di GIORGIO PATTERA
Pertanto la nostra ricerca
si è bruscamente interrotta e si deve limitare ai dati faticosamente raccolti
ed alle interpretazioni personali del sottoscritto, alla luce di quella “Storia
dell’Arte” attinta ai tempi del Liceo Classico.
L’articolo di giornale
termina con la classica dicitura “… si presume che la pietra sia andata
successivamente smarrita…”, che alle nostre orecchie suona molto simile (come nel
caso di quei reperti archeologici “scomodi”,che non si sa come inquadrare) alla
sbrigativa e riduttiva etichettatura di “oggetti di culto”, quando addirittura non
vengono esposti al pubblico, ma accatastati alla rinfusa in polverosi ed oscuri
ripostigli.
Fotografata in laboratorio ed
ingrandita l’immagine riprodotta sul quotidiano, con buona pazienza si è
riusciti a recuperare l’annotazione olografa dello studioso e storico fidentino
Domenico Antonini, il quale, dopo aver constatato “de visu” l’insolito reperto,
in una sua memoria recita testualmente:
“In tempo che si
facevano li fondamenti dei pilastri che sustengonola Terrazza che è tra il
giardino ed il Cortile del Vescovato di Borgo S.Donnino (e fu allora vescovo
Monsignor Gerolamo Bajardi) corse voce che si trovava del frumento nero in
detti fondamenti, … mi portò a vedere come infatti nel fondamento, che si
faceva nel giardino verso la porta del Cortile, a mano diritta all’altezza di
circa quattro brazza cavavano del frumento nero, che vi era alto quattro dita,
e poi dopo il frumento venivano (…?) della terra, e in questa terra vi si trovò
un pezzo di marmo rosso simile al marmo de Verona rappresentante un mezzo
capello su l’idea, che qui sopra si vedeva segnato.
Firmato:Io Domenico
Antonini attesto d’aver veduto il detto capello”.
(Nota in calce al documento: “Questo sig. Antonini vive tuttora più che ottuagenario in questa città di S.Donnino: io attesto Angelo Riccardi questo giorno 4 giugno 1839”).
Certificata quindi la reale
esistenza, “illo tempore”, del suddetto ritrovamento, ci incamminiamo ora nell’arduo
tentativo di attribuirgli un significato, plausibile sì, ma scevro da
preconcetti che, nella storia dell’Archeologia, come detto, si sprecano.
Cosa poteva rappresentare?
Potremmo subito scartare l’ipotesi di un frammento, facente parte integrante (a
mo’ di “aureola”) di una statua raffigurante un Santo: si trovava infatti
sepolto fra “… quattro dita di frumento e della terra…”, senza la minima
traccia del “tronco” statuario o di altri dettagli, atti a risalire
all’identità dell’ipotetico Santo.
Ma anche la più semplice (e
scontata, trovandosi in ambiente ecclesiastico…) identificazione in un banale
“cappello da prete”, in uso tanto allora come oggi, lascia il tempo che trova.
A favore di ciò sta la particolare foggia delle tese, molto spesse, ricurve
verso il basso e delimitanti l’alloggiamento, decisamente minuscolo, per il
cranio di chi lo indossa…
Anche l’ipotesi di
“acquasantiera” o “fonte battesimale”, se osservato capovolto, non regge, in
assenza di traccia del supporto d’appoggio, oltre al fatto della sproporzione
fra i bordi del bacile e la concavità destinata a contenere il liquido.
Qualcuno (e qui ci aspettiamo
le critiche…) potrebbe assimilarlo ad un particolare del dipinto di Paolo
Uccello,“LA TEBAIDE”. L’opera raffigura scene di vita monastica, in cui
si osservano la Vergine, San Bernardo e un gruppo di Monaci che offrono un
sacrificio al Crocifisso. Al centro vi è una grotta, con San Girolamo assorto
in preghiera, innanzi ad un altro crocifisso. Ancora più in alto, San Francesco
riceve le stimmate.
“Ma quello che interessa
maggiormente è un oggetto discoidale, sormontato da una cupola centrale. Esso è
di colore rosso, per cui risalta cromaticamente rispetto allo sfondo scuro. II
movimento dinamico di tale corpoè magistralmente reso dall’artista per mezzo di
piccoli tratti, anch’essi di colore rosso vivo, simili ad una “U” molto
stretta, che rendono l’effetto di una virata repentina dell’oggetto in
questione”, scrisse a suo tempo Umberto
Telarico. In altre parole, il particolare mostrerebbe, secondo gli Ufologi,
quello che apparentemente sembra un “disco volante”,con
tanto di sbuffo che fuoriesce dalla parte posteriore, a indicarne il movimento.
Per gli appassionati, è chiara la
rassomiglianza dell’oggetto con un “moderno UFO”, tipo quello fotografato nel
luglio del 1952 nel New Jersey (cfr. foto).
Invece, per chi mastica
un po’di storia
dell’arte cristiana, non è difficile riconoscere in quell’oggetto un “cappello
da cardinale”(danotare i cordoni con i fiocchi): infatti il
personaggio inginocchiato è San
Gerolamo, il quale, secondo la tradizione, divenne eremita dopo
aver rinunciato alla carica ecclesiastica, per l’appunto, del cardinalato.
E allora? Come
sempre, la Verità assoluta non è di questo mondo, ma nella fattispecie potrebbe
stare “nel mezzo”… Vale a dire? All’epoca cui si fa risalire l’enigmatico
reperto, non esistevano le fotocamere, per cui si poteva raffigurare la realtà
solo mediante il disegno, la pittura o la scultura, gli equivalenti delle attuali
fotografie. Pertanto non è utopistico azzardare l’ipotesi che il “cappello da
prete” sia stato in effetti la trasposizione in una lastra di marmo rosso di
Verona di un “qualcosa” osservato dall’ignoto artista: una “copia dal vero”,
insomma… Così come si trovano descrizioni e ricostruzioni grafiche di “CLYPEI
ARDENTES, TRABES IGNITIAE, DISCOIDES, FAX ARDENS, CHASMA, DOLIUM”negli
antichi testi di Seneca, Licostene,
Giulio Ossequente, Tito Livio, Cicerone, Virgilio, Plinio il Vecchio, Lucrezio,
fino ad arrivare a Benvenuto Cellini.
Ma restiamo disponibili a valutare ogni altra interpretazione: le più grandi scoperte scientifiche sono avvenute per caso, ma riconosciute come tali solo dalle menti aperte e prive di preconcetti.
BIBLIOGRAFIA
ARCHIVIO della CANCELLERIA della CURIA VESCOVILE di FIDENZA (PR)
Don Andrea Ghiozzi – CONTROVERSIE ARCHEOLOGICHE PATRIE – Borgo San Donnino, 1843; pag.152
A.Micheli - MEMORIE STORICHE sulla FONDAZIONE della CITTA’ di GIULIA FIDENZA – Borgo San Donnino, 1840; pag. 27
Tito Livio – ANNALES (Ab Urbe Còndita Libri) – XXI/XXII
Cicerone – DE DIVINATIONE – libro I
Giulio Ossequente – IL LIBRO dei PRODIGI
Virgilio – ENEIDE – libri VIII e IX
Plinio il Vecchio – NATURALIS HISTORIA
Benvenuto Cellini – LA VITA – Napoli, 1728