domenica 18 ottobre 2020

INTERMEZZO...POETICO

 


Cosa ti mando?...

 

Beh, quasi quasi... le mando dei fiori!

                             Che c’è di più bello, per la tua amata,

per chi sa vestirsi di mille colori,

                        degli “occhi del sole”, per essere ornata?

 

Già... ma che fiore le posso mandare?

                              Una gardenia? Un giglio odoroso?

Sol deve saper che ho imparato ad amare:

                                non deve per forza mostrarsi vistoso...

 

Ecco, ci sono! Per lei, ch’è una sposa,

                                il fior più gentile dev’esser Regina;

e questo soltanto può esser la Rosa,

                           come ‘l suo nome, d’eterna bambina...

 

Cinque...e poi sette...e poi, più di mille!

                                 Voglio coprirla di perle e profumi,

voglio che in casa si faccian faville

                           e udir la sua voce: << Sento che m’ami...>>.

 

Mandargliele devo con grande furgone,

                               che attento si muova per non rovinarle,

anche su strada con gran polverone;

                               e nelle sue braccia dovrà consegnarle...

 

E se non la trova? Sta sempre sul mare,

                                 novella Nausìca, in attesa d’Ulisse;

fin che un bel dì lo vede arrivare:

                            << Vedrai che ritorno! >>, un tempo le disse.

 

Allora, ho trovato, le mando colomba:

                                legarle le rose dovrò alla zampina,

ma per far in modo che ‘l peso non senta,

                              ne mando una sola, una Rosa Canina...

 

E se del falco diventa la preda?

                       Oh no, non sia mai che divina creatura

il giorno seguente, mia causa, non veda:

                             e se non arriva... che brutta figura!...

 

D’inviarle una cosa alfine ho pensato,

                                che parli di me: le scrivo un sonetto,

ch’è come una rosa, che al posto del prato

                             sbocciata è sul bianco di questo foglietto.

 

Lungi noi siamo, ma sempre vicini:

                             deportelo in mano e attender risposta,

col nostro sorriso d’eterni bambini,

                           lo sai che non posso: ...e allor c’è la posta!


                                                                                      GIORGIO PATTERA