei… Eravamo troppo spaventati
per restare lì e scoprirlo, siamo fuggiti il più in fretta possibile. E «lui»
ci ha seguiti in volo per tutta la strada, fino ad arrivare in città. Quella
creatura è piombata giù e ha urtato il tettuccio dell’auto, così abbiamo
svoltato e siamo corsi all’ufficio dello sceriffo”.
Lo
stesso sceriffo, qualche tempo dopo, quando altri agenti di polizia cercarono
di screditare la testimonianza dei ragazzi, dichiarò: “Conosco quei giovani sin
da quando erano bambini e non hanno mai creato nessun problema, ma quella notte
erano veramente sconvolti dalla paura. Li ho presi sul serio”.
Cominciò tutto il 12 novembre
1966: cinque operai di un cimitero della zona riportarono l'apparizione
di una strana creatura alata. Tre giorni dopo è il turno delle
due coppie, Steve e Mary Mallette e Roger e Linda
Scarberry, a fare l’inconsueto incontro: chi volle parlare fu solo Linda
Scarberry, che descrisse una grande creatura simile ad un essere umano, ma
dotata di brillanti occhi rossi e di una pelle grigio-nerastra.
L'essere era molto alto, circa tre metri (dieci piedi, secondo le misure
americane). Particolare importante: l'avvistamento venne effettuato nei
pressi della TNT, una fabbrica di munizioni ormai in disuso risalente
alla Guerra Mondiale, dove in seguito si sarebbero effettuate molte altre
apparizioni. L’entità avrebbe inseguito per un certo tratto del percorso
gli spaventatissimi quattro. L'avvistamento divise le forze dell'ordine:
se lo sceriffo di Mason Country, il veterano George Johnson, si
affretta a ricondurre il tutto all'avvistamento di un esemplare di airone
insolitamente grande, invece il suo vice MillardHalstead non solo prende
molto sul serio l'accaduto, ma dichiara pubblicamente di credere alla parola di
quei ragazzi, che conosce dalla nascita.
Questo
fu solo l’inizio. Dopo quella sera, gli avvistamenti del Mothman si
moltiplicarono. Il giorno dopo, ovvero il 16 novembre, due donne ed un bambino
videro la creatura aggirarsi nei pressi del vecchio deposito di dinamite. Il 24
novembre altri testimoni affermano di aver visto volare l’uomo falena sopra i
capannoni del vecchio deposito. Da quel momento cominciarono a circolare i
primi “identikit” della creatura. Il 25 novembre un testimone disse di aver
visto il Mothmanin un campo, pronto a spiccare il volo ed a raggiungere il
suo furgone. Questo è il primo avvistamento avvenuto nelle ore diurne. Simile è
la testimonianza della signora Ruth Foster, il 26 novembre: uscendo di casa si
trovò il volatile nel suo giardino. Spaventata rientrò e chiamò aiuto, ma
all’arrivo del cognato la creatura era già volata via. Con questa cadenza
inquietante gli avvistamenti continuarono a susseguirsi, non solo nella
cittadina, ma anche in località vicine. Alcuni scettici ipotizzano che fosse un
animale notturno che, tramandando la descrizione da persona a persona, abbia
preso le forme dell’uomo falena. Tornando a Point Pleasant, durante i
terrificanti mesi degli avvistamenti apparvero anche i «Men in Black»,
che con tutta probabilità erano interessati all’uomo falena. Parlavano in
modo strano, tutte le linee telefoniche furono poste sotto controllo e alcune
persone vennero minacciate, se solo avessero parlato ancora della creatura…
Il
ricercatore John Keel si interessò per anni al caso, pubblicando un resoconto
delle sue indagini sotto il titolo ”Il caso Mothman“. Il particolare
curioso, forse il più inquietante, è quello delle telefonate anonime, che anche
lo stesso Keel ricevette per lungo tempo. Infatti qualcuno lo contattava,
raccontando eventi catastrofici che puntualmente si verificavano: una sorta di
premonizione... Uno di questi fu, per l’appunto, proprio il crollo del Silver
Bridge, avvenuto il 15 dicembre 1967. Keel pare fosse stato avvisato del fatto
che il ponte sarebbe collassato e una donna, giorni dopo, affermò di aver visto
qualcuno arrampicato sulla struttura del ponte, facendo pensare, dunque, che la
tragica storia del ponte crollato abbia strettamente a che fare con le
apparizioni dell’Uomo Falena. Da quel momento in poi la comparsa della
silhouette del Mothman fu considerata presagio di sventure.
SulMothmanè stato
detto e scritto di tutto, il contrario di tutto e, se fosse possibile, anche di
più…
Si è parlato di esperimenti
militari sfuggiti al controllo, di esemplari di una antica specie volatile del
Pleistocene sopravvissuta fino ad oggi, di teorie del complotto, di uomini in
nero…
Secondo lo scrittore A.B.
Colvin, la creatura altro non sarebbe che un Garuda (= uccello,
in Indonesiano), un'antica razza di creature dedite al progresso dell'umanità: nella mitologia buddista,
i Garuda sono una “razza divina” di uomini-uccello. Ma secondo molti
altri, in concreto, il «mostro» non sarebbe altro che foriero di sventure…
Col tempo, dell'Uomo
Falena se ne appropria la cultura popolare: il Criptide diventa
prima protagonista di un episodio della serieX- Files
e poi, nel 2002, del film The MothmanProphecies, con protagonista
Richard Gere, che riprende proprio il libro di Keel.
In
molti casi i testimoni hanno visto chiaramente i soggetti nel processo di
materializzazione e di smaterializzazione. Prima si osserva un bagliore, di
solito rossastro, che segna l’emergere dell’oggetto dalla banda invisibile
dello spettro infrarosso, per poi manifestarsi nella stretta banda della luce
visibile. Ora, se l’oggetto che passa attraverso la banda visibile a più alte
frequenze è il ciano (verde-bluastro), prima si scolorisce nel blu (difficile
da vedere di notte) e poi entra nella banda ultravioletta.
Ma anche nel nostro Paese non mancano gli avvistamenti di «umanoidi volanti». Una delle prime segnalazioni proviene da San Martino di Bobbio (Piacenza), ove il 19 agosto 1971 Pietro Bongiorni, custode delle (allora) Terme della cittadina emiliana ai confini con la provincia di Genova, verso le h.19 si trovava sul terrazzo, in compagnia della moglie, dei figli e di un amico. Ad un tratto, tutti i presenti notarono uno strano oggetto che si stava muovendo in cielo e, man mano che si avvicinava, prendeva le forme d’un «essere umano». Giunse a circa 5 metri dai testimoni, ma non si fermò e li oltrepassò lentamente, proseguendo il suo librarsi in aria e scomparendo alla vista verso est, assumendo in volo una posizione simile a quella dei motociclisti. Letteralmente stupiti, ebbero modo di osservarlo assai da vicino e notarono che aveva un aspetto umano, alto circa un metro e settantacinque, con barba e folta chioma nera. L’entità volante, rivestita con quella che appariva come una tuta color bruno-fulvo, guardò molto intensamente il Custode con i suoi occhi scuri. Ma questi non furono gli unici ad aver incontrato l’essere con le ali: infatti, nello stesso giorno, altri testimoni oculari riferiscono d’aver osservato lo stesso essere, riconoscibile per lo strano colore della sagoma, raccogliere campioni di pietre sul greto del fiume Trebbia, sempre a Bobbio, e poi “volare via” (sic !..). (M.Tambellini, “Alieni in Italia”, 1996, Ediz.Mediterr., pag.68-69).
La
troupe di «Mistero» sulle rive del Trebbia - 23
Gennaio 2013
La
conduttrice racconta di aver raccolto testimonianze da «mettere i brividi», soprattutto
in merito all’apparizione dell’ “uomo falena” alle terme di Bobbio, nei primi
anni Settanta.
Resta
da chiedersi però come mai, anche in tempi di tecnologie digitali, molte delle
foto più recenti dell'Uomo-Falena siano sempre estremamente sgranate o comunque
poco chiare.
Cattivi
funzionamenti o, addirittura, blocchi totali delle fotocamere sono molto comuni
tra gli occasionali testimoni: sembra proprio che esista una forza esterna che
intervenga sui dispositivi ottici, meccanici o digitali, quando creature
sconosciute e/o UFO siano nelle vicinanze.
Una
delle ultime immagini risale al 2016: analizzandola, un Biologo ha
affermato di aver riconosciuto nella foto l'immagine di un grosso gufo che
trasporta una preda appena catturata, forse un serpentello.
Alcuni
anni prima un esperto, Joe Nickell, aveva affermato che la maggior parte delle
fotografie incriminate, in realtà, altro non erano che immagini di gufi o di
altri rapaci notturni, mentre il Biologo Robert Smith ha avanzato una
spiegazione ancora più verosimile.
Esiste
un volatile, denominato Gru di Sandhill (una specie di trampoliere
americano), grande quanto un uomo. Secondo Smith, la maggior parte delle
persone che ha creduto di vedere la creatura soprannaturale non avrebbe fatto
altro che incontrare alcuni esemplari di questa specie, che avevano sconfinato
dal loro percorso migratorio abituale.La gru canadese (Antigone
canadensis) o gru di Sandhill è una specie appartenente
alla famiglia dei Gruidi, diffusa in America del Nord e
nell'estremità nord-orientale dell'Asia.
È
di colore grigio-marrone uniforme e gli esemplari adulti presentano una macchia
glabra rossa sulla fronte.
Ma
agli abitanti di Point Pleasanttutto questo non interessa…
Dal 2003 nel centro della cittadina hanno fatto erigere una statua del «loro»
Uomo-Falena:
è il
loro modo per ricordare gli eventi di oltre trentacinque anni prima…
lunedì 24 aprile 2023
Gli UFO sul “COL de VENCE”
di GIORGIO PATTERA
Quale distretto della Francia non detiene la propria leggenda di Fantasmi o Dama Bianca o UFO, che ci si racconta la sera, accanto al caminetto, ad inverno inoltrato?
Il
nostro “Far filò”, insomma…
Ci
sono luoghi la cui evocazione stimola la curiosità di noi ricercatori, in
quanto le vicende tramandate su di essi sembrano magiche e irreali:il “Col
de Vence” è uno di questi.
Situato
nell'entroterra di Nizza, è noto da tempo come luogo in cui si verificherebbero
strani eventi, attirando molti escursionisti, appassionati di UFO e talvolta (purtroppo)
anche gruppi settari. Perché il Col de Vence suscita tanto entusiasmo?
Certamente per l’impulso di scoprire l’origine degli straordinari fenomeni che
avvengono in questo luogo fantasmagorico, che racchiude manifestazioni inspiegabili
ed assolutamente sconcertanti, la cui origine rimane fino ad oggi sconosciuta e
dietro alla quale si nasconderebbe un'intelligenza, una presenza tanto invisibile quanto
reale...
Un tempo si sono stabiliti in questi luoghi insediamenti Greci, Celti, Liguri, Romani, Visigoti, Ostrogoti, Saraceni e Templari; questi ultimi eressero qui la cappella dedicata a Saint Barnabé (San Barnaba).
In questo sorprendente angolo
dell’Alta Provenza si possono osservare strani agglomerati di rocce che
sembrano scolpite dalla mano dell’Uomo e forme che ricordano ideogrammi
terrestri (la Sfinge, teste di scimmia, dromedari, volti umani…), che i geologi si
sono affrettati ad attribuire all’azione di fenomeni di erosione idrico-eolica.
Ma il “dubbio” è la dote precipua dei “liberi” Ricercatori…
Il
Col de Vence è noto da molto tempo come zona di intensa attività ufologica. Già
negli anni '60 saggisti famosi, come Guy Tarade e Robert Charroux, hanno citato nelle
loro opere questo luogo magico. Anche noti ufologi, come Gildas Bourdais e
Joël Mesnard, sono saliti al “Plan des Idoles”, affermando di essere stati
testimoni di fenomeni sfuggenti ed apparentemente inspiegabili.
Le
prime segnalazioni risalgono al 1866: all'epoca, si osservavano “palle di fuoco
emergenti da una specie di nuvola”, che evolvevano molto lentamente nel cielo.
Il 6
maggio 1875, gli abitanti della Città videro “un'accecante fanghiglia infuocata
sbucare di nuovo dalle nuvole”.
Il
21 marzo 1877, altre inspiegabili luci, anch’esse simili a palle di fuoco,
apparvero ancora nel cielo.
Il
Col de Vence e tutti i misteri che lo circondano sono stati riportati al grande
pubblico nel1994da Pierre Beake, co-autore del libro “Les Mystères du Col de
Vence”.Una sera, in compagnia di un altro testimone, fu protagonista di un'insolitaosservazione: due
grandi luci di colore giallastro, che riuscì a filmare, si muovevano in cielo seguendo
una traiettoria ben precisa; in seguito presero quota a velocità costante e
sparirono nel buio. Dopo circa quaranta secondi, apparve una terza luce, per
poi scomparire anch’essa nella notte particolarmente limpida, confondendosi con
il cielo molto stellato.
Aeromobili
convenzionali? Interrogati i Controllori di volo del vicino Aeroporto di Nizza,
la risposta fu che “i radar della regione Nice-Côte d'Azur hanno rilevato, quella
sera, solo il previsto traffico locale”.
A
questo punto ci limitiamo a riportare solo un paio dei numerosi, strani fenomeni
avvenuti sul Col de Vence in tempi recenti.
13 dicembre 1997
Il
flash di un ricercatore esplode con un rumore assordante, dopo che la sua
fotocamera si è bloccata (fenomeno, quest’ultimo, ben noto: si ripete spesso
durante gli sky-watch ed è capitato anche allo scrivente –N.d.R).Tuttavia resta
illeso; circa le possibili cause, torna l’ipotesi della presenzadi una forte
perturbazione del campo elettro-geo-magnetico, naturale o indotta…
27
febbraio 1998
Durante
un'osservazione al Col de Vence, i testimoni hanno visto una piccola sfera
rosso-arancio muoversi lungo la cresta e poi verso lo zenit, in totale
silenzio.
Allora, da cosa scaturisce il mistero che circonda questo luogo particolare, così riposante durante il giorno e così enigmatico di notte, con un paesaggio, a tratti, quasi lunare e desertico, ma, in certi angoli, bucolico, quasi monastico?
Ma dalle
sue “PIETRE”,
ovviamente! Parliamo proprio di “queste” pietre…
Pietre “infisse”(come i più celebrati “MENHIRS” di Bretagna, Corsica,
Sardegna e Inghilterra), perse tra cielo e terra, con strani rilievi e forme
tormentate,che conferiscono al sito un'atmosfera così speciale, tanto da
meritare l’intrigante appellativo di "PlandesIdoles" o "Plateau
de la Lune".
Concludendo: sappiamo chele
cronache qui riportate possono sembrare poco plausibili alle menti ipercritiche,
per cui chiediamo semplicemente agli scettici di non giudicare gli eventi del
Col de Vence in base alla loro concezione della realtà.
Questi fatti esistono e sono
reali, la nostra intenzione non è convincere.
E pur sapendo di poter
incappare in una “blasfemìa ufologica” (mi si perdoni il neologismo), ci piace
accostare, anche se con le dovute proporzioni, le “sculture” di “PLAN
des IDOLES” alle più blasonate “piste di Nazca” : perché ?
È presto detto. Entrambe
sembrano voler gridare al Cielo, in un silenzio assordante:
“NOI SIAMO QUI: ci
riconoscete ?”…
BIBLIOGRAFIA
I.C.D.V. – LesInvisiblesdu“Col de Vence”–Nerusi, 2008
Beake P. –LesMystèresdu“Col de Vence” – Le TempsPrésent, 2009
http://messagesdelanature.ek.la/les-ovnis-du-col-de-vence-p876524
https://www.paperblog.fr/2008243/livres-interview-des-icvd-les-invisibles-du-col-de-vence/
http://www.coldevence.com/fr-fr/historique.aspx
https://livre.fnac.com/a2607806/I-C-D-V-Les-invisibles-du-col-de-Vence
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Capita anche a te di pensare che, al di là del mare, vive una città, dove gli uomini sanno già volare…?! ...