domenica 4 giugno 2023

RETROSPETTIVA U.F.O. – 1975 L’incredibile “balletto” di luci-smeraldo sull’Aeroporto di Decimomannu

  

                                                            di Giorgio Pattera

Rendo pubblica, affinché non se ne perda la memoria storica, questa “confessione” (anche se tardiva), ricevuta da un conoscente, persona della quale garantisco la massima affidabilità. Gli eventi in oggetto, condivisi solo col sottoscritto, noto al testimone come “addetto ai lavori”, sono alquanto datati, ma comunque minuziosamente dettagliati e di notevole interesse ufologico, oltreché confermati in parte mediante l’incrocio dei dati contenuti nella casistica del C.U.N., di cui sono tuttora Consulente Scientifico. 

Aprile 1975, tra le 01:00 e le 03:00 della notte. Come anticipato per telefono, riguardo al mio piccolo "segreto" (che desidero rimanga confidenziale, almeno per ora), gli oggetti avvistati a Decimomannu erano due, durante un turno di guardia alla pista della base RSSTA-NATO (Reparto Sperimentale e di Standardizzazione Tiro Aereo).




Si presentarono In formazione appaiata, con luce verde-smeraldo molto intensa e brillante ed un alone "come sfaccettato" a stella, nitido, privo di sfumature “annebbiate” e di scia. Magari le sfaccettature erano effetti dovuti alla dilatazione notturna delle pupille, anche se (o giusto perché) la vista era eccellente (a quell’età) e già da ore adeguata alla visione al buio.



Le comparazioni dimensionali, che già avevo fatto allora, erano state fra un DC10 ed il più grande 747 (il “Jumbo” di allora), non molto dissimili tra loro e difficilmente distinguibili alle quote di c.a. 9.000/10.000 m, che si “intravvedevano” come puntini, di tanto in tanto, nelle giornate limpide. Era però impossibile, in ogni modo, poter determinare esattamente le dimensioni di quegli oggetti, causa la luce emanata ed i nuclei non ben definibili. I quali, per quanto piccoli potessero essere, avevano dimensioni sicuramente considerevoli, almeno una decina di volte un Jumbo visto da terra (considerati i 9-10 km di quota), quindi 100 volte se a quota 100 km e via di seguito (tutto inteso molto sommariamente e, per di più, in base a quanto potuto “registrare” in pochi secondi). Per paragone, la circonferenza della “luce stelliforme” che si stagliava nettamente nel cielo (anche se piuttosto frastagliata) era almeno un centinaio di volte quella d’un aereo ad alta quota.

Se l'arco visibile di un oggetto (in teoria, dipendente da vari fattori) a 10 km di altezza è pari a circa 700 km da un punto sull’orizzonte fino all’orizzonte contrapposto (in quel caso specifico, dalla Tunisia, verso sud, a quasi la Corsica, verso nord), alla massima visibilità (e quella notte era particolarmente limpida), dallo "spuntare" a sud degli oggetti (zona mare tra Tunisia e Sardegna) fino ad una virata verso l'alto, a 90° (!!), con un raggio di curvatura estremamente piccolo, avvenuta poco a nord della mia perpendicolare (± 4°- 5°), grossomodo in corrispondenza del centro-sud Sardegna (poco più a nord dell’aeroporto, quasi sopra per intenderci), la tratta percorsa doveva essere intorno ai 250 km (tragitto rilevato poi anche su cartina).

Il tempo (cronometrato approssimativamente, facendo a memoria lo stesso movimento col capo), era stato per la tratta orizzontale di 4 secondi (ma forse anche meno).

E quindi la virata, in seguito alla quale mi sono dovuto ricredere dal poterli classificare nell’immediato come meteore… C’era inoltre la questione che i due oggetti erano perfettamente uguali tra loro, ben allineati, ben affiancati secondo la visuale in prospettiva e con tragitto iniziale, di provenienza, orizzontale, piuttosto più in leggera ascesa che non discendente; luci inoltre troppo nitide e troppo “tinta smeraldo”, prive di sfumature da fumo o scie. Le luci stesse, sempre appaiate durante ed in seguito alla virata, a conferma della formazione tenuta in precedenza, durante il volo livellato o in lieve salita, si sono poi rimpicciolite, andando verticalmente verso l'alto e mantenendo la formazione, ma avvicinandosi fra loro, con una prospettiva di fuga apparentemente perfetta, fino a svanire nell'arco di circa 1 secondo. (un attimo). Questo mi ha fatto supporre che si muovessero ad una quota iniziale di volo molto più alta di 10 km e che avessero dimensioni veramente "gigantesche" (o luci incredibilmente intense, mai pallide, verde-intenso e brillante). Sempre restando come riferimento su una quota di 10 km, la velocità, per una tratta di oltre 250 km percorsi in 4 sec., quella che un aereo impiega una ventina di minuti a percorrere, sarebbe stata di almeno 225.000 km/h e, se a quote superiori, proporzionalmente maggiore. Una velocità invece incalcolabile, nel senso di inconcepibile, nell’accelerazione di fuga verso l'alto, seguita alla virata, confermata dall’effetto prospettico relativo e tridimensionalmente coerente come una coppia, con la direzione, l’incremento di velocità e lo “svanire gradualmente nel nulla”, ma il tutto nell’arco di circa un secondo…

Il rapporto cui si riferisce il CUN (Decimomannu, a pag.75), che ho ripreso alcuni giorni fa, (ma ho dubbi, in quanto non c’è una data specifica ed io purtroppo ho perso il taccuino con tutte le annotazioni, inclusa l’ora ed il giorno esatti) è forse riferito ad un successivo avvistamento avvenuto il giorno seguente, al quale ho preso parte indirettamente, ma nel mio caso avvenuto nel primo pomeriggio (non alle 21:00, come specificato dal CUN). Non come testimone diretto stavolta, ma come addetto alla cassa del locale adibito al Bar, nonostante la nottataccia di guardia in pista (si era solamente in 3 o 4 per la gestione e si "andava" quando occorreva). Ad un certo punto è entrato un Maresciallo visibilmente turbato, agitatissimo, letteralmente impallidito, che si è fatto strada a strattoni per prendere il telefono appoggiato al bancone ed ha chiamato il Centro di Avvicinamento/Torre di Controllo, chiedendo in modo concitato se avessero intercettato "qualcosa": la risposta fu positiva, si limitò a ripetere “di origine sconosciuta, eh...?”.

Nemmeno il tempo di chiedere dettagli e riferire quanto avessi visto io durante la notte precedente, che letteralmente scappò via, probabilmente correndo a verificare di persona presso il reparto “Avvicinamento”.

L’aeroporto era il più grande in Europa e dotato di sistemi sofisticati che coprivano un raggio di circa 100 km per la gestione del traffico e già allora quasi 400 km per la sorveglianza, per cui difficile poter dedurre la quota (che avrebbe quindi potuto essere in teoria anche molto oltre la nostra visuale), le dimensioni e la velocità, oltre a quanti fossero gli oggetti (se uno o più). Si tratta di dati che saranno stati comunque registrati, ma secretati.


Solo a giudicare dal livello di concitazione del maresciallo (che mai avevo visto prima e mai più rivisto in seguito) e dal fatto che si era in pieno giorno, si può dedurre che l’oggetto o gli oggetti dovevano essersi avvicinati parecchio, molto ben visibili e non veloci come li avevo visti io. Improbabile la tipologia AQ (alta quota) attribuita nella lista del CUN (che recita, in sintesi: avvistamento ad alta quota alle h.21:00 di una sera di aprile…). Più probabile perciò che non fosse lo stesso episodio, diurno, avvenuto il giorno successivo al mio (tra l’una e le tre di notte circa). Siccome lo scopo principale dell’Aeroporto, che fungeva da ponte intercontinentale, era quello di tutelare militarmente il territorio e soprattutto l’Aeroporto stesso, contornato inoltre da depositi “molto sensibili”, con mediamente un centinaio di aerei “parcheggiati”, tra i più sofisticati dell’epoca, sono convinto che di certo, quel giorno, sia stato effettuato almeno un “tentativo” di inseguimento/avvicinamento aereo in quota. Un altro dettaglio, inerente l’Aeroporto, che mi fa supporre altre documentazioni un po’ “calde”, in possesso dell’AMI, è il fatto che in una piccola aiuola verde di fronte ai quartieri di comando-archivio, non lontano dal bar, già nel ‘74, anno in cui giunsi alla base (e non so da quanti anni prima fosse lì), era collocato un mucchio di pietre cementate a “montagnola”, alto un metro circa, sormontato da una targa in metallo, con inciso: “Non aprire il cofanetto sepolto prima dell’anno 2000” (?).  


Se non ricordo male, sull’Aeroporto di Decimomannu sono stati registrati dal CUN altri 3 avvistamenti, nel ‘78 – ‘88 - 2011, ma già nel ‘75, senza che vi fossero dettagli in merito, ne erano stati registrati 4 o 5, uno dei quali a Serramanna e al Villaggio Azzurro, che era la zona residenziale esterna degli Ufficiali italiani (per ovvi motivi, non segnalato direttamente dai sistemi aeroportuali, ma da persone fisiche)”.

Qui termina la descrizione dell’avvistamento, che, come i lettori possono riscontrare, mantiene ancor oggi, dopo così tanti anni, la partecipata concitazione del giovane Aviere di leva: nulla, infatti, mi sono permesso di modificare rispetto alla sua testimonianza originale…

E, come al solito, se qualcuno ha qualcosa da aggiungere, è sempre il benvenuto!

Nel frattempo, in Sardegna, gli avvistamenti di U.A.P. (Unidentified Aerial Phenomena, oggi l’Office of Naval Intelligence degli Stati Uniti ha deciso di chiamarli così) continuano…